La storia, scritta da Giorgio Figus, ci porta nell'avventuroso mondo della pirateria, probabilmente intorno al 1671, anno in cui Henry Morgan, uno dei pirati più famosi della storia, venne finalmente catturato. La collocazione cronologica della storia, come sempre, non è data dagli autori, ma può essere dedotta dal fatto che uno dei pirati protagonisti si chiama Papermorgan, in aperto richiamo proprio al pirata Morgan. La storia ruota intorno all'equivoco generato tra la somiglianza di Paperin Cimabella, cuoco di bordo della Cavolflower, e Papermorgan, con il quale viene scambiato dall'equipaggio del pirata dopo l'abbordaggio e il naugrafio della Cavolflower. La storia, che mostra un'inusitata serie di eventi fortunati per il povero cuoco paperinesco, risulta comunque divertente e leggera nonostante l'epoca di ambientazione, piuttosto violenta, seppur ricca di avventure.
Ville e monete
Del resto del sommario, mi soffermo su due storie. Prima di tutto la seconda parte de Lo strano caso di Villa Ghirlanda di Blasco Pisapia. Dal punto di vista giallistico, molti degli elementi disseminati nel primo epidosio, trovano conferma nelle supposizioni che il lettore appassionato del genere aveva già intuito rigurado alle identità del colpevole e di chi sta misteriosamente aiutando Manetta nel corso della sua indagine parallela. Se la vicende dell'ispettore Manetta arriva alla sua più che ovvia conclusione, la storia propone un piccolo colpo di scena (anche se per certi versi anch'esso "telefonato") e porta nel cast topolinese un nuovo personaggio, che potrebbe animare le storie future anche grazie a una caratterizzazione abbastanza classica rispetto, ad esempio, all'ormai più che consolidato Rock Sassi.
Il numero si conclude con La bolla dei papcoin di Fausto Vitaliano e Giampaolo Slodati. La storia, che spicca soprattutto per i disegni di Soldati, è lontana "anni luce" da Il critto deposito di Alessandro Sisti e Vitale Mangiatordi letto sul Topolino #3361. Non solo Paperone risulta impreparato ad affrontare le crittovalute, ma ne risulta impropriamente come l'ideatore stesso e non come l'affarista sistiano che ne fiuta le potenzialità e che, pertanto, investe in maniera attenta e intelligente. Vitaliano, invece, propone un Paperone come al solito tirchio nel modo peggiore possibile, che realizza un server letteralmente a vapore per i suoi papcoin che, dare queste premesse, ottengono un successo incredibile e velocissimo. Questo lascia nel lettore la più che netta sensanzione che la storia sia stata realizzata più che con intenti satirici, proprio con intenti critici nei confronti dei Bitcoin e delle crittovalute in generale.
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