
Questa quasi doppia uscita (la serie era, originariamente, iniziata come trimestrale) chiude una delle storie più controverse del personaggio. Roberto Gagnor, che aveva iniziato la storia, è stato letteralmente travolto dalla rivolta dei fan che non riuscivano a riconoscere il personaggio. Queste lamentele, però, hanno spesso messo in secondo piano il problema principale della serie: ciascuno degli episodi era sviluppato su un numero di pagine piuttosto esiguo se rapportato con quello che l'autore aveva intenzione di raccontare. Questa limitazione, probabilmente una richiesta editoriale, ha generato storie un po' pasticciate, ricche di grandi idee e personaggi interessanti, ma mai realmente soddisfacenti, in cui il tono epico della storia è andato semplicemente perso. Peraltro uno degli elementi più interessanti della saga, la perdita dello spirito originario di Paperino, elemento che in qualunque storia di supereroi sarebbe stato centrale, è passato completamente in secondo piano, salvo poi acquisire una validità narrativa nel finale del quinto volume, Obsidian, scritto sempre da Gagnor per i disegni di Lorenzo Pastrovicchio.
Tra l'altro dei due numeri conclusivi proprio Obsidian è quello che si fa preferire di più, con una trama in qualche modo martiniana che mi ricorda I Sette Nani e la fata incatenata (a qualcuno, magari, ricorderà i classici filmoni di supereroi, ma le storie, in fondo, iniziano tutte da lì, dalle favole).

Non posso certo affermare che anche senza Sisti questa sarebbe stata la conclusione della saga, ma nel momento in cui quest'ultimo è stato coinvolto nel progetto, questa era la conclusione più prevedibile, come è alla fine accaduto.
Devo però dire che nel complesso quest'ultimo volume, forse anche a causa dei disegni di Vitale Mangiatordi, sembra più simile a una storia classica di Paperinik, e non solo perché viene utilizzato il nome completo dell'eroe: è in effetti l'atteggiamento di quest'ultimo nel corso delle pagine a suggerirlo, incluso l'accesso di panico manifesto nel finale della storia.
I disegni di Mangiatordi, che comunque risultano all'altezza della situazione, perdono non poco a causa di due problemi: l'uscita in grande formato (evidentemente il disegnatore li ha realizzati come se dovessero uscire sul settimanale) e i colori, decisamente più piatti rispetto ai volumi disegnati da Pastrovicchio.
In conclusione, nonostante tutti i difetti rilevati nel corso di questi mesi, e ricordati anche in questa sede, l'autoconsistenza della storia risulta alla fine un elemento positivo, insieme comunque al tentativo di Gagnor di voler realizzare qualcosa di nuovo. Forse l'intero progetto è stato ideato con il piede sbagliato: un numero limitato di episodi e una foliazione troppo ristretta. La storia di Gagnor, di cui secondo me abbiamo letto solo degli sprazzi, avrebbe meritato più pagine o per ciascun numero o come puntate complessive.
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