Era rimasto lì, nello scaffale, per qualcosa come dieci anni, poi, mentre stavo a ragionare su quale lettura far seguire all'ultimo romanzo
noir letto, ecco che mi capita la costa di
Abarat. Rifletto che è da tanto tempo che non leggo nulla di
Clive Barker (anche se ho letto molto poco di Barker: un fumetto o due e il primo dei
Libri di sangue, ma conto di recuperare questi ultimi avendo visto in libreria l'
omnibus, o qualcosa del genere), così lo prendo in mano con l'intenzione di leggerlo. Vedo, però, che in quarta di copertina questo è solo il primo di cinque libri. Ci sto lì a ragionare ancora un po', poi mi stringo nelle spalle e opto per la lettura: se non mi piacerà o mi lascerà indifferente, non cercherò in nessun modo di recuperare gli altri quattro.
E mai pensiero fu più piacevolmente smentito!
Avrei dovuto intuirlo già dalla grafica del titolo: se ruoti il libro di 180° continui a leggere
Abarat come se il libro non l'avessi girato! Inoltre siamo di fronte, verrebbe quasi da dire, all'ennesima saga
fantasy in cui un ragazzino, in questo caso una ragazzina, Candy Quackenbush di Chickentown (sembra quasi uscita da un fumetto
disneyano!), finisce su un mondo parallelo, l'Abarat del titolo. Qui inizia una lunga peregrinazione, scoprendo un pezzo alla volta che forse Abarat non è così estraneo a lei, o che lei non è così estranea ad Abarat (un'idea, personalmente, ce l'avrei), e, soprattutto, che su Abarat ci sono personaggi che mirano al controllo di questo mondo particolare.