C'è questo video gioco Planescape: Torment, che giocai per la prima volta diversi anni fa su PC e che successivamente ho iniziato altre due volte su tablet che ha un astoria decisamente affascinante. Di ambientazione fantasy, vede come protagonista una specie di zombie. Un uomo, infatti, si sveglia in una specie di gigantesco obitorio, senza alcuna memoria e con un teschio volante come guida. Di fatto il suo corpo è un cadavere e il suo scopo è, quindi, quello di scoprire tutto ciò che può su se stesso.
Il videogioco, uscito nel 1999, condivide la storia di partenza con un'altra delle opere più interessanti di Hideshi Hino, Living corpse, uscito, però un decennio prima, nel 1986. Anche in questo caso un uomo si sveglia privo di memoria, solo che a differenza del protagonista di Planescape: Torment, il suo corpo è in decomposizione e il suo aspetto fa orrore a tutti coloro che incontra. Nemmeno la scienza medica riesce ad aiutarlo a ottenere quel minimo di normalità che sta cercando e, in una variazione della ricerca del mostro di Frankenstein, che invece voleva crearne una per se, si mette in cerca della sua famiglia per dire loro addio un'ultima volta.
Il tema dell'orrore della diversità, che Hino ha già esplorato in altre opere, si intreccia, qui, con quello della morte e dell'amore, in una variazione sul genere zombie, in cui il cadavere vivente non ha perso la sua umanità, e anzi è a esso attaccata, alla ricerca di quell'agognato ultimo addio cui si accennava poco sopra. Inoltre l'ambientazione moderna della storia fornisce anche quel tocco di thriller che dà azione e ritmo al tutto, mentre gli elementi filosofici si concentrano tutti nel prologo e nel finale della storia.
In particolare nel finale Hino traccia un legame tra lo spazio profondo e la vita sulla Terra, in particolare nel mare, trasformando il classico occidentale polvere eri, e polvere tornerai, con un più poetico ritorno all'acqua, origine della vita, e dentro la quale dissolversi con un ultimo ricordo di pace nel cuore.
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