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Visto che non so se scriverò un resoconto di quell'incontro, semplicemente vi anticipoi che Luca Boschi sta lavorando per proporre la ristampa di alcune storie di Don Rosa nel 2016 in Italia (molto probabilmente sarà una nuova edizione della Saga, e questo, evidentemente, per via delle particolarità del mercato italiano, dove gli editori sembrerebbero allergici alle cronologiche fatte bene...).
Detto ciò, passiamo alla recensione dell'ultimo numero di Topolino, che in questa versione estesa potrete confrontare con la già pubblicata brevisione:
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Una storia divertente e come al solito ben scritta da Bosco, dai tipici riferimenti europei assolutamente assenti su suolo statunitense (ma è una più che comprensibile concessione, visto l'inizio recente del camionato di calcio) e ben disegnata da Limido, che conferma la bontà del tratto dinamico già espressa nel numero precedente.
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Non giova nemmeno l'invenzione del granito morbido, che fa pensare più all'argilla che non a un vero e proprio granito malleabile, ma ovviamente questa informazione viene taciuta, giusto per non dare evidentemente ragione a Paperino, che nel corso della serie continua a dubitare della veridicità di queste storie.
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Per certi versi la storia ha un gusto classico, ma molto giovanile, e tacendo per un attimo la classica domanda del lettore adulto (ma questi quattro passano veramente tutto il tempo insieme e programmare gite e robe del genere?), non si può non divertirsi e rilassarsi. E quando poi entra in campo Paperoga, pur se per poche pagine, la risata è assicurata! Il finale, poi, non è così scontato, vista la piega della storia, anche se promette risvolti devastanti per la vita sociale paperopolese.
Ad affiancare Cirillo c'è Maurizio Amendola, scelta ottima per la divertente storia, grazie all'ampia gamma espressiva mostrata da uno dei molti allievi di Scarpa che ancora deliziano i lettori sulle pagine di Topolino. Topolino aveva già indossato in altre occasioni la divisa: quella di re in Topolino sosia di Re Sorcio di Ted Osborne e Floyd Gottfredson, e quella di capostazione nell'omonima storia di Romano Scarpa. In Una divisa per Topolino, ultima storia del numero, Giorgio Salati e Michele Mazzon calano il personaggio nel ruolo di poliziotto professionista.
Ci sarebbe, in effetti, da ricordare che come poliziotto professionista, anche se non assunto nel corpo di polizia, Topolino ha avuto le sue brave avventure, tanto che in un paio di storie italiane degli anni Novanta del XX secolo (se non ricordo male), lo stesso afferma di possedere il tesserino di detective privato, rendendolo di fatto un professionista nel campo delle investigazioni.
Tornando alla storia, il motore narrativo sono le dimissioni di Rock Sassi di fronte all'ennesimo elogio di Basettoni al suo amico Topolino, così quest'ultimo, su invito del commissario, si arruola. La storia si svolge con ritmi rapidi e divertenti e con una prima parte ricca di gag che rimandano inevitabilmente alla serie Scuola di polizia. Salati, con un soggetto che potrebbe essere visto come un Law dall'altro lato della barricata, quello della polizia, propone un Topolino a sorpresa fallibile, troppo irruento per le procedure burocratiche, ma meno in contrasto con Manetta, personaggio che storicamente ha sempre rappresentato la diffidenza nei confronti dei detective privati.
A completare la bella e divertente avventura ci pensano i disegni rotondi ed espressivi di Michele Mazzon, degno erede di Luciano Gatto, come è ben evidente soprattutto nei personaggi di contorno.
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