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I cinque avevano anche una buona motivazione: impedire che il genitore continuasse a picchiare il figlio in maniera gratuita. Per cui l'idea era un modo infantile e disperato di aiutare un amico che si trovava in una situazione apparentemente senza uscita. Non a caso, quando l'intera storia è arrivata a galla, come si suol dire (e non è uno spoiler eccessivo, a mio parere), alcuni degli adulti che avevano conosciuto i ragazzi da bambini si sono sentiti in qualche modo responsabili per quello che degli undicenni sono stati costretti a compiere. Questo gesto di delicatezza e attenzione, però, controbilancia solo fino a un certo l'assenza delle poche scene che ci hanno permesso di capire la vita di Shintaro con il padre. Certo il maggior interesse dell'autrice, motivo per cui questo manga è da classificarsi come noir, è descrivere il rapporto dei cinque con l'omicidio commesso, il peso della colpa, ma la parsimonia di questi flashback che avrebbero contestualizzato meglio la situazione risulta ancora più evidente quando scopriamo il ruolo di alcuni adulti depravati all'interno di una vicenda sviluppata in ogni caso con grande intelligenza dal punto di vista strettamente giallistico.
Le indagini del gruppo e le deduzioni in particolare di Shintaro sono, infatti, gestite con rara maestria, considerando che Ossa costituisce l'esordio dell'artista: al netto di piccoli (come ad esempio l'inspiegata presenza di un adolescente che vive da solo senza il controllo di alcun tutore adulto) e un po' meno piccoli difetti, risulta un'opera particolarmente matura e realizzata con uno stile che tiene attaccati alla pagina.
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