Stomachion

domenica 9 settembre 2018

Topolino #3276: Come un pulcino bagnato

Il riferimento non è solo all'acqua che il Topolino #3276 ha preso a causa di un giovedì sera piuttosto umido, ma anche alla qualità non eccezionale delle storie del numero, soprattutto quando la migliore delle lunghe porta la firma di Carlo Panaro e la migliore delle brevi, scritta da Tito Faraci è quasi allo stesso livello nonostante sia una gag story di appena 8 pagine.
Mi è sembrato di vedere un Gatto!
Invece era "solo" Michele Mazzon, sempre più erede indiscusso del maestro Luciano Gatto che era stato celebrato sulle pagine del #3274. L'occupazione blasonata è, ad ogni modo, una delle poche storie di Panaro squisitamente italiane, dove l'influenza di Carl Barks è praticamente azzerata: Paperino non è impegnato in una qualche attività ultra-specialistica che lo rende iper-ricercato, ma in quella di maggiordomo. Come al solito il desiderio di strafare e di ben figurare, unito al classico equivoco, lo porterà a combinare i soliti guai.
Storia indubbiamente divertente e ben scritta, ma ci si stufa un po' a dover attendere il Panaro ispirato o le mega-storie di Pikappa o di Double Duck per avere un Paperino con più carattere e mordente.
Avventura poco Stabile
Doppio Vito Stabile su questo numero, sia in apertura, con la terza storia celebrativa per i novanta anni di Topolino, La profezia dei saurotechi disegnata da Marco Mazzarello, sia in chiusura, con la prima puntata di WhizzKids disegnata da un sempre ispirato Emilio Urbano.
La profezia dei saurotechi è al tempo stesso un omaggio a Rodolfo Cimino, grazie al misterioso popolo il cui nome riecheggia quello dei popoli ciminiani, e a Casty, grazie all'uso di uno dei suoi personaggio più amati, Eurasia Tost.
Tutto inizia con una misteriosa profezia dei saurotechi: un gigantesco lucertolone che insegue Topolino e Pippo. Tale profezia, trovata dentro un vaso antico nel museo archeologico di Topolinia, spinge Zapotec e Marlin a convocare i nostri due eroi: l'idea è mandarli al tempo dei saurotechi per scoprire l'origine della profezia.
Questo viaggio nel tempo viene, però, scongiurato quando Topolino ha l'idea di coinvolgere Eurasia nello studio dell'antico codice sauroteco. La storia, nel complesso, mescola un po' di generi differenti, più o meno come uno dei romanzi di Pendergast: avventura, mistero, fantascienza (o quasi), commedia, ..., senza però riuscire efficace in nessuno di questi.
Ci sono, poi, alcuni problemi logici (gli spostamenti dei personaggi risultano eccessivamente rapidi, viste le distanze da percorrere) e nella rappresentazione dei personaggi: ad esempio, mentre Pippo è particolarmente idiota e Marlin è eccessivamente maldestro, non riuscendo nemmeno a riparare una macchina che ha ideato e costruito.
Infine i disegni di Mazzarello non aiutano a risollevare la storia, soprattutto per la loro efficacia. Potrebbe sembrare un controsenso, ma l'efficacia dello stile rotondo del disegnatore nel rendere i toni comici della storia, enfatizza per contro i difetti della sceneggiatura. Nel complesso una storia, tutto sommato, senza né capo né coda, il cui soggetto avrebbe meritato qualcosa di più di una storia autoconclusiva di trenta pagine (oltre che un maggior rispetto nei confronti di Marlin, ma sono un fisico e un amante delle storie di Giorgio Pezzin, quindi decisamente di parte).
Era meglio Giovani Marmotte
Quel che Stabile non mostra ne La profezia dei saurotechi sembra mostrarlo in Tre fratelli, prima puntata di WhizzKids, quanto meno nella narrazione, dove in alcune didascalie compare lo sceneggiatore attento ai personaggi e ai loro rapporti sentimentali.
I protagonisti sono Qui, Quo, Qua che vengono lasciati in custodia ad Archimede da un preoccupatissimo Paperino in partenza per l'ennesima spedizione al seguito di Paperone. Per dare una sferzata ai tre personaggi, Stabile pensa bene di introdurre un elemento imprevisto: trasformarli in supereroi grazie alla solita invenzione di Archimede. Stabile, per dare modo alla storia di procedere, introduce anche due elementi di contrasto, uno esterno dovuto all'arrivo di tre antipatici fratelli nella classe dei nipotini, e uno interno, nato da dissidi nell'uso dei superpoteri.
Filo rosso della storia è la ricerca di quattro pietre speciali, evidentemente legate ai quattro elementi alchemici, che giocano un ruolo importante nella salvaguardia dell'ambiente del pianeta. Ci sarebbero, allora, tutte le premesse per avere una bella storia delle Giovani Marmotte, come avevano mostrato alcuni mesi fa Matteo Venerus e Lucio Leoni, e invece non solo i tre paperotti sembrano uscire fuori direttamente dal film Prometheus per assennatezza e giudizio, ma vengono anche calati in un ruolo che alla fine ne fa emergere le debolezze più che le virtù: quello del supereroe.
Se a questo aggiungiamo anche il fatto che la leggenda delle pietre degli elementi viene appresa sui banchi di scuola, il quadro è abbastanza completo: siamo di fronte alla più classica ispirazione tratta dalle serie per bambini e pre-adolescenti di scarsa qualità e che vengono presto dimenticate con il passare degli anni.

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