Stomachion

lunedì 23 giugno 2014

Alice in gabbia

A maggio sono andata con mio fratello al salone del libro di Torino e tra i tanti acquisti comprai questo libro. Fu amore a prima vista, anzi a prima lettura... di quarta di copertina! Appena lessi, appunto, la quarta di copertina, pensai "Deve essere mio!"
La frase che mi colpì fu questa:

Sono quasi tre anni adesso che lavoro e che ho perso ogni facoltà di vivere il mondo. Se splende il sole, piove o nevica la mia vita procede indifferente: 8 ore davanti al pc. E se ci pensate bene, in totale non sono 8 ma 11 ore della mia vita, se consideriamo:
8 ore in gabbia+
2 ore per arrivare qui e tornare a casa+
1 ora d'aria per il pranzo=
11 ore bruciate

La mia pignoleria mi porta a sottolineare che lavoro da più di 8 anni, il resto sembra scritto per me, e non solo questa citazione! Tutto il libro mi rappresenta in buona parte, rappresenta tanto anche il mio modo di pensare su alcuni argomenti.
Avrei voluto scrivere tanto su questo libro, ma adesso che mi trovo davanti la pagina bianca non trovo le parole, molte parole sono racchiuse nella citazione di cui sopra, tutte le altre parole sono racchiuse nel libro.
La protagonista è una giovane ragazza, fuori sede per lavoro, e sta per firmare un contratto a tempo indeterminato, ma dentro di sé scalpita... scalpita per avere una vita che le dia soddisfazioni, una vita e un lavoro che le piaccia e che la appaghi. Scalpita così tanto che davanti il contratto ha anche dei dubbi se firmare o meno.
Non tutti condivideranno questo libro, ma lo consiglio a tutti proprio perché dà la possibilità di vedere la stessa situazione con occhi diversi e da una diversa prospettiva.

venerdì 20 giugno 2014

Indy


Concept art per il film Indiana Jones di Jim Steranko via greatgrottu


Scena di un film d'avventura mai realizzato interpretato da Lino Banfi via zetterstrom

lunedì 16 giugno 2014

I personaggi classici secondo Casty: Eta Beta e la Spia Poeta

Come avevo accennato nel post precedente, per il Premio Papersera 2014 assegnato a Casty ho contribuito con due articoli, il secondo dei quali scritto insieme ad +Andrea Bramini, con cui spesso ci troviamo a scrivere anche di cose disneyane, ma non solo. Per l'occasione ci siamo concentrati su due personaggi che l'autore ha rinnovato all'interno della tradizione classica, Eta Beta e la Spia Poeta.
L'articolo, ovviamente, fa parte, insieme a molti altri, del librone, che presto sarà disponibile anche su lulu.com.
P.S.: le immagini a corredo non sono quelle presenti nell'articolo uscito sul librone.

Sin dal suo esordio disneyano, Casty ha utilizzato con grande intelligenza comprimari e avversari di Topolino.
Che fossero nuovi personaggi creati ad hoc o le celebri spalle femminili anche ricorrenti (come Estrella Marina, Eurasia Tost o la cronauta Uma), l'autore ha sempre saputo valorizzare questi gregari, lavorando molto sopra alla loro personalità e caratterizzandoli con grande intelligenza, rendendoli importanti per la trama ma comunque così ben definiti da poter essere potenzialmente autonomi, come per esempio Eurasia Tost che è stata utilizzata anche da Gabriele Panini in accoppiata con Indiana Pipps e da Jérôme Wicky sul francese Le Journal de Mickey. Come già sotto altri aspetti, Casty dimostra, quindi, di aver appreso la lezione di Romano Scarpa, che spesso creava personaggi secondari dotati di un certo spessore, anche quando erano destinati a un'unica apparizione (basti pensare all'Uomo di Ula-Ula o ai due marinai di Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa).
Anche sul fronte degli avversari il discorso è non troppo differente: tra quelli creati appositamente, il più noto è sicuramente Vito Doppioscherzo. Ricalcato sul Giocattolaio disneyano ideato da Jerry Siegel, ha il merito di riportare su Topolino in maniera non banale una delle trame più amate da Floyd Gottfredson e Romano Scarpa: l'uomo dall'apparenza bonaria che si rivela mosso da loschi intenti.
Casty, però, ha dimostrato di saper utilizzare in modo intrigante anche personaggi già presenti nel cast disneyano, prediligendo quelli caduti nell'oblio o quelli il cui utilizzo, nel corso degli anni, si è discostato dall'interpretazione originale.
In questo articolo vogliamo concentrarci su due esempi in particolare: Eta Beta, per quel che riguarda i comprimari, e la Spia Poeta, per gli avversari.
L'Uomo del domani
Eta Beta non è certo tra i personaggi secondari dimenticati dagli autori Disney. Anzi, è stato ripreso in numerose occasioni, facendogli vivere diverse avventure a fianco di Topolino. Dopo lo splendido ciclo curato da Floyd Gottfredson per i quotidiani statunitensi, il personaggio viene ripreso da Romano Scarpa e successivamente da moltissimi altri sceneggiatori, ma il personaggio viene a volte svuotato delle sue prerogative, rendendolo un ricettacolo di stereotipi - la naftalina, il gonnellino senza fondo etc. - e spesso favorendo l'errata convinzione che Eta sia un alieno, invece che un terrestre del futuro.
Casty riprende invece il sense of wonder insito nell'idea di base del personaggio, quello di uomo di grande cultura scientifica e di spiccata saggezza, peculiarità figlie della sua provenienza dal futuro. Storie come Topolino e la neve spazzastoria sono ottimi esempi di una classica avventura, ben scritta e dinamica, vissuta dal duo: i protagonisti vanno in vacanza in un ameno paesello, solo per essere testimoni di uno strano fenomeno atmosferico dagli effetti ancora più strani sulle persone. Topolino e l'amico entrano in azione per cercare di svelare il mistero, ed è vedendoli in azione che si capisce che Casty ha ben chiaro come usare Eta Beta. Lo strano ometto del futuro è coraggioso, volitivo, onesto, una spalla inossidabile per Topolino, e in questo senso trova la sua ragion d'essere rispetto all'impiego di Pippo, per esempio, che ha ben altre qualità con le quali affianca Mickey.
Topolino e il mondo che verrà, storia nota soprattutto per la reintroduzione della Spia Poeta come avversario, mette in mostra anche un ottimo Eta Beta, a fianco di Topolino proprio come nella storia d'esordio della terribile spia. Qui Casty pone l'accento, inizialmente, sulle qualità di scienziato dell'Uomo del domani, il quale lavora in una base segreta - una reinterpretazione castyana della mitica Area 51 - su ogni sorta di congegno e sperimentazione tecnologica: smesso il camice, l'amico proveniente dal futuro è pronto all'azione in compagnia dell'eroe dalle grandi orecchie.
Nella storia creata per il n. 3000 di Topolino, poi, uno dei congegni futuribili di Eta è proprio il centro attorno cui si sviluppa una storia dai tratti inquietanti e in cui Casty rende onore a tutti i personaggi coinvolti, Eta Beta tra tutti, in quanto motore dell'azione, per quanto inconsapevole.
L'uomo del futuro viene anche promosso a titolare di una storia castyana: Eta Beta e il Buz pappapianeti non è tra i racconti più ricordati dell'autore, ma in realtà ha una carica ironica e demenzial-fantascientifica davvero potente, dove davvero Eta la fa da padrone. Giusto quindi intitolargli la storia, ed è ottimo vederlo agire in modo del tutto coerente alle sue caratteristiche: è l'attenzione e la passione verso questo universo narrativo che porta Casty a visualizzare il personaggio mentre dorme in bilico su un pomello o mentre agisce in modi del tutto imprevedibili, come effettivamente capitava agli esordi.
È infine interessante notare il fatto che Casty spesso vede Eta Beta come veicolo per i suoi messaggi ecologici, tematica tanto cara all'autore. Già nel Buz pappapianeti si può rintracciare questa tendenza, ma ancor di più nella lunga Topolino e il mondo di Tutor, dove Eta accompagna Topolino nel tentativo di risolvere un mistero che andrà a coinvolgere la Terra, il futuro e... i pericoli dell'inquinamento sfrenato, appunto.
Grazie alla sua visione privilegiata di uomo del futuro, infatti, Eta Beta si fa efficace portatore di un'ideologia che quel futuro vorrebbe salvaguardarlo nella maniera migliore, e questo fa buon gioco a Casty.

sabato 14 giugno 2014

Fine del secolo, 1984

Morte
Venti sintetici hanno spazzato via
La polvere della sostanza, ma questa stanza
Rimprovera il costante raggio violetto
E senza polvere sparge una polverosa oscurità.
Naufragati nell'antiquato passato
Lie Nord e Hillard, Virgilio, Orazio,
Le ossa di Shakespeare sono tranquilli, finalmente,
Morti come Yeats o William Morris.
Non hanno i detenuti guadagnato il loro riposo?
Hanno attraversato un centinaio di cerchi
Lamentandosi della classica ricerca
E, in ogni inevitabile giorno,
Illogicamente provando a collocare
Una palla in uno spazio vuoto.

giovedì 12 giugno 2014

Il dilemma di Tarzan

Un giorno, nelle sue scorribande nella giungla, il prode Tarzan, re delle scimmie, si imbatte in un'ampia pozza di sabbie mobili. L'unico modo per evitarla è saltare e aggrapparsi a una liana, per poi lasciarsi andare verso la sponda opposta. Quale è l'angolo migliore per superare sano e salvo le sabbie mobili?
L'aspetto più interessante di questo problema non sta tanto nel problema in sé, ma per il suo possibile utilizzo multidisciplinare, così come suggerito da Tave e Sayers(1): il problema, infatti, indicato per un qualunque quarto anno di liceo (scientifico in particolare), permette di utilizzare le conoscenze di trigonometria, di fisica e di informatica.
La trigonometria è, in maniera abbastanza semplificata, lo studio degli angoli. Si possono, poi, definire le tre funzioni trigonometriche principali (seno, coseno e tangente, che è il rapporto tra le due precedenti) e la circonferenza goniometrica, una circonferenza molto utile per identificare al volo alcuni degli angoli notevoli e i valori delle funzioni trigonometriche di seno e coseno. Quando nel gioco iniziamo a introdurre i triangoli, prima, e le figure geometriche un po' più complesse poi, allora la trigonometria inizia a farsi interessante: è possibile, infatti, applicare le conoscenze acquisite e i teoremi trigonometrici a fatti quotidiani, come per esempio la misurazione delle distanze, sia tra oggetti a terra, sia tra corpi celesti. E come, è intuibile, ha la sua utilità anche di fronte a problemi e situazioni dinamiche, come per esempio il dilemma di Tarzan qui proposto.

La colpa di Eva

La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l'universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l'insegnamento calato dall'alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede.
L'astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell'universo, come si è pensato a lungo e come qualcuno ci vuol far pensare anche oggi. Siamo solo un minuscolo pianeta attorno a una stella molto comune. Noi stessi, esseri intelligenti, siamo il risultato dell'evoluzione stellare, siamo fatti della materia degli astri.

(Margherita Hack via tumblr)

martedì 10 giugno 2014

Il raggio del protone

Grazie a Massimiliano Tanzini (@tanzmax) ho scoperto dell'uscita di un interessante articolo su Scientific American riguardo il rompicapo del raggio del protone. Il rompicapo (o mistero) può essere riassunto in questo modo: è possibile misurare il raggio del protone con varie tecniche, come lo scattering, o collisione con altre particelle, o con la spettroscopia sull'atomo di idrogeno. Se però si sostituisce a quest'ultimo un atomo muonico, dove l'elettrone è sostituito dal muone, il raggio del protone risulta più piccolo. I motivi ancora non sono ben chiari e rappresentano una sfida ai teorici per i prossimi anni. Di seguito un riassunto sulla storia del protone e delle recenti misure del suo raggio.
La storia del protone è strettamente legata con la storia del nucleo e dei modelli atomici. E' storia abbastanza nota che l'ipotesi più accreditata di atomo fosse quella di una sorta di panettone carico positivamente con le cariche negative sparpagliate un po' come la frutta candita al suo interno, almeno fino a che non arrivò Ernest Rutherford che con una serie di esperimenti mostrò prima che l'atomo era costituito da un nucleo centrale positivo e da una nuvola di elettroni esterna, e poi che a sua volta il nucleo era ancora suddiviso in particelle di carica positiva chiamate protoni. In particolare quella che viene considerata come la scoperta del protone, è in effetti la dimostrazione sperimentale che il nucleo dell'idrogeno è presente all'interno di ogni altro nucleo(15).
A sua volta il protone (così come il neutrone), grazie ai modelli a partoni e al loro successo predittivo, si è scoperto essere suddiviso a sua volta in altre particelle, questa volta realmente elementari, i quark(1), ma il fatto che questi ultimi non sono osservabili liberi alle usuali energie, fa sì che, nonostante abbia perso il suo status di particella elementare, il protone continua a restare una delle particelle più importanti dello zoo: possiamo, e non a torto, considerarlo come il mattone fondamentale per l'universo visibile(12).
Ad ogni modo, fino all'introduzione dei quark e dei gluoni, l'interazione nucleare veniva rappresentata attraverso il così detto potenziale di Yukawa(4), una variazione rispetto al potenziale coulombiano che descrive l'interazione forte tra i nucleoni e che ha permesso di predire i mesoni(2). In particolare una quantità che dovrebbe essere influenzata dalla presenza dei pioni nel nucleo è il raggio del protone, la cui misura, dunque, può dare un'idea della forza dell'interazione nucleare e che può essere misurata sfruttando lo spostamento di Lamb (o Lamb shift).
Questo fenomeno venne osservato da Willis Lamb e Robert Retherford nel 1947, mostrando una deviazione rispetto a quanto previsto dall'equazione di Dirac, secondo cui gli orbitali 2S e 2P si trovano alla stessa energia (si dice: sono livelli degeneri). In realtà i due fisici sperimentali osservarono una piccola differenza di energia tra i due livelli, che diventavano quindi distinguibili uno dall'altro(16). Se storicamente questa deviazione fu in pratica l'inizio della QED(3), sperimentalmente aprì un mondo da esplorare, con la ricerca della misura più precisa possibile per i livelli energetici dell'idrogeno. A questo scopo vennero realizzati strumenti sempre più sofisticati, fino all'invenzione di un laser che opera in mode locking, che ha permesso di realizzare con grande precisione tutta una serie di misure, inclusa quella del raggio del protone(13).

lunedì 9 giugno 2014

80 anni di Paperino: da Marte all'arrivo di Ciccio

E' arrivato il giorno dell'80.mo compleanno di Paperino. Questo post, che è un tributo a uno dei personaggi più amati in assoluto, è la combinazione di vari pezzi, tratti da tre articoli distinti su LSB: "80 anni insieme: il Paperino di Federico Pedrocchi", post sul blog che dovrebbe uscire in giornata, e le recensioni dei numeri 198 e 199 della storica "Zio Paperone", rivista oggi sostituita da "Uack".
Paperino fa il suo esordio cinematografico il 9 giugno del 1934 nel cortometraggio The wise little hen, La gallinella saggia, con Meo Porcello come sua prima spalla. Diretto da Wilfred Jackson e animato da Dick Huemer e Art Babbit, reinterpreta la nota favola anglosassone, che verrà successivamente trasposta a fumetti sulle strisce giornaliere a partire dal 16 settembre dello stesso anno: in questo caso saranno Ted Osborne ai testi e Al Taliaferro ai disegni a portare su carta il papero antropomorfo vestito alla marinara.
La puntualizzazione non è inutile: nel 1931, infatti, sulle pagine della rivista disneyana The adventures of Mickey Mouse, pubblicata da David McKay, compare un papero antropomorfo disegnato alla maniera di Ub Iweks con tanto di pantaloncini. Per nostra fortuna non è quello il papero ad avere successo, e così oggi abbiamo uno dei personaggi più complessi in assoluto nella storia dell'animazione e del fumetto. In particolare è in quest'ultimo campo che si notano le crescite principali del personaggio.
Il primo autore a utilizzarlo in un contesto meno quotidiano, se così si può dire, è Floyd Gottfredson con il trittico Paperino e il mistero dei cappotti (tavole domenicali, 1935, testi di Osborne), Topolino giornalista (strisce quotidiane, 1935, sempre con Osborne) e soprattutto Topolino nella casa dei fantasmi: tre polizieschi ricchi di gag ma anche di azione che mostrano come il personaggio abbia delle enormi potenzialità anche all'interno di generi differenti da quello umoristico. Questa idea viene successivamente seguita a partire dagli anni '40 del XX secolo da Carl Barks che subito con L'oro del pirata mette Paperino e nipotini in viaggio in una parodia de L'isola del tesoro, realizzata insieme con Bob Karp e Jack Hannah, sui colleghi al reparto animazioni di Burbank.
E', però, interessante osservare come, tra Gottfredson e Barks si posizionano, cronologicamente parlando, gli albori della scuola disneyana italiana: nel 1937, infatti, Federico Pedrocchi da alle stampe Paolino Paperino e il mistero di Marte, prima grande avventura di ampio respiro al mondo con Paperino come protagonista.

Da Marte ai pellirosse
Pedrocchi fu uno dei primi a scommettere sulle possibilità di autoprodurre storie disneyane all'esterno della casa madre: il successo del Topolino giornale e la penuria di materiale originale (le sole strisce giornaliere di Gottfredson per Topolino e di Taliaferro per Paperino, cui vanno ad aggiungersi le tavole domenicali, come le Silly Simphonies) erano insufficienti per poter mantenere un settimanale di buon successo. Così Pedrocchi invia a Walt Disney il soggetto della prima storia italiana, Paolino Paperino e il mistero di Marte, che si appresta a realizzare una volta giunto il permesso dalla casa madre. La storia, ristampata l’ultima volta nel 1994 sulle pagine di Paperino Mese in occasione del 50.nario del personaggio (contemporaneamente alla ristampa statunitense sul 286 di Donald Duck), si inserisce nel filone fantascientifico a quel tempo di gran voga grazie ai successi di Flash Gordon e di Saturno contro la Terra, quest'ultimo scritto dallo stesso Pedrocchi su soggetto di Zavattini e per i disegni di Giovanni Scolari.
Inizia, così, una lunga avventura che porterà Pedrocchi a realizzare anche molte storie con Biancaneve e i Sette Nani, le cui atmosfere cupe influenzeranno sicuramente un altro Maestro disneyano come Guido Martina. Le storie di Pedrocchi, comunque, oggi sarebbero probabilmente improponibili salvo che su una rivista come fu Zio Paperone (o come potrebbe diventare Uack), che con il n.198 ristampa Paperino e i pellirosse, storia uscita originariamente sul Paperino giornale nel 1939.

domenica 8 giugno 2014

L'ecofantascienza secondo Casty

Ora che non abbiamo più l'impegno del silenzio, si può dire: il Premio Papersera 2014 è stato assegnato a Casty, il talentuoso sceneggiatore che dalle pagine di "Lupo Alberto" è passato a quelle di "Topolino", riproponendo le atmosfere tipiche di maestri come Gottfredson e Scarpa. L'articolo che ho proposto per l'occasione è un rimontaggio, riscrittura e in alcuni passaggi approfondimento di quattro recensioni di storie castyane a sfondo ecologico, "L'isola di Quandomai", "Il mondo di Tutor", "Il Buz pappapianeti", "I mostri in giardino". Questo di seguito è l'articolo che è comparso sul librone, che presto sarà disponibile anche su lulu.com.
Si potrebbe definire con il termine ecofantascienza (eco sci fi), quel sottogenere della fantascienza, soprattutto distopica, in cui la tematica ecologica è fondamentale. Attraverso questo genere di romanzi, l'autore discute del futuro ecologico della Terra, sia direttamente, ambientando la storia sul nostro pianeta, sia indirettamente, attraverso un pianeta alieno. Un esempio di questo genere può essere considerata Paperino e la penuria ferrosa di Silvano Mezzavilla e Giorgio Cavazzano, dove Paperino finisce su un pianeta, E-Co, che viene ricoperto di metallo dai robot che i locali hanno messo al governo. In questa avventura, in parte ballardiana, non è solo presente la paura dell'intelligenza artificiale che diventa incontrollata e incontrollabile, ma è evidente anche il riferimento a un pianeta Terra dove il suolo cede sempre più spazio, almeno nel mondo Occidentale, alle costruzioni umane.
A questo sottogenere di letteratura appartengono, chi più chi meno, un gruppo di storie di Casty dove l'ecologismo ha una sua parte importante nell'economia della trama: sicuramente Il mondo di Tutor, pubblicata in occasione del 40° Giorno della Terra, che ha alcuni elementi in comune con La penuria di ferro, cui si aggiungono L'isola di Quandomai, I mostri in giardino e Il Buz pappapianeti.
Iniziamo con l'esame delle due storie più lunghe, in particolare dall'Isola di Quandomai, che ha avuto l'onore di essere pubblicata anche negli Stati Uniti.
Le scelte di oggi, il mondo di domani
L'isola di Quandomai porta Topolino, Minni, Pippo, Pluto insieme con Gambadilegno e Trudy su un'isola apparentemente deserta dopo il naufragio del transatlantico Tristan Oceanic, con una prima puntata che, ispirata a Topolino e l'eta della pietra (ad esempio uno dei comprimari, Barraquater, sembra una controfigura di Ossivecchi, e non a caso visto che all'interno dell'isola circolano dei dinosauri!), recupera anche le atmosfere del serial televisivo Lost. L'isola di Quandomai, però, nasconde un segreto ben diverso: il misterioso progetto Eon Vortex, che, come suggerisce il nome stesso, è in grado di aprire un portale (un vortice) temporale verso gli eoni futuri, in particolare verso l'anno 120000, anche qui con un evidente riferimento a una delle possibili interpretazioni del "motore" dell'isola di Lost.
Tornando alla storia di Casty, il mondo del futuro che l'autore descrive si rivela essere una landa desertica, ormai resa sterile (o quasi) dall'intensivo sfruttamento dell'uomo, partito eoni prima per lo spazio alla ricerca di nuovi mondi da sfruttare. Ora la Terra è in mano agli insetti, che si sono evoluti e hanno preso la nicchia ecologica prima occupata dai dinosauri e poi dagli uomini che
... se ne sono andati, migliaia di anni fa! Diretti verso le stelle, hanno abbandonato la Terra al proprio destino dopo averla sfruttata, disseccata e ricoperta di rifiuti!
E' stato allora che ci siamo evoluti noi!
Tu ci biasimi, ma altro non abbiamo fatto che raccogliere la vostra... eredità!
Gli insetti evoluti del futuro sono al tempo stesso gli eredi della Terra, così come lo sono ad esempio gli scimpanzé ne Il pianeta delle scimmie, e i suoi spazzini, raccattando le ultime risorse che il pianeta è in grado di concedere ai suoi abitanti.
Se il messaggio ecologico è il punto di arrivo di tutta la trama de L'isola di Quandomai, come detto Il mondo di Tutor è un'avventura esplicitamente ecologica sin dalla data della sua pubblicazione, coincidente con il Giorno della Terra. Come ne La penuria ferrosa, il protagonista, che in questo caso è Topolino, coadiuvato da Eta Beta, si confronterà con una intelligenza artificiale, le cui direttive, questa volta, non sono quelle della produzione continua, ma quella del benessere degli abitanti del suo pianeta.
Tutor, rappresentato come un robot gigantesco, con evidente ispirazione tratta dal genere giapponese dei mecha (i robottoni), però, per riuscire a rispondere a tutte le richieste dei suoi padroni, ha letteralmente consumato le risorse del pianeta, così per rispettare i desideri dei bambini, che vogliono dei cuccioli veri con cui giocare, è costretto a mandare le così dette teste di Tutor sulla Terra a prelevarne gli animali. Grazie a uno stratagemma, anche Topolino ed Eta Beta giungono su questo mondo desolato e ormai prossimo all'esaurimento, dove, grazie a un'idea risolutiva di Topolino, riescono a risolvere le esigenze dei due pianeti: la maggior parte degli animali torneranno sulla Terra, mentre un'altra parte, per sua libera scelta, resterà con i bambini di quel mondo desolato.
I potenti del mondo, che hanno visto tutto grazie alla registrazione fatta dalle telecamere volanti di Eta, le telecamerille, non sono d'accordo con la scelta, rivolendo indietro quegli stessi animali che volevano, all'inizio della storia, sostituire con surrogati tecnologici:
Non è colpa nostra se quegli scervellati hanno rovinato il loro pianeta!
dicono i potenti riuniti nell'assemblea dell'ONU.
Il vero colpo di scena, però, in parte atteso per il fedele e attento lettore dell'Isola di Quandomai, è la rivelazione
Questa è la Terra dell'anno 2810!
E' un monito dal futuro, un futuro che, continuando con lo sfruttamento attuale delle risorse, ha buone probabilità di avverarsi, ma che possiamo provare a scongiurare: basta sedersi intorno a un tavolo e proporre e mettere in pratica le soluzioni, suggerisce Casty, che con grande intelligenza e semplicità, conclude così la sua splendida avventura:
In realtà non sappiamo come veramente finisce questa storia... Topolino ed Eta Beta non tornarono più nel 2810... anche perché, forse, quel futuro non esiste più! O forse sì... Non ci è dato saperlo! Poiché il futuro è sempre in movimento e dipende dalle scelte che 'oggi' facciamo noi e che un domani farete voi, amici lettori!

giovedì 5 giugno 2014

Giorno da cani

Quando ho visto la serie di Petra Delicado in libreria, ne sono rimasto decisamente affascinato. Scritta da Alicia Gimenez-Bartlett, è una serie poliziesca al femminile, nel senso che colei che guida le indagini è una donna, ispettrice per la precisione. Così, quando ne ho avuto la possibilità, ho acquistato uno dei romanzi della serie, purtroppo non il primo, ma è sicuramente più che sufficiente per comprenderne le atmosfere.
Lo stile è decisamente asciutto e scorrevole, e la scrittrice non rinuncia certo a lanciare al lettore delle frecciatine sociali sugli emarginati. Ampio, anche, lo spazio che viene dato alla vita sentimentale di Petra, giunta in un punto di stallo, o a quella del suo storico collaboratore, il buon Garzon, che si scopre all'improvviso un don giovanni!
La storia con il caso che i due si trovano a dover risolvere si sviluppa, però, intorno a una torbida storia di rapimenti di cani che, alla fine, risulta addirittura marginale rispetto a un finale che, pur non avendo nulla di inaspettato (è quasi telefonato, abbastanza semplice da dedurre una volta che la giallista propone al lettore tutti gli elementi), lascia comunque un senso di amaro in bocca, non per l'incompiutezza della vicenda, ma per un realismo profondo e senza tempo.

mercoledì 4 giugno 2014

Batman #25: un pipistrello sul comò

Maggio è stato un mese abbastanza impegnativo e complicato, quindi non riuscendo a realizzare la recensione del 25.mo numero della serie italiana, la palla tocca ancora ad Andrea, ma la sua brevisione non è ancora andata on-line soprattutto per i problemi che hanno costellato LSB durante tutto maggio. Visto che il 26.mo numero, che spero questa volta di recensire per bene essendo la chiusura di quello che potremmo considerare come il primo libro di Batman: Anno Zero, dovrebbe essere di imminente uscita, eccovi allora la recensione del 25.
Ancora una volta Scott Snyder e Greg Capullo conducono per mano il lettore con precisione cinematografica. La terza parte di Città segreta, primo capitolo di Anno zero, è suddivisa in tre atti: una prima scena con il drammatico confronto tra il Cappuccio Rosso e Bruce Wayne, che pestato quasi a morte e circondato dalle fiamme rivive le scene dell'infanzia, della caduta nella caverna dei pipistrelli all'interno della tenuta di famiglia, già visualizzata a suo tempo da Miller e Mazzuchelli in Anno Uno; una seconda, brevissima scena con un confronto verbale con il fido e sempre saggio Alfred, che lo ricuce dalle ferite subite; un gran finale, una rivisitazione forse ancora più suggestiva di quella morrisoniana (a sua volta rielaborazione della scena originale ideata da Bill Finger e Bob Kane) dell'incontro tra Bruce Wayne e il pipistrello che ne ispirò la leggenda. L'aggiornamento tecnologico di quest'ultima scena non ne riduce la forza evocativa, ma anzi la esalta, permettendo anche a Capullo (che dovrebbe passare da Milano a metà mese) una rappresentazione suggestiva di tutta la scena, giocata su luci e ombre e ben supportata dall'azzeccata colorazione di Plascencia.
Completano l'albo la backup story sempre di Snyder e scritta insieme con James Tynion IV e disegnata da Rafael Albuquerque e le storie tratte da Detective Comics e Nightwing.
In Detective entra nel vivo la sfida con Wrath: John Layman fa l'apprezzabile scelta di non "tirarla troppo per le lunghe" sull'identità segreta del nuovo avversario di Batman, mentre Kyle Higgins scrive il primo numero interessante della trasferta a Chicago di Dick, soprattutto grazie al Burlone, che da semplice hacker passa allo status di vero e proprio terrorista. Ottime, poi, le prove dei disegnatori che li affiancano: Jason Fabok e Will Conrad.

lunedì 2 giugno 2014

Di come Topolino divenne ammazzasette

In Topolino e il sarto ammazzasette, recentemente ristampata sui Grandi Classici n.331, il nostro eroe interpreta un sarto che, a un certo punto, uccide con un colpo solo ben tre mosche:
Come da miglior commedia degli equivoci, ciò lo porterà alla corte del re, a raccontare così la sua eroica impresa:
Erano sette ed io ero solo in bottega. Alzai lo sguardo, e un brivido mi scosse tutto...
Mi piombavano da tutte le direzioni... da destra... da sinistra... da sinistra... sa destra...
Allora mi scagliai contro di loro... Una volta... due volte... tre volte...
Erano tanto in alto che non riuscivo a colpirli.
Allora io...
Questo epico racconto ha valso a Topolino il grande onore di andare a caccia del gigante che infestava le contrade del suo re:

domenica 1 giugno 2014

Cissoide di Diocle

La cissoide di Diocle è una curva piana dotata di una cuspide; in questo punto essa presenta una sola tangente, che viene chiamata anche asse della cissoide, in quanto la curva risulta simmetrica rispetto a tale retta. Dalla cuspide si dipartono due rami simmetrici, con lo stesso asintoto ortogonale all'asse.
Questa curva fu utilizzata da Diocle per risolvere il problema della duplicazione del cubo. La parola "cissoide" proviene dal greco kissoeidēs, "a forma di edera", composto di kissos, edera, e oeidēs, forma.
Segue uno storify con tre link condivisi da smoot: