In effetti, dal punto di vista della mitologia, la storia degli automi risale a partire dall'antica Grecia con gli assistenti meccanici di Efesto o con Talos, gigantesco uomo di bronzo guardiano di Crera e antesignano dei mecha, proprio come il colosso di Rodi. A quanto pare l'isola aveva una forte tradizione meccanica, come riporta in questi versi il poeta Pindaro:
Le figure animateTutto ciò nulla toglie al tono leggendario dei versi, che potrebbero tranquillamente riferirsi a delle statue talmente belle e dettagliate da sembrare animate, soprattutto considerando che il meccanismo più complesso finora ritrovato dall'antica Grecia è il noto meccanismo di Antikythera (o Anticitera).
adornano ogni strada pubblica
e sembrano respirare nella pietra,
o muovere il loro piedi di marmo.
Facendo un salto al periodo medioevale, sono molti i documenti con progetti di automi dalle fattezze più svariate, dagli animali come i serpenti agli esseri umani. In questo mi sembra interessante citare gli automi di Al-Jazari che servivano per aiutare nel lavaggio delle mani: un automa dalle fattezze femminili, tirando un'apposita levetta, riempiva una bacinella d'acqua, utilizzando un meccanismo molto simile a quello impiegato nei bagni moderni. Una versione più sofisticata prevedeva invece l'uso di piccoli automi umani che porgevano salviettine e sapone all'utente.
Quello che possiamo considerare il boom dell'automazione arriva, però, con il rinascimento, quando gli automi vengono impiegati per gli spettacoli o per stupire le persone comuni. Si possono allora citare i diavoli meccanici di Giovanni Fontana o i progetti non realizzati di Leonardo Da Vinci o il monaco a orologeria probabilmente costruito da Gianello Torriani.
Famosi, poi, gli automi di Athanasius Kircher, in grado persino di parlare, e quelli scrivani di Pierre Jaquet-Droz e di Henri Maillardet, che fu allievo del primo.