Stomachion

sabato 25 luglio 2020

Rusty Lake: Alla ricerca di se stessi

Quando ai tempi incrociai la serie su Kongregate, la snobbai, non solo preferendogli altre tipologie di gioco, ma altri giochi dello stesso genere: sto parlando della serie Cube Escape della Rusty Lake, una serie di videogiochi di genere punta e clicca appartenenti al sottogenere dell'escapismo, in effetti definiti come scappa dalla stanza. Come intuibile dal termine originale di questo sottogenere, escape the room, proprio questo tipo di videogiochi, che nasce nel 1988 con l'avventura testuale Behind Closed Doors di John Wilson, è all'origine delle escape room. Ovviamente non sono l'unica fonte per questo divertente gioco dal vivo, e probabilmente approfondirò l'argomento in altra occasione, ma ovviamente in questo caso vi inizierò a "parlare" della serie ideata dalla Rusty Lake, partendo, però, dal gioco che ha riacceso la mia passione verso questo sottogenere, Samsara Room.
Una stanza per cambiare
Non conoscendo bene tutti gli elementi della serie Cube Escape, la loro presenza nel gioco è stata, in effetti, il motivo per cui sono rimasto catturato non tanto dal game play, che conoscevo, quanto dalla storia stessa. Il punto centrale della storia è una finestra che si affaccia su un muro con quattro candelabri agli angoli, un piatto sul davanzale e un oblò al centro, che si apre se si mettono insieme cinque oggetti, quattro sui candelabri e uno sul piatto.
L'obiettivo del gioco, come si scopre man mano che si aprono sportelli e si seguono gli indizi per recuperare gli oggetti, non è uscire dalla stanza, un vero e proprio cubo, quanto scoprire qualcosa di più sulla natura dell'anima del protagonista, un'ombra nera con due occhi luminosi, uno dei personaggi ricorrenti di Cube Escape. Proprio la presenza di quest'ombra lega Samsara Room alla saga molto di più degli elementi sparsi per la stanza, siano essi oggetti come una conchiglia, un gambero, un pesce, siano essi i mistici simboli associati, ad esempio, al passato, al presente e al futuro. Il tempo, infatti, rappresentato da un orologio, gioca un ruolo fondamentale in Samsara Room e in quasi tutti i capitoli di Cube Escape, tutti caratterizzati da una forza immersiva che va ben oltre dalla grafica 2d del gioco e che risiede tutta nei personaggi e nella storia. Il giocatore, infatti, e lo ripeto ancora una volta, è spinto non tanto dal desiderio di uscire dalla stanza, ma proprio dal raccogliere elementi per ricostruire la storia del protagonista, nel quale ci si identifica facilmente grazie alla visuale in prima persona.
Un gioco decisamente molto bello, con tanto di livello nascosto, che ha nella storia e nei risvolti filosofici un elemento di coinvolgimento e intensità narrativa che attirano sicuramente gli amanti del genere. E non solo.

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