Con un titolo come Uno studio in bianco e nero Bridget Collins predispone già il lettore a un racconto di genere conandoyliano, anche se questa influenza si perde un po' visto che il tema principale è una partita a scacchi del protagonista del racconto con un fantasma. Che è tutto fuorché innocuo.
L'inquilina di casa Thwaite di Imogen Hermes Gowar è, invece, forse uno dei più intelligenti della raccolta è dimostra, qualora ce ne fosse ancora il dubbio, che il genere horror, quando fatto bene, è qualcosa di più di una semplice storia di paura. Il tema portante, infatti, è quello della violenza domestica, raccontato con l'occhio di una donna dell'epoca vittoriana.
Un po' dickiano, con uno dei protagonisti che è un preveggente, un po' lovecraftiano è invece I cantori delle anguille di Natasha Pulley dove i tre protagonisti, che hanno creato una famiglia senza legami di sangue, un po' come sta accadendo sempre più spesso nei nostri tempi moderni (peraltro ambientazione del racconto) passano le vacanze natalizie in uno dei pochi posti al mondo che bloccano il potere previosionistico di uno dei tre. Il racconto, pur non avendo lo stile narrativo di Lovecraft, ne possiede comunque lo spirito, visto che la minaccia proviene da un gruppo di persone che si alimentano della memoria. A voi lascio al riflessione sulla metafora che nasconde.
Lily Wilt. Ovvero, del giglio appassito è il più leggero e ironico dei racconti della raccolta. Jess Kidd trasforma l'argomento della necrofilia a tal punto da riuscire a strappare una risata divertita alla fine del racconto.
La sedia di Chillingham di Laura Purcell mescola, invece, il giallo investigativo con la ghost story classica in una intricata vicenda di invidie, rancori ed eredità. Come già per L'inquilina di casa Thwaite, a fare paura non sono i fantasmi, ma i vivi.
Con Sempreverdi di Natale l'unica presenza maschile della raccolta, Andrew Michael Hurley, ci riporta alla nostra epoca con un racconto sulla colpa e la punizione.
Isolamento di Kiran Millwood Hargrave è, insieme con il racconto di chiusura, il più stuzzicante. Come l'autrice stessa scrive nella nota di chiusura, il racconto è in parte ispirato ad Amelia Dyer, storica serial killer di bambini di epoca vittoriana, in parte alla paracusia e alle psicosi post partum. Il tutto contribuisce a rendere il racconto più vivido e per certi versi più inquietante, anche in virtù della sua conclusione (che non vi anticipo!).
Infine Mostro di Elizabeth Macneal mescola la tipica ambientazione lovecraftiana di un villaggio sperduto sulle rive del mare con la ricerca ossessiva di resti di dinosauri da parte di più o meno improvvisati scienziati alla ricerca di fama immediata e imperitura.
Nel complesso una raccolta interessante e, grazie alla ricchezza di temi, ricca di spunti di approfondimento.
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