Stomachion

domenica 27 settembre 2020

Topolino #3383: Invenzioni

Con Il libro degli errori si conclude Paperbridge, serie di Marco Gervasio che si concentra sull'approfondire il passato di John Quackett, studente universitario, prima di diventare Fantomius. Alla fine della serie scopriamo che questi cinque episodi non sono altro che la "prima stagione", ma già ci sono tutti gli elementi di base per lo sviluppo dei personaggi così come li ha raccontati Gervasio ne Le strabilianti impreve si Fantomius.
La storia deve innanzitutto risolvere il problema di Quackett sulla sua prima identità segreta, svelata da uno dei suoi amici della Confraternita dei Mascherati.
Gervasio stimola l'attenzione del lettore con un mix di azione e rompicapi, piuttosto banali c'è da dire, tanto da restare stupiti della difficoltà di risoluzione incontrata dai personaggi. Di questi uno in particolari risulta preso da Guido Martina, il classico sursum corda, che se la memoria non mi inganna è stato anche già utilizzato in un'altra occasione da Gervasio nel corso della serie di Fantomius.
Il classico gioco di parole con corda è, se letto nell'ottica dell'inglese, al limite del corretto: il termine che si potrebbe confondere è cord che è cavo, mentre corda in inglese viene tradotto come rope.
E' indubbiamente un dettaglio marginale: d'altra parte se la storia fosse stata scritta in originale in inglese, il traduttore italiano avrebbe molto probabilmente reso cord con corda e non con il più corretto cavo. C'è comunque da dire che è in questi dettagli che si differenziano le grandi storie.
Altri elementi interessanti poi sono uno scambio di battute tra John e Tom, con cui sono ormai diventati ottimi amici, che conferma il diretto riferimento al classico paperinikiano La scuola del Krimen, e un indizio abbastanza conclusivo sul fatto che Beth, la sorella di Tom, è la futura Dolly Paprika.
Nel complesso una storia gradevole, che getta nuova linfa in un personaggio, Fantomius, che stava diventando sostanzialmente prevedibile, noioso e antipatico.
Archimede rules
Nel resto del sommario spiccano ben due storie con Archimede Pitagorico protagonista: L'assistente talentuoso di Carlo Panaro e Francesco Guerrini e L'effetto Ingordzilla di Riccardo Pesce e Federico Bertolucci.
Le due storie presentano due approcci differenti al personaggio: nonostante la scrittura di Panaro risulti molto più classica rispetto a quella di Pesce, è proprio L'assistente talentuoso a presentare lo spunto più originale, almeno relativamente al personaggio. Archimede, infatti, per portare a termine le consegne, inclusa quella di Paperone dell'ennesimo antifurto, è costretto a mettere un annuncio di lavoro per cercare un assistente. E questo ci pone in una prima parte divertente grazie ad alcuni colloqui in cui vediamo l'inventore paperopolese in una parte che solitamente viene interpretata da Paperone: quella di allontanare in maniera rude gli scartati!
Nel suo sviluppo, poi, Panaro mina il rapporto tra Archimede ed Edi, per poi recuperarlo nel finale, in cui spicca in particolare un interessante brainstorming tra i due inventori della storia su come realizzare un dispositivo in grado di "prevedere" l'andamento del mercato azionario. In particolare l'accenno a un ecodificatore di intenzionalità risulterebbe di per sé un ottimo spunto per una storia sulla computazione quantistica.
La storia su Ingordzilla, invece, è per certi aspetti più divertente e caotica nel suo ritmo serrato, ma comunque molto più classica nella trama. Il problema di fondo è che Ciccio si ritrova ingrandito alle dimenzioni di un Godzilla a causa di un esperimento andato non esattamente nel modo giusto dentro il laboratorio di Archimede. In un certo senso Pesce riprende la tradizione barksiana delle invenzioni di Archimede non perfette e la estende dalle classiche ten pages a una storia di più ampio respiro. Per fortuna non tutte le invenzioni di Archimede sono disastrose come quella di questa Ingordzilla, chiaramente ispirata a Tesoro, mi si è allargato il ragazzino, film disneyano del 1992 di Randal Kleiser.
Delude un po' Bertolucci, in una delle sue rare presenze su Topolino, con un tratto che ricorda i disegnatori minori che collaboravano negli anni Novanta con lo studio Comicup di Francesc Bargadà.
Bassa moda a Topolinia
Prosegue Minni pret a porter con la prima parte di In passerella, ragazze! Sarà perché non amo molto le storie modaiole, ma la serie di Valentina Camerini ha per me esaurito tutto quel che mi potrebbe raccontare e leggerò la storia nel prossimo numero solo per sapere come va a finire. Alcuni elementi interessanti ci sono, come l'uso dei social nel backstage di una sfilata, ma era veramente da tempo che non notavo in maniera così evidente l'assenza di genitori quanto meno per le controparti giovanili dei personaggi. In questo caso la loro presenza l'ho sentita come una necessità narrativa, e il fatto che non ci fossero ha abbassato notevolmente l'apprezzamento della storia. Per il resto buono il lavoro di Marco Mazzarello, ma forse per questa serie si potevano coinvolgere disegnatori con stili più barbucciani.
E visto che ormai è l'unica che mi resta da citare, scrivo le classiche due righe sulla deliziosa Registrare un disco, secondo episodio di Vita da rock band di Giorgio Salati ed Emilio Urbano, che segue le vicende di Tip e Tap da ancora più giovani di così (unico motivo per cui si sopporta la loro caratterizzazione grafica) quando muovevano i primissimi passi nel campo musicale. E in questo caso credo che con "deliziosa" ho proprio detto tutto, incluse le cose non dette!

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