Stomachion

domenica 18 ottobre 2020

Topolino #3386: Amici e nemici

Anche questa settimana, per sfruttare un simpatico evento, ho spostato la recensione Topolina su Cappellaio Matto al lunedì, ma qui per DropSea provo, più o meno rapidamente, a raccontarvi qualcosa sul resto del numero, iniziando dal secondo episodio di Mickey 2.0, saga di Tito Faraci e Claudio Sciarrone.
La storia, il cui titolo ho ripreso nel titolo del post, introduce nel futuro non troppo lontano di Mickey 2.0 il nipote di Gambadilegno, che si allontana dalle tradizioni familiari diventando un onesto antiquario. Ovviamente l'antiquariato del futuro sono oggetti di uso comune della nostra epoca, come ad esempio action figure, che diventano preziosissime statue, o cavatappi, venduti come altrettanto rari pezzi d'arte.
La verve satirica di Faraci, che trova la massima espressione proprio nell'erede di Pippo, se possibile ancora più svampito del suo avo, viene a mescolarsi egregiamente con la parte mystery della storia, in cui alla fine fa il suo ingresso un vecchio nemico, proveniente direttamente dal passato del Topolino originale.
Al di là della storia che i due autori stanno sviluppando, però, molto interessante è il lavoro sulle controparti del futuro: da un lato c'è l'evidente confronto con gli omologhi del passato, un peso che in un certo senso è ingombrante sia per Topolino sia per Gambadilegno, che in questo caso sembra quasi una versione "topa" di Paperino, e uno stimolo per Basettoni, che per ora sembra più simile al classico Manetta, sempre sospettoso senza un vero motivo. Al contrario l'erede di Manetta, ora commissario, per ora si mostra all'altezza del compito.
Nel complesso la storia, dopo due episodi, risulta interessante, coinvolgente e divertente.
I misteri dell'isola di Nemo
E così Minnni/Minerva Smith e Paperina/Daisy Duckett fanno la conoscenza di Pippo/Nemo, nascosto in un'isola vulcanica per costruire meraviglie che, a differenza dello steampunk classico non sono alimentate dal vapore, bensì da fantastici cristalli energetici.
Con Il segreto dell'isola arriva il secondo capitolo de L'isola dei misteri di Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio in cui oltre a mostrarci le meraviglie ideate da Nemo, fanno il loro violento ritorno Ned Gamb/Gambadilegno e Faraboot/Macchia Nera che con un'azione rapida e improvvisa conquistano il laboratorio di Nemo con l'intento di sfruttare per i loro loschi scopi le invenzioni di Nemo e, soprattutto, i cristalli.
Questa seconda storia vede un'accelerazione del ritmo probabilmente eccessiva anche confrontandola con il primo episodio. Da un lato le informazioni risultano accavallarsi una sull'altra senza respiro e si resta prima interdetti dall'arrivo improvviso dei cattivi, e poi un po' delusi dal modo in cui sono riusciti a ritrovare Nemo e i suoi compagni, visto che l'informazione passa un po' velocemente nel corso del caotico combattimento. Inoltre gli autori mostrano l'inizio del rapporto tra le due donzelle e i due assistenti di Nemo, ma di fatto le interazioni tra le due coppie non sono state in nessun modo descritte, visto che la prima parte della storia è dedicata alla descrizione delle meraviglie di Nemo. Forse avrebbe giovato molto di più avere un ingresso ritardato dei due cattivi alla fine di questo capitolo e non nel mezzo.
La storia, ad ogni modo, non delude, anche perché si ha la netta sensazione che Artibani abbia tarato la sceneggiatura esattamente sui punti di forza di Pastrovicchio, cosa che non dovrebbe stupire vista la lunga e solida collaborazione tra i due cartoonist, che è andata ben oltre dal solo PK.
Alle origini del commercio
Ultima menzione per il terzo episodio degli Italici paperi di Matteo Venerus ed Emmanuele Baccinelli. Con Oltre i confini i due autori propongono una storia fin troppo moderna, per quanto divertente e scorrevole, con un confronto tra Paperonoro e un commerciante proveniente dall'estero che trasporta mercanzie e materie prime provenienti da luoghi sconosciuti. In pratica Paperonoro ribalta la situazione con un modo molto semplice: lascia briglia sciolta all'inventiva dei suoi parenti, che trovano modi utili per realizzare nuovi prodotti a partire da quelle materie prime. In effetti, e questo è il punto di forza della storia, riesce a descrivere una dinamica tipica della nostra società, in cui paesi poveri di materie prime, le acquistano da altre ricche per produrre utensili da rivendere non solo all'interno, ma anche ai paesi estrattori delle materie prime. E' indubbiamente l'inizio virtuoso di un circolo che è diventato ben presto vizioso, ma questo, per ora, è un argomento che la storia degli Italici paperi non sembra voler affrontare.

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