Stomachion

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venerdì 5 luglio 2024

Arrokoth, un mondo di zucchero

Quando ho letto la notizia, il pensiero mi è andato alla famosa puntata di Cosmo Brain, la sua versione radiofonica, che con Laura Paganini abbiamo dedicato ai Queen. Così, visto dagli appunti che mi sono conservato, il testo che avevo dedicato a New Horizons era ancora non pubblicato, ho pensato bene di recuperarlo E da qui nasce questa nuova puntata di particelle musicali!
L'oggetto più lontano del Sistema Solare
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La sonda New Horizons, lanciata il 19 gennaio del 2006, aveva come missione quella di dirigersi verso i limiti più lontani del sistema solare. Il suo primo successo, quello per cui ha ottenuto il suo primo momento di notorietà, è stato il flyby accanto a Plutone e Caronte, ovvero un passaggio ravvicinato al pianeta e al suo satellite. Tra l'altro è stata anche la prima volta che siamo riusciti a ottenere una fotografia della superficie di Plutone, pianeta scoperto il 18 febbraio del 1930 da Clyde Tombaugh mentre era ospite del Lowell Observatory.
E' interessante notare come Percival Lowell, cui è intitolata la struttura, non sia stato solo uno strenuo sostenitore dell'esistenza di una civiltà marziana, ma anche un sostenitore dell'esistenza di un ipotetico pianeta X oltre l'orbita di Nettuno. Della stessa idea era anche Howard Phillips Lovecraft, che molto probabilmente aveva assistito a una conferenza dell'astronomo presso il Ladd Observatory, che frequentava dal 1903.
Tra l'altro Lovecraft mostrò qualcosa di più di un semplice interesse per l'astronomia quando scrisse allo Scientific American una lettera pubblicata il 16 luglio del 1906 in cui metteva in fila una serie di prove a dimostrazione dell'esistenza di un pianeta trans-nettuniano. E questo pianeta molto probabilmente divenne Yuggoth, citato nel racconto Colui che sussurrava nelle tenebre.

martedì 3 settembre 2019

Wants to live forever

Ricordate che all'inizio dell'anno ero stato ospite a Cosmo Brain, trasmissione che ora si è trasferita in altri lidi elettronici? Rispetto alle mie intenzioni, la scaletta aveva subito qualche modifica, ma quella puntata si era conclusa con una delle canzoni meno astronomiche della scaletta, che per fortuna non è stata eliminata, Wants to live forever. Inclusa nella colonna sonora di Highlander, film del 1986 diretto da Russell Mulcahy e con Christopher Lambert nel ruolo del protagonista, l'immortale scozzese Connor MacLeod, fa parte dell'album A kind of magic, dodicesimo in studio dei Queen, diventato di fatto la colonna sonora della pellicola con l'intrusione di Hammer to fall, tratta dal precedente The works.
Il tema portante della canzone è ovviamente l'immortalità, tema che avevo trattato nell'articoletto Immortalità quantistica. La scelta di quella canzone, in particolare di chiudere con quella canzone, è stata, come potete immaginare, molto personale. Ve la ripropongo senza aggiungere alcun altro approfondimento a parte il link scientifico. Potete solo immaginare il perché della scelta di oggi, senza aspettare il tradizionale fine settimana per le particelle musicali:

venerdì 18 gennaio 2019

A night with Cosmo Brain

Ieri è andata in onda la nuova puntata di Cosmo Brain dedicata alla Luna con Filippo Bonaventura che mi ha succeduto come ospite di Laura Paganini. Nel frattempo, per chi se la fosse persa, eccovi la puntata del 10 gennaio 2019 con me come ospite a parlare di Queen, astronomia e fisica.
Visto che mi piace anche condividere con voi i testi lunghi che avevo preparato per la trasmissione e che poi ho opportunamente riassunto per la diretta, vi propongo un pdf che ho preparato all'uopo e che è già organizzato pensando all'aggiunta dei testi per le nuove puntate dove sarò ospite!
Intanto, buon ascolto (o riascolto!):

mercoledì 2 gennaio 2019

Verso i confini del sistema solare

La sonda New Horizons, lanciata il 19 gennaio del 2006, è assurta agli onori delle cronache grazie al passaggio accanto a Plutone avvenuto il 14 luglio del 2015 che ci ha permesso di avere le prime fotografie ravvicinate del pianeta nano che ruota così lontano dal Sole. L'1 gennaio del 2019 New Horizons ha ottenuto un altro piccolo successo: avvicinarsi a uno degli oggetti della fascia di Kuiper, Ultima Thule, che dai dati ottenuti dall'osservazione da Terra sembrava essere composto da due asteroidi distinti che si erano fusi uno con l'altro dopo un urto che si suppone abbastanza catastrofico. Da poche ore sono state rilasciate le prime immagini distinguibili dell'oggetto che confermano l'osservazione fatta dalla Terra, come vedete in questa immagine condivisa da Brian May sul suo profilo instagram:

venerdì 21 dicembre 2018

La storia di Freddie il fotone

cc @astrilari @stefacrono @Pillsofscience @cosmobrainonair @Scientificast @MathisintheAir @mrpalomar
Dopo una lunga gestazione durata diversi anni, arriva finalmente al cinema il film dedicato a Freddie Mercury e ai Queen, Bohemian Rhapsody, come il titolo di una delle canzoni più note e di successo della band inglese di nerd e disadattati che ha rivoluzionato il mondo del rock e della musica in generale. Indubbiamente un film su Freddie Mercury ha nella colonna sonora il suo punto di forza, grazie alla forza trascinante della musica dei Queen: devo, in effetti, confessare che le ho cantate più o meno tutte, ovviamente sottovoce, e ho stentato a trattenermi dal tenere il ritmo come se fossi a un loro concerto, in particolare in occasione di We will rock you, peraltro uno dei pezzi scritti da Brian May, e che in effetti rappresenta molto bene l'altra rivoluzione che i Queen hanno portato nella musica, il coinvolgimento del pubblico durante i live.
Nel complesso il film, pur di fronte a differenze, anche abbastanza importanti, nella biografia, risulta molto ben fatto e ben recitato. D'altra parte il compito per gli attori non era agevole: muoversi sul palco come degli animali da palcoscenico come i Queen era abbastanza arduo, in particolare il compito di Rami Malek che interpretava Mercury. D'altra parte, se pensiamo un attimo all'impianto del film, le licenze che Anthony McCarten si è preso nella sceneggiatura sono in qualche modo giustificabili. Il film, infatti, ruota intorno a quello che viene considerato non solo il concerto migliore della band, ma il live migliore in assoluto nella storia della musica: la performance di 20 minuti sul palco del Live Aid nel 1984 a Wembley. In questo senso risulta incredibilmente emozionate, oltre che ben interpretata nelle movenze, proprio la scena che sintetizza questi mitici 20 minuti, e questo anche grazie alla regia di Bryan Singer e Dexter Fletcher, che lo ha sostituito quando Synger, a film quasi ultimato, è stato licenziato.
Se il Live Aid era da considerarsi punto di partenza e di arrivo della narrazione, il resto del compito del film è stato quello di raccontare la personalità di Mercury, i suoi obiettivi e in parte i suoi eccessi, enfatizzando gli eventi e le persone che in qualche modo hanno contribuito a questi eccessi. Emerge un personaggio molto partecipe non solo nella musica, ma anche nei rapporti con molte delle persone che lo circondavano: in qualche modo è proprio questa forte partecipazione emotiva che lo spinse verso l'eccesso (mi spingerei a fare dei paragoni con alcuni fisici teorici che ebbero una porzione della loro vita ricca di eccessi, ma preferisco evitare).
Dato in particolare quest'ultimo come compito del film, le licenze poetiche di McCarten sono quasi comprensibili, e per approfondirle vi rimando alla sezione relativa sulla pagina di en.wiki del film.
Nel resto dell'articolo vorrei, invece, soffermarmi sulla canzone, scritta proprio da Freddie Mercury, che in qualche modo fornisce il titolo del post, Don't stop me now.

martedì 19 luglio 2011

Ritratti: Brian May

Brian May, credo lo sappiamo tutti su questo blog, è il chitarrista dei Queen, uno dei più grandi gruppi rock di tutti i tempi, fondato dal grandissimo Freddy Mercury. Però Brian non è solo un chitarrista di successo, uno dei migliori (se non il migliore) in circolazione, ma è anche un astrofisico!
Nasce il 19 luglio del 1947 a Twickenham, Londra. Studia matematica e fisica all'Imperial College, dove inizia anche il dottorato, che però abbandona intorno al 1973 quando i Queen iniziano a raccogliere il meritato successo. Completa, però, il suo percorso a 30 anni di distanza, nel 2007(5), ma nel frattempo non ha dimenticato la sua attività di ricerca astronomica: infatti scrive Bang! – The Complete History of the Universe insieme con Patrick Moore e Chris Lintott e pubblicato nel 2006.
Si diceva, però, attività di ricerca: Mr.May, infatti, tra il 1972 e il 1973, ha visto la pubblicazione di due suoi articoli, di cui uno addirittura su Nature, scritti insieme con Mr.Hicks e Mr.Reay: MgI Emission in the Night-Sky Spectrum e An Investigation of the Motion of Zodiacal Dust Particles (Part I), written with Mr.Hicks and Mr.Reay.
Nelle due pubblicazioni, May e colleghi si interessano alla luce zodiacale, quella proveniente dalla porzione di cielo corrispondente con la striscia dello zodiaco, in particolare nello spettro del MgI vicino alla lunghezza d'onda di 5183.62 Å.
L'importanza in questo genere di studi sta nel fatto che la formazione di MgI e MgII è una delle caratteristiche nell'interazione tra l'atmosfera e le radiazioni stellari(2, 3). Con l'obiettivo di determinare le linee di assorbimento della luce zodiacale, Brian & friends utilizzano l'interferometro Fabry-Perot illustrato in figura:
Il metodo è stato campionare, per 48 s, ognuno dei 18 punti lungo l'intervallo spettrale. Il livello del segnale di ogni punto è stato registrato a partire dai conteggi degli impulsi elettronici e dalla stampa delle linee. Un secondo canale per il conteggio degli impulsi ha monitorato il fondo celeste a banda larga, consentendo così le correzioni per la fluttuazione nella trasparenza del cielo. Il potere risolutivo dell'interferometro eradi 3500, corrispondente a un profilo strumentale di 1.5 Å.
Il tempo di osservazione è settembre e ottobre 1971 e aprile 1972 dall'osservatorio di Izana nelle Tenerife, Canarie.