Ideato da Steven Moffat e Mark Gatiss, creatori di un altro classico moderno come Sherlock (che recupererò nella sua interezza...) e coprodotto da Netflix e BBC One, il nuovo serial dedicato al Dracula di Bram Stoker risulta una rilettura profonda del romanzo, ma fedele allo spirito del personaggio. Oltre al conte Dracula, interpretato da un sontuoso Claes Bang, che in certi momenti mi ha ricordato l'altrettanto grande Christopher Lee, ritroviamo anche il buon Jonathan Harker, sempre nel ruolo del segretario giunto dalla Gran Bretagna per curare il trasferimento del Conte sull'isola di Sua Maestà. Ed è proprio Jonathan a raccontare il primo dei tre episodi della serie, in una maniera, però, che già diverge dalla storia principale: è evidente che non sia uscito indenne dal castello del Conte. In questo senso colpisce immediatamente il realismo non solo della vicenda (in fondo la fuga di Harker è uno dei punti meno chiari di tutto il romanzo), ma anche del trucco: ad esempio uno dei trailer su Netflix ci fa vedere Jonathan che non si accorge di una mosca all'interno del suo occhio.
Rispetto alla vicenda originaria ci sono, però, anche altre grandi variazioni, innanzitutto nell'identità dell'avversario di Dracula, non più il professor Abraham Van Helsing, ma la suora Agatha Van Helsing, che poi nel nostro tempo lascia il posto alla sua discendente Zoe Van Helsing, entrambe interpretate da Dolly Wells, anch'essa in grado di fornire un'ottima interpretazione per entrambi i personaggi. Nell'edizione italiana, poi, ottimo anche il doppiaggio di Alessio Cigliano e soprattutto di Benedetta Degli Innocenti per via della doppia caratterizzazione delle due Van Helsing.
Come intuibile da quanto scritto prima, Dracula non viene sconfitto nel passato, ma sopravvive dopo il naufragio della Demeter, per riemergere dalle acque non nel suo tempo, ma nel nostro. Non c'è nulla di fantascientifico, per capire come accade ciò basta vedere la serie, sebbene la terza puntata abbia sicuramente alcuni aspetti fantascientifici e financo distopici.
Ad ogni buon conto questo terzo e ultimo episodio, per certi versi shakespeariano (mi ha ricordato, per approccio, il Romeo + Giulietta del 1996 di Baz Luhrmann), si è rivelato la perfetta conclusione di una serie intensa nella narrazione, moderna nella tecnica e nell'approccio realistico, ma anche con un occhio ai classici del cinema, sia quelli interpretati dal già citato Lee, sia il capolavoro del 1992 di Francis Ford Coppola.
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