I kaiju sono i mostri giganti della fantascienza cinematografica giapponese. Protagonisti dei così detti kaiju eiga, i film con mostri giganti, sono sostanzialmente di due tipi: di forma umanoide o mostri veri e propri dalle fattezze animalesche. Il più noto dei kaiju è Godzilla, anche se l'antesignano del genere è da considerarsi il King Kong del 1933 di Merian Cooper ed Ernest Schoedsack a partire da un soggetto del prolifico giallista Edgar Wallace.
Ad ogni buon conto i kaiju, da allora, hanno attecchito soprattutto in Giappone, che ha una ricca mitologia demoniaca, e hanno a loro volta influenzato quello stesso paese che ha ispirato l'inizio del genere, gli Stati Uniti. E non a caso proprio gli OAV di genere sono indicati come fonte di ispirazione principale da parte di James Harren, autore della saga degli Ultramega.
Non è un caso se uso il plurale, perché di Ultramega ce n'è più di uno. Questi sono normali esseri umani, con una famiglia e un lavoro, i cui poteri vengono attivati ogni volta che si attivano i poteri di un essere umano infettato da un virus extraterrestre che lo costringe a diventare un kaiju. Kaiju e Ultramega sono, poi, connessi uno all'altro, nemici sin dalla nascita dell'universo, in lotta perenne uno contro l'altro, un qualcosa quasi come yin e yang. Questa idea è espressa abbastanza bene da uno degli Ultramega prima che quest'ultimo, durante una battaglia contro un kaiju particolarmente potente, attivi la sua modalità berserker, proprio come un Evangelion. E infatti anche graficamente l'Ultramega trasformato ricorda un Eva in tale mostruosa modalità. D'altra parte gli Ultramega quando si trasformano acquisiscono anche le dimensioni gigantesche dei kaiju, quindi un legame tra queste due entità deve pur esserci.
Il primo numero, però, finisce con lo sterminio degli eroi e con quello apparente del kaiju per poi andare in avanti di un decennio circa in un mondo post-apocalittico a seguire le avventure del figlio di uno degli Ultramega visti nel primo numero. Ed è in questo mondo che si svolge la seconda parte del secondo volume, costituita dal secondo numero della serie originale.
In questa seconda parte Harren segue le vicende di un gruppo di esseri umani che cerca di sopravvivere come può, sottoposta al giogo di un gruppo di adoratori dei kaiju e all'ombra del mito degli eroi di un tempo che fu, che per quanto non sia così lontano nel tempo, viene raccontato come lontanissimo. Questo approccio da in maniera molto evidente la sensazione di sconforto strisciante tra i sopravvissuti, ma al tempo stesso prepara anche il terreno ai numeri che saranno, visto che l'autore si prende ancora più spazio per raccontare i protagonisti e soprattutto prepara in maniera abbastanza evidente il ritorno dei kaiju e degli Ultramega.
Molto bello poi lo stile di costruzione della pagina e il tratto dell'autore, che ricorda un Travis Charest prima maniera, ma con in aggiunta una pagina più ricca di dettagli, mentre la colorazione in toni scuri proposta da Dave Stewart è molto utile a enfatizzare la drammaticità della vicenda.
Un evidente atto d'amore al genere kaiju e al mondo nipponico realizzato con competenza e in maniera curata e appassionante ricco di potenzialità che sarà interessante vedere come verranno sviluppati da Harren.
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