Stomachion

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venerdì 28 agosto 2015

Pionieri dello spazio in viaggio verso Coyote

Non cambia niente: gli adolescenti tendono a viaggiare in branco, che siano in un centro commerciale o in una nave spaziale.
L'idea alla base di Coyote di Allen Steele, primo romanzo di una saga, è quello di riproporre la letteratura pionieristica, quella che esalta il selvaggio west, in chiave fantascientifica. Coyote, però, è al tempo stesso un mix di generi differenti. Strutturato in sei parti, la prima è fondamentalmente distopica: negli Stati Uniti è in carica un governo di stampo nazifascista che limita le libertà personali dei soggetti ritenuti pericolosi. In un modo o in un altro i ribelli riescono però a organizzarsi, impossessandosi della navicella che dovrebbe portare un gruppo di coloni verso Coyote, satellite di un pianeta lontano che dai dati appare abitabile per gli esseri umani.
I primi coloni terrestri, quindi, come i primi coloni europei in fuga dalle persecuzioni, si avventurano sulla URSS Alabama ignari del piano in corso per far fallire la missione: nessuno sulla Terra è infatti realmente interessato al loro successo, e questo indipendentemente dalla presenza a bordo dei ribelli.
Ad ogni buon conto, per un errore nella programmazione delle capsule di criostasi, il piano di distruzione della URSS Alabama fallisce e così, nella seconda parte del romanzo assistiamo alle avventure sull'astronave di Leslie Gillis, che era stato inserito per sbaglio nella capsula destinata al sabotatore. Sarà una lenta agonia per Gillis, costretto a consumare una parte delle scorte dei coloni per poter sopravvivere, che però riuscirà a mantenersi attivo anche grazie alla scrittura. Ispirato da alcune visioni (forse indotte dall'alcol o forse dall'estrema solitudine) del pianeta Coyote, scriverà una serie di romanzi fantasy ambientati su questo nuovo pianeta. Lascerà anche un paio di appunti, come l'identità del traditore o una strana osservazione fatta durante uno dei momenti di veglia, ma su questo dettaglio si tornerà in seguito.