Nel 1995 Kevin Costner, che nei cinque anni precedenti era uscito da un successo dietro l'altro, ritorna sotto la guida del regista Kevin Reynolds, con il quale aveva lavorato prima in Fandango e poi in Robin Hood, in uno sfortunato film post-apocalittico, Waterworld, che aveva spinto alle estreme conseguenze l'idea di "pianeta d'acqua" per la Terra. In un certo senso era un film molto in anticipo sui tempi, che a modo suo metteva in guardia sul futuro che aspetta l'umanità, forse un futuro eccessivo. L'accoglienza al botteghino, però, non fu eccezionale, almeno non in patria, tanto che senza il mercato estero non sarebbe arrivato al pareggio con il budget. Questo dettaglio, però, dovrebbe farci riflettere su un punto: fondamentalmente, nonostante il nostro sia un pianeta d'acqua, la maggior parte dei nostri interessi, della nostra attenzione, delle nostre narrazioni sembra centrato proprio sulla terra ferma. Anche per questo Steve Mentz decide di scrivere un libro dedicato alle strade d'acqua del pianeta, quelle che collegano le sponde dei mari, come il Mediterraneo, o quelle che collegano i continenti. Quelle che attraversano un... Oceano!
Edito da wetlands con tanto di prefazione dell'autore all'edizione italiana, è un libro leggero e di veloce lettura che combina considerazioni puramente letterarie e poetiche su alcune delle opere più importanti legate al rapporto dell'uomo con il mare (su tutti, ovviamente, l'Odissea, che si svolge per larga parte proprio sulla superficie del Mediterraneo, o in balia di essa), con altre di carattere più storico legate al rapporto che l'uomo ha stretto con il mare, cercando anche di costruire un ponte con il movimento dei sentieri metropolitani, che vorrebbero recuperare un rapporto più intimo dei cittadini con i luoghi che abitano. L'idea, infatti, è anche quella di recuperare il nostro rapporto con l'acqua, che troppo spesso dimentichiamo, ma che in fondo è piuttosto profondo, visto che, a quel che sappiamo, la vita così come la conosciamo non potrebbe esistere senza l'acqua degli oceani.
Tra l'altro è anche molto bello che due capitoli siano dedicati a Emily Dickinson, una delle mie poetesse preferite (per non dire la), e Rachel Carson, il cui primo libro di divulgazione era dedicato proprio al mare (e magari ne scriverò presto!). In definitiva una lettura che con la mediazione della letteratura vuole far riflettere il lettore su come, anche a causa di inquinamento e globalizzazione, sia cambiato, non necessariamente in meglio, il nostro rapporto con il mare.
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