Minetaro Mochizuki è, sin dai tempi di Dragon Head, uno dei miei mangaka preferiti. L'autore, tra l'altro, dimostra di essere in grado di raccontare con altrettanta efficacia storie di genere differente, tutte con una più o meno preponderante cifra stilistica surreale. Dopo Tokyo Kaido e L'isola dei cani, ecco che arriva il turno di leggere e quindi in questa sede di raccontare Chiisakobe, opera in 4 tankobon tratta dall'omonimo romanzo di Shugoro Yamamoto ed edita in Italia dalla J-Pop.
Il protagonista è Shigeji che è costretto a tornare in tutta fretta a casa dalle sue escursioni montane a causa del terribile incendio in cui sono morti i suoi genitori. Shigeji non si da nemmeno il tempo di piangerli, e d'altra parte sarebbe anche difficile notare eventuali lacrime, avendo il volto completamente coperto dai capelli che ne coprono la parte superiore e dal barbone che nasconde quella inferiore: il giovane prende subito in mano l'azienda edile di famiglia, che versa in difficoltà. Shigeji, oltre a doversi in qualche modo rimboccare le maniche e prendersi quelle responsabilità da cui, in qualche modo, era sempre fuggito, si accolla anche la custodia di un gruppetto di orfani, aiutato da una sua vecchia compagna di classe che assume come governante.
La storia si sviluppa tra qualche alto e soprattutto molti bassi: il nuovo capo dell'azienda deve vincere la diffidenza dei suoi operai, respingere gli aiuti che gli vengono da ex-dipendenti, superare la perdita di un cantiere a causa di un nuovo incidente. E soprattutto gestire gli orfani e il padre di un'altra sua ex-compagna, che cerca in tutti i modi di avvicinarlo alla figlia, inviandogli foto scattate di nascosto alla ragazza mentre indossa lingerie. D'altra parte, come scritto all'inizio, l'elemento surreale non manca mai nelle storie di Mochizuki, e viene rappresentato in questo caso soprattutto dal direttore di banca e dalle prese di posizione degli orfani: mentre nel primo caso è un comportamento inquietante e al limite della devianza, nel caso dei bambini diventa indice della loro fase di crescita. Questo turbinio di situazioni ed eventi permette all'autore di approfondire il personaggio, svilupparne con calma i punti di forza e mostrare quelle piccole debolezze tipiche di un dolore così grande come la perdita dei genitori. Il gran lavoro di Mochizuki sui personaggi, però, non riesce a rendere meno scontato il finale, ma questo è un problema più da ascriversi alla storia originale, che non al mangaka stesso, che anzi è riuscito a rendere in maniera interessante e appassionante una storia, tutto sommato, ordinaria.
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