Scrittura parallela
Come ricorda la wiki sulla voce del romanzo, la scrittura della sceneggiatura e del romanzo si è svolta in maniera contemporanea, con Kubrick e Clarke che si sentivano spesso al telefono per sviluppare i vari dettagli del progetto. Il romanzo, però, uscì con qualche settimana di ritardo, questo perché Kubrick non voleva che gli spettatori arrivassero alla visione del film sapendo già molte delle informazioni che il film voleva passare. Inoltre Kubrick riteneva che il film non dovesse essere per nulla chiaro, e anzi riteneva un fallimento se le persone fossero uscite dal cinema avendo la sensazione di aver compreso tutto.Il problema di questo approccio sta, però, proprio in quella insoddisfazione di fondo che, per come viene generata dalla pellicola, non è né positiva, né fruttuosa, a differenza, invece, di quello che trasmette il romanzo, che, ancora una volta, risulta superiore rispetto all'opera cinematografica. Questo effetto, però, non risiede solo nella capacità del romanzo in generale di entrare nella mente dei personaggi, affiancando descrizioni intimiste a quelle paesaggistiche, che sono indubbiamente rese in maniera molto efficace sul grande schermo, ma anche da un certo rispetto mostrato da Clarke nei confronti del lettore, sicuramente un rispetto maggiore di quello mostrato da Kubrick.
In questo senso è secondo me emblematica proprio quella porzione del film dedicata ad HAL 9000. Nel romanzo è ben chiaro che il conflitto interno nel computer è dovuto alla sua progressiva incapacità di gestire informazioni nascoste: secondo quanto progettato, infatti, gli astronauti che gestivano l'astronave dovevano restare all'oscuro del vero obiettivo della missione, che invece era noto ai membri dell'equipaggio posti in ibernazione. In pratica HAL impazzisce perché non è in grado di mentire!
E' interessante come una posizione simile sia analoga all'idea presente in Atom di Tezuka o in Pluto di Urusawa secondo cui un'intelligenza artificiale può ritenersi perfetta (o comunque in grado di essere paragonabile a quella umana), solo quando è in grado di concepire il male. Cosa che HAL non è mai stato in grado di fare, visto che tutti i suoi comportamenti erano volti alla sopravvivenza degli astronauti, senza soffermarsi realmente a pensare, come avrebbe fatto un umano, se queste azioni non si sarebbero rivelate sul lungo periodo nocive. Ovviamente c'è anche il tema della preservazione di se stessi, evidente quando HAL prega di non essere spento, ma questo si aggiunge, semplicemente, alle considerazioni precedenti.
Anche il finale, per quanto intimista e filosofico, risulta molto più chiaro nella scrittura chiara di Clarke rispetto alle visioni del film di Kubrick e, a differenza di quest'ultimo, lascia sul serio un senso di meraviglia e di esaltazione perché a Bowman sono state letteralmente aperte le porte dell'universo!
Piccola curiosità finale: la descrizione fornita da Clarke nel romanzo della differente luminosità dei due emisferi della luna di Saturno, Giapeto, è compatibile con quella osservata dalla Voyager 2 nel corso del suo sorvolo. Solo che mentre il romanzo è del 1968, la missione della Voyager 2 risale al 1981! Alla fine fu lo stesso Carl Sagan a conglaturarsi con Clarke per aver previsto l'osservazione della sonda.
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