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In un certo senso la storia finisce lì dove sarebbe potuta iniziare Evaporati se non fosse per l'interessante ribaltamento narrativo che Enna aveva posto nella prima stagione: con Topolino e Macchia Nera nella Dimensione Delta a confronto con Enigm e il suo doppleganger Quantum. Su quest'ultimo Enna, senza nessun problema, pone una fine che sa di definitivo: la scomposizione quantistica. D'altra parte lo stesso Quantum può essere considerato come una sistema di pacchetti quantistici (o di quibit, giusto per anticipare il video di prossima pubblicazione dedicato alla saga) che cercano di replicare lo stesso Enigm. La storia, in pratica, non si pone alcun problema sulla giustezza o meno dell'uccidere una intelligenza, per quanto artificiale, come quella di Quantum: un altro modo di pensare al personaggio, infatti, è considerarlo una specie di computer quantistico in grado di muoversi.
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Dal punto di vista narrativo, la storia risulta interessante tanto quanto i precedenti 9 episodi: libera dai flashback, si propone al lettore anche come la più leggera, se così possiamo dire, di entrambe le stagioni, un po' grazie a momenti di azione senza respiro, come l'inseguimento di Atomone (nuovo personaggio introdotto in quest'ultimo episodio) a Topolino, un po' grazie alla maggiore libertà che Enna si prende per l'inserimento di gag.
Il finale, poi, che riporta tutto alla normalità, lascia però il lettore con alcuni elementi interessanti che sembrano suggerire che in futuro Enna potrebbe tornare a raccontare storie che facciano riferimento a Gli evaporati, come se questo, ormai, sia da considerare come un universo narrativo disneyano a se stante, un po' come PK con Paperinik. E personalmente spero che così sarà!
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L'idea dietro Lucidatori provetti è molto semplice: sostituire l'orologio del corto originale con un mecha, ma non uno qualsiasi, bensì il primo mai costruito a Topolinia. Come altre storie della serie, anche questa non rinuncia a un confronto più netto con uno dei tanti avversari di Topolino e visto il genere della storia, quello dei robottoni, la scelta non poteva che cadere su Macchia Nera. Nella pratica la storia risulta più un remake di Zio Paperone e la meraviglia scientifica di Carl Barks con alcune spruzzate di Clock cleaners. Solo che di Barks non se ne parla nelle interviste agli autori. La storia, poi, procede con un ritmo molto veloce e serrato, anche troppo: sembra una storia Egmont. Come dico nel video, avrebbe meritato uno sviluppo su più pagine. Infine i disegni di De Lorenzi personalmente non mi sono piaciuti molto, non tanto perché ha disegnato male o per un qualche problema di natura tecnica, ma semplicemente non sono riusciti a coinvolgermi nella vicenda. Succede, ed è una semplice questione di gusti. Ho il sospetto, però, che anche il soggetto e il modo in cui è stato sviluppato abbiano avuto un ruolo nel modo in cui ho fruito dei disegni di De Lorenzi. E chiudo con Il più furbo dei furbi di Alex Bertani e Vito Stabile per i disegni di Marco e Stefano Rota. Il titolo è un evidente richiamo alla $aga, che dovrebbe, o potrebbe in qualche modo spegnere lo spirito critico di chi ha letto e apprezzato la grande opera di Don Rosa. Alla fine, però, è una semplice esaltazione dell'ipocrisia paperoniana. Questa inizia con una significativa battuta che Paperone rivolge al nipote:
Sei un mollaccione vittima del consumismo!Al che ho pensato Senti chi parla! La maggior parte della ricchezza di Paperone, infatti, è originata e si mantiene proprio grazie al consimismo, che peraltro in moltissime storie italiane e non sfrutta senza nessun problema per arricchirsi ulteriormente. Visto che, però, siamo all'inizio della storia si potrebbe pensare che questa, come alcune belle storie di Paperone di, un nome a caso, Artibani, svilupperà una critica al sistema. La cosa, però, è ben lontana dall'essere così.
Nel corso delle pagine Paperone viene messo a confronto con un supervenditore, Filler McSeller e Paperone, nel finale, per "sconfiggerlo" fa ciò che fanno tutti i capitalisti moderni: acquista l'azienda per cui lavora, spegnendo tra l'altro i sogni di McSeller di ottenere una promozione e quindi uno stipendio e condizioni di lavoro migliori. E' significativamente meschina la battuta che Paperone gli rivolge:
Adesso sono il tuo capo... e deciderò io quando e se promuoverti!
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Questo modo di tratteggiare Paperone non lo trovo personalmente sensato, a meno che non si porti dietro una critica eslicita al sistema che Paperone stesso rappresenta. Cosa che evidentemente manca ne Il più furbo dei furbi. Spero, per risollevare un po' ciò che penso di Bertani e Stabile, che in una storia futura leggeremo di McSeller che si licenzia per andare dal miglior offerente, qualcuno in grado di valorizzare le sue qualità.
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