Stomachion

venerdì 6 dicembre 2019

La vera storia di Long John Silver

[I pirati] avevano una regola, che nessuno era superiore agli altri, né nella vita né in faccia alla morte.
Si potrebbe sintetizzare il romanzo di Njorn Larsson con questa citazione, che riassume tutto il senso anarchico, ma anche romantico della categoria dei pirati.
La pirateria ha una storia antica e si origina sin dai tempi dagli antichi Greci e Romani: famosi i pirati di Asterix oppure quelli fenici, decisamente più reali dei simpatici e sfortunati navigatori ideati da Goscinny e Uderzo. I pirati più famosi, però, sono quelli saraceni, per via delle crociate, e quelli oggi più genericamente identificati come "pirati dei Caraibi".
E' a quest'ultima categoria che pensa Robert Louis Stevenson quando scrive L'isola del tesoro, una bellissima e appassionante avventura in cui emergono, in particolare, due personaggi, il giovane Jim Hawkins, narratore di quasi tutto il romanzo, e l'istrionico Long John Silver, cuoco di bordo, quartiermastro, pirata e personaggio dalla caratterizzazione ambigua e, per questo, molto interessante e profonda.
Il problema, però, un po' come accadde al Watchmen di Alan Moore, è che la figura del pirata quando viene ripresa da altri scrittori si cristallizza nella sua rappresentazione esteriore, molto simile a quella di Silver, e non nella profondità e sfaccettatura del personaggio. Ed è proprio quella che Larsson recupera con La vera storia del pirata Long John Silver.
Il pirata racconta le sue peregrinazioni in prima persona e porta al lettore un ritratto non solo di se stesso, ma della stessa categoria dei pirati più sfaccettato e complesso della visione cristallizzata da romanzi e film. Molti sbandati dell'epoca, infatti, diventavano pirati essenzialmente a causa delle circostanze: spesso spinti dalla fame a rubare un tozzo di pane, erano posti di fronte all'alternativa tra fuggire o affrontare la forca e più in generale pene spropositate rispetto alla gravità del reato. E la fuga, di solito, andava per mare.
Ovviamente non c'era solo la necessità a spingere gli uomini verso il mare, ma anche il fascino di una vita libera, sulle onde, come ben raccontato dalla citazione in apertura.
Un bellissimo romanzo, appassionante, raccontato un po' divagando, come giustamente ci si attenderebbe da un pirata come Silver ormai giunto a un passo dalla fine della sua vita.
Snelgrave mi ha raccontato, indignato, dello scandalo scoppiato nella Compagnia dei Mari del Sud, dove gli impiegati, sia di alto che di basso livello, avevano alleggerito le casse di migliaia di sterline.
"E' più di quanto la Compagnia", ha detto Snelgrave, "abbia perso per mano dei pirati in dieci anni."
"E quanti di questi imbroglioni sono stati impiccati?" domandai.
"Neanche uno", ha risposto Snelgrave. "Avevano i loro protettori. Qualcuno è finito a Marshalsea per debiti, ma niente di più."
Ora, però, vi chiederete: oggi è venerdì, e ci si attenderebbe un post della serie delle particelle musicali e invece arriva una recensione. E invece ecco la sorpresa: concludo la recensione con un consiglio di colonna sonora!
Melissa Auf der Maur è una musicista canadese famosa soprattutto per le sue collaborazioni con le Hole e gli Smashing Pumpkins. Nel 2004 inizia la carriera da solista con un album omonimo, che inizia con delle forti atmosfere acquatiche e marinaresche, in particolare Followed the waves, che vi propongo qui sotto:

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