Con una copertina realizzata
ad hoc,
Topolino #3316 celebra il
cinquantesimo anniversario della creazione di Paperinik. Il numero, così come la storia d'apertura,
Tutto cominciò così di
Marco Gervasio, lascia un po' perplessi per qualità generale. Gradevole nel complesso, presenta però alcune fonti di dubbio, alcune alla lettura delle storie stesse, altre quando si prova ad approfondire l'argomento, come nel caso de
L'invenzione del cucù di
Danilo Deninotti e
Roberto Vian.
Nel cuore della Foresta Nera
La storia dell'
orologio a cucù è avvolta da leggende e dati incompleti. Secondo una versione, che probabilmente è stata la fonte principale della storia di Deninotti, l'orologio a cucù venne inventato nel 1738 da
Franz Ketterer, orologiaio tedesco nativo di Schönwald im Schwarzwald nella Foresta Nera. La
prima descrizione di un orologio a cucù, però, risale al 1629 quando il nobiluomo
Philipp Hainhofer descrisse un orologio appartenente al Principe Elettore
August von Sachsen. Questo fatto suggerisce che la creazione di tale genere di orologi sia precedente al 1738, cosa che peraltro è vagamente suggerita anche dalla storia di Deninotti, visto che l'avo di Pippo, Otto Keller Pipps, diventa assistente dell'orologiaio Herr Ketlero che nel 1738 aveva già inventato il cucù. D'altra parte secondo varie fonti Ketterer non può nemmeno essere l'orologiaio che costruì il primo cucù della Foresta Nera: secondo alcuni storici, infatti, Ketterer era nato nel 1734, quindi non poteva costruire il primo cucù della zona nel 1738, a meno che, ovviamente, la data del 1738 non sia errata.
E' interessante notare di passaggio come l'Italia potrebbe aver giocato un ruolo nello sviluppo dell'idea degli orologi a cucù: l'architetto
Domenico Martinelli nel suo saggio
Horologi Elementari del 1669 suggeriva di utilizzare proprio il verso del cuculo per indicare lo scorrere delle ore. Se però oggi l'origine degli orologi a cucù viene generalmente attribuita alla Foresta Nera è sostanzialmente perché tutti gli altri orologi a cucù di cui si hanno una qualche testimonianza precedenti al 1738 sono andati perduti. E così torniamo al nostro Ketterer.