
De Poortere, in particolare, decide di rivolgersi alla tradizione dei comic book di Paul Murry e colleghi. Non ho citato a caso Murry, visto che è stato uno degli autori più importanti non solo per Topolino, ma anche per SuperPippo. De Poortere, infatti, inizia la storia narrando nuovamente le origini dell'alias supereroistico del buon Pippo, riprendendo anche la tradizione tipica dei superpoteri con superguai e superrisate!
La vicenda è, poi, strutturata in quattro parti, introdotte ognuna da una specie di copertina, mentre le prime tre si concludono con la classica pagina dei giochi e con una striscia di Donald Duck in fondo. Nel complesso la storia risulta divertente, scorrevole e ampiamente comprensibile nonostante l'assenza di dialoghi e didascalie. Forse l'unica cosa che lascia perplessi è l'ambientazione, che sembra un coacervo di epoche differenti, anche se in fin dei conti è anche una scelta molto disneyana. De Poortere, poi, si permette anche di lanciare un messaggio interessante al lettore, suggerendogli che l'eroismo non sta nei superpoteri, ma nelle intenzioni di chi prova a fare la differenza.
Ultima chiosa sul tratto, molto vicino a quello degli ultimi cartoni di Mickey Mouse: d'altra parte De Poortere non ha nemmeno dovuto modificare più di tanto il suo tratto rotondo per l'occasione.
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