L'oggetto più lontano del Sistema Solare
La sonda New Horizons, lanciata il 19 gennaio del 2006, aveva come missione quella di dirigersi verso i limiti più lontani del sistema solare. Il suo primo successo, quello per cui ha ottenuto il suo primo momento di notorietà, è stato il flyby accanto a Plutone e Caronte, ovvero un passaggio ravvicinato al pianeta e al suo satellite. Tra l'altro è stata anche la prima volta che siamo riusciti a ottenere una fotografia della superficie di Plutone, pianeta scoperto il 18 febbraio del 1930 da Clyde Tombaugh mentre era ospite del Lowell Observatory.E' interessante notare come Percival Lowell, cui è intitolata la struttura, non sia stato solo uno strenuo sostenitore dell'esistenza di una civiltà marziana, ma anche un sostenitore dell'esistenza di un ipotetico pianeta X oltre l'orbita di Nettuno. Della stessa idea era anche Howard Phillips Lovecraft, che molto probabilmente aveva assistito a una conferenza dell'astronomo presso il Ladd Observatory, che frequentava dal 1903.
Tra l'altro Lovecraft mostrò qualcosa di più di un semplice interesse per l'astronomia quando scrisse allo Scientific American una lettera pubblicata il 16 luglio del 1906 in cui metteva in fila una serie di prove a dimostrazione dell'esistenza di un pianeta trans-nettuniano. E questo pianeta molto probabilmente divenne Yuggoth, citato nel racconto Colui che sussurrava nelle tenebre.
New Horizons, però, è tornato a farl parlare di se l'1 gennaio del 2019 grazie a un nuovo flyby, quello accanto all'asteroide doppio Arrokoth, all'epoca noto come Ultima Thule, l'oggetto celeste più lontano mai raggiunto da un dispositivo umano, oltre che l'oggetto più lontano del Sistema Solare raggiunto fino a ora da un oggetto costruito dall'uomo. Ed è stato proprio per celebrare questo evento che Brian May compose un pezzo chiamato New Horizons, come la sonda della NASA, che è stato rilasciato anch'esso l'1 gennaio del 2019.
La canzone inizia con i suoni del lancio della sonda, quindi un estratto dal messaggio di congratulazioni di Stephen Hawikng al team e poi parte la musica, che in qualche modo ricorda un treno, uno di quelli a vapore, che si muove sulle rotaie (forse un riferimento più o meno inconscio a Galaxy Express?). Di fatto May ha voluto celebrare la capacità degli esseri umani di essere riusciti ad arrivare così lontano, oltre i confini stessi della Terra. Torniamo, però, ad Arrokoth. Le fotografie che New Horizons ha scattato mostrano un asteroide dalla forma particolare, quella di un "caciocavallo" (o una provola per i meno meridionali, o un pupazzo di neve, per molti altri), probabilmente dovuta alla fusione di due distinti asteroidi che hanno urtato uno contro l'altro a velocità incredibili (la velocità media di un asteroide è all'incirca 18000 km/h) e che si trova all'interno della fascia di Kuiper.
Altra caratteristica interessante di questo oggetto è la sua colorazione, rossastra e molto più scura rispetto a quella della superficie di Plutone. Ebbene, a partire dai dati raccolti da New Horizons, un team di astronomi ha scoperto l'origine della sua colorazione: zuccheri!
Here, we have evidence that methanol ices exposed to galactic cosmic rays can replicate the colors of Arrokoth. Organics formed indicate that Arrokoth is rich in sugars including biologically significant ribose and glucose, while aromatic hydrocarbons are essential in producing the ultrared color slopes. Our findings provide insights into the surface evolution of planetesimals in the early Solar System ranging from the Kuiper Belt to Oort’s clouds as repositories of short and long-periodic comets.La scoperta ha, ovviamente, delle implicazioni importanti sulla teoria della panspermia, secondo cui le comete e più in generale gli oggetti provenienti proprio dalla fascia di Kupert, hanno portato sul nostro pianeta le sostanze necessarie per lo sviluppo della vita così come la conosciamo. E vista l'imortanza degli zuccheri nei meccanismi biologici, questa scoperta sembrerebbe andare esattamente in quella direzione.
L'ultima curiosità con cui chiudo è legata al nome provvisorio che venne assegnato all'oggetto, Ultima Thule. Nel corso dei secoli è passat da indicare l'ultima terra conoscibile a al di là del mondo conosciuto. Nel suo senso originario, però, il termine venne introdotto (come semplice Thule) dall'esploratore greco Pitea, che la descrive come una terra di ghiaccio e di fuoco. Probabilmente non è un'invenzione come quelle di George Martin, ma sembra rafforzarsi l'ipotesi che Pitea stesse descrivendo l'Islanda.
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