Stomachion

sabato 7 luglio 2018

Topolino #3267: Le nuove piccole papere e altre storie

Tra il 1992 e il 1993 Topolino pubblicò Piccole papere e Le piccole papere crescono, parodie dei romanzi di Louisa May Alcott realizzate da Claudia Salvatori e Lino Gorlero. A più di 25 anni di distanza, sul Topolino #3267, ecco un nuovo omaggio all'epopea delle donne della famiglia March realizzata questa volta da Marco Bosco e Silvia Ziche, che per l'occasione utilizzano il rodato gruppo di papere che più volte hanno già messo in campo: Nonna Papera, Paperina, Paperetta Yé-Yé, Miss Paperett e Brigitta.
Solo una parodia
In effetti è solo con questo mantra in testa che si riesce a mandar giù la scelta delle protagoniste. Le quattro piccole donne hanno, infatti, un'età compresa tra i 12 e i 16 anni e anche con tutta la buona volontà e un allargamento della fascia d'età, includere tra le piccole papere Brigitta risulta abbastanza complicato, anche perché la sua età "avanzata" è abbastanza manifesta per via del suo innamoramento per Paperon Laurenbek, evidentemente l'equivalente dell'altrettanto burbero James Laurence. Paperino, invece, è il nipote di Laurenbek, equivalente di Theodore Laurence, e in effetti ne interpreta una versione più matura, ma abbastanza coerente sia con il personaggio originale sia con Paperino stesso.
La scelta che fa storcere di più il naso è, però, l'interprete dell'anziana zia March, affidata a Doretta Doremì, per l'occasione diventata semplicemente zia Etta. Il problema non è tanto la presenza contemporanea delle due spasimanti di Paperone (anche se ultimamente l'amore in generale e quello con Doretta in particolare sembra che siano stati banditi da Topolino, come se i bambini, almeno in Italia, vivessero in famiglie felici ma senza amore!), o della precisa preferenza, per il ruolo di spasimante, di Brigitta, ma proprio per il trattamento del personaggio, che mal si adatta a interpretare la zia March.
Scelte dei personaggi a parte, la storia procede liscia, lineare e in maniera tutto sommato coerente con la trama del romanzo della Alcott: siamo comunque di fronte alla prima puntata delle Piccole grandi papere, ma gli elementi qui presentati sembrano preparare una storia bella e appassionante. Speriamo che Bosco riesca a mantenere le attese.
Lo scrittore torna sempre sul luogo del delitto
Con La lunga notte del commissario Manetta del 1997 sul Topolino #2147 iniziava il lungo rapporto di Tito Faraci con l'ispettore Manetta e con il nerboruto Rock Sassi, integratosi molto velocemente sia con Manetta sia nelle storie disneyane italiane. Con Una non troppo semplice somiglianza Faraci ritorna a occuparsi del personaggio in maniera più seria, un po' come nelle storie di fine anni '90 del XX secolo.
Affiancato da Giada Perissinotto, Faraci mette l'ispettore prima di fronte all'infamante accusa di essere un ladro e poi all'ancora peggiore parentela con Giuseppe Tubi. Il risultato è un classico poliziesco da serial televisivo che approfondisce in maniera non banale il personaggio di Manetta, con un finale che suggerisce un ritorno futuro di Faraci sulla grande questione lasciata aperta.
A colpire in maniera positiva sono in particolare l'uso limitato e non eccessivo delle battute brillanti, che in alcuni casi avevano reso soggetti simili molto più vicini a gag story che non al genere di riferimento. Inoltre la Perissinotto, nonostante non sia efficace con i topi così come lo è con i paperi, riesce comunque a presentare soluzioni interessanti, come in alcune inquadrature particolari o per l'efficace splash page che si trova a metà della storia e di chiara ispirazione hitchcockiana.
La mia vita senza te
Letto il titolo, non ho potuto fare a meno di leggere La mia vita senza té con la quasi omonima canzone dei Tre allegri ragazzi morti in sottofondo. E in un certo senso la storia di Danilo Deninotti per i disegni di Stefano Zanchi racconta anche di una storia d'amore, un po' particolare, visto che è quello che lega Battista con Paperone. I due, infatti, si separano dopo che il maggiordomo osa preparare il té al principale con una bustina nuova: questo spinge Battista a licenziarsi per intraprendere una nuova fase della sua vita, che come scontato lo riporterà comunque a tornare al deposito.
Ad ogni modo la storia, narrata in prima persona da Battista, oltre allo spunto interessante e mai utilizzato da altri autori disneyani (sebbene risulti abbastanza assurda la reazione di Paperone: una bustina usata è stata sicuramente nuova in un lontano passato!), ha il pregio di mostrare le potenzialità di Battista come personaggio autonomo. La piacevolezza della storia, però, viene leggermente incrinata dall'ultima battuta di Battista, che esplicita un dettaglio che era molto chiaro per qualunque lettore: non è solo qualcosa di simile al classico spiegone bonelliano, ma è soprattutto il contesto a risultare fuori luogo.
Da parte sua il sempre più bravo Zanchi aggiunge al tratto chiaro e rotondo chiaramente ispirato a quello di Andrea Ferraris, soluzioni nelle inquadrature e nella scelta del chiaroscuro che richiamano a scelte analoghe operate da Paolo Mottura, a dimostrazione che il giovane Zanchi è alla continua ricerca di elementi che ne possano migliorare non solo la tecnica esecutiva, ma anche la fase di narrazione grafica più propriamente detta.
Interruzione imprevista
Negli ultimi anni è stato molto complicato riuscire a tenere il passo delle letture Topoline, ma a mia memoria non ho mai interrotto la lettura di una storia. Paperino e il segreto degli impavidi di Gabriele Mazzoleni per i disegni di Luciano Gatto è stata la prima storia che non sono riuscito a leggere fino alla fine. Anzi, l'interruzione è avvenuta abbastanza presto, alla nona pagina di 26.
La storia propone un Paperino sbruffone che millanta un coraggio che non possiede. Un Paperino che va in giro per il mondo al seguito dell zione o per avventure personali, un Paperino che si impegna con passione, a volte anche eccessiva, in sempre nuove attività lavorative. Un Paperino mai domo, certo anche pigro, che da Carl Barks in poi ha sempre appassionato i lettori di molte generazioni è stato definitivamente sgretolato da Topolino e la storia di Mazzoleni, purtroppo disegnata da un maestro come Gatto, ha messo la definitiva pietra tombale su quel personaggio esattamente nell'ultima vignetta della sesta pagina, quando Paperino afferma:
Vorrei essere coraggioso, ma con la malasorte che mi perseguita ogni impresa è destinata al fallimento!
Il fatto di aver proseguito per altre tre pagine è dovuto più al rispetto per Gatto che non per la storia.

Nessun commento:

Posta un commento