Di seguito il testo dell'infografica sulle dimensioni dell'universo pubblicata su Edu INAF. In effetti presenta alcune modifiche e una corposa aggiunta.
Il modo in cui abbiamo visto l’universo si è modificato nel corso della nostra storia sulla Terra. In epoche antiche, infatti, l’universo era costituito esclusivamente da Terra, Sole e Luna. Le dimensioni di tale universo vennero stimate per la prima volta da Archimede che valutò tale distanza in circa 10000 volte il raggio della Terra.
Questa fu, per molto tempo, la stima migliore della distanza Terra-Sole: sia Aristarco (1500 volte circa) sia Ipparco (490 volte circa) fornirono stime di molto inferiori.
La prima stima che si avvicinò al valore esatto fu quella di Christiaan Huygens del 1659 che determinò tale distanza in 24000 volte il raggio terrestre. Tale stima, basata sulle fasi di Venere, non venne ritenuta sufficientemente scientifica a differenza di quella prodotta da Giovanni Domenico Cassini e Jean Richer del 1672 misurando la posizione di Marte nel cielo il primo da Parigi e il secondo dalla Guinea Francese, determinando una distanza di 21700 volte il raggio terrestre, da confrontare con la distanza reale, che è all’incirca 23455 volte il raggio terrestre.
Nel frattempo, nel 1781, William Herschel, astronomo dilettante, dal giardino della sua casa era riuscito a scoprire un nuovo oggetto all’interno del Sistema Solare, il pianeta Urano. Il buon Herschel, per ingraziarsi re Giorgio III, decise di chiamare il nuovo pianeta Astro di Giorgio, così il re gli fornì un cospicuo finanziamento che permise a Herschel di acquistare il telescopio, per l’epoca, più grande del mondo, con un’apertura di 1,2 metri. Fu con questo strumento che l’astronomo riuscì a scoprire che il Sole faceva parte di un’unica casa cosmica, la Via Lattea, la nostra galassia.
Herschel era, però, convinto che tutto il contenuto dell’universo fosse racchiuso all’interno della nostra galassia. Nonostante i progressi tecnologici dei secoli successivi, tale idea continuò a restare ben radicata tra gli astronomi fino a che, nel 1920, non si arrivò al così detto Grande Dibattito, una sfida tra chi riteneva che gli all’incirca 300000 anni luce della Via Lattea contenevano tutte le stelle visibili nel cielo, rappresentati da Harlow Shapley, e chi riteneva che gli oggetti più piccoli nel cielo erano tali a causa della loro enorme distanza dalla Terra, questi ultimi rappresentati da Heber Curtis.
A dirimere la questione ci pensò Edwin Hubble studiando la galassia NGC 6822, nota anche come galassia di Barnard dal suo scopritore, Edward Emerson Barnard. Hubble determinò che tale galassia si trovava a circa 700000 anni luce da noi, quindi abbondantemente oltre il limite massimo supposto da Shapley.
Oggi sappiamo che l’universo visibile è grande 13.8 miliardi di anni luce, ma supponiamo ci possano essere oggetti anche oltre il punto più lontano in cui possiamo guardare.
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