Matematico, filosofo, inventore, ingegnere meccanico, Charles Babbage ha avuto nella sua vita una gran varietà di interessi. Considerato da molti uno dei padri del computer, è l’inventore del primo calcolatore meccanico, uno strumento costruito con leve e rotelle. Famosa la sua collaborazione con Augusta Ada King-Noel, contessa di Lovelace, meglio nota come Ada Lovelace, pioniera della programmazione: ha infatti ideato il primo algoritmo della storia in grado di calcolare una sequenza di numeri di Bernoulli. E' per questo che viene considerata la prima programmatrice, nonostante non esistesse ancora alcun linguaggio di programmazione.
La Lovelace collaborò anche all'ambizioso progetto della macchina analitica di Babbage, che nelle intenzioni dell'inventore britannico avrebbe dovuto compiere operazioni più complesse dei semplici calcoli matematici. La macchina non venne mai realizzata, ma alcune delle idee di Babbage vennero introdotte nella versione inglese di un articolo di Luigi Menabrea che riprendeva una serie di conferenze che Babbage stesso tenne a Torino nel 1840. La traduzione, curata proprio dalla Lovelace, su suggerimento di Babbage, era completata da note originali, che in qualche modo ponevano le basi per la costruzione dei calcolatori così come li intendiamo oggi(1).
Stomachion
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venerdì 10 dicembre 2021
venerdì 10 novembre 2017
Essere umani
Alla domanda su "chi siamo?" prova a rispondere, in maniera apparentemente sorprendente Essere umani di Brian Christian, poeta e vincitore del titolo di "umano più umano" nel 2009.
La storia inizia con il premio Loebner, una competizione internazionale tra intelligenze artificiali indetta e finanziata da Hugh Loebner. L'idea del premio nasce dal gioco dell'imitazione ideato da Alan Turing, meglio noto come test di Turing, cristallizzatosi su una formula non troppo diversa da quella proposta dal matematico britannico. Alcuni giudici, infatti, chattano per cinque minuti con un utente che non possono vedere e danno a ciascuno una sorta di livello di umanità. Alla fine vengono assegnati due premi, uno al bot risultato più umano e l'altro all'... umano più umano. In Essere umani Brian Christian racconta della sua esperienza e di come si è preparato per la sua partecipazione, di fatto realizzando una ricerca su ciò che ci rende umani.
In ultima analisi, ciò che mi ha stupito di più del libro di Christian è come, utilizzando il semplice obiettivo di dimostrarsi umano durante il test di Turing, ci si avvicini a vari aspetti più o meno connessi tra loro, come l’intelligenza, il linguaggio, la compressione delle informazioni. Il cuore del Premio Loebner, il moderno test di Turing, sono le ricerche sui bot. Questi sono essenzialmente dei programmi di chat (da cui il nome più preciso di chatterbot) che dialogano con gli utenti cercando di simulare degli esseri umani nel modo migliore possibile.
Il primo software di questo genere fu ELIZA, sviluppato nel 1966 da Joseph Weizenbaum. A partire da ELIZA i bot si sono sviluppati sempre di più, riuscendo ad avvicinarsi in molte occasioni al superamento del test di Turing. L'osservazione più interessante sull'argomento è che una delle principali applicazioni dei bot è nell'ambito dell'assistenza psicologica: un bot, infatti, si rivela un terapista migliore di un essere umano!
Ovviamente di possibili applicazioni se ne possono immaginare moltissime, dall'ambito letterario (vedi, ad esempio, Le argentee teste d’uovo per un'interpretazione umoristica della vicenda), a quelli politico, giornalistico e così via. E ci si aspetta che potrebbero tranquillamente affrontare qualunque genere di lavoro, almeno nel momento in cui li si dota di corpi adatti a qualunque scopo.
Certo c'è da dire che il vantaggio dei bot che hanno partecipato al premio Loebner, e in fondo di un po' tutti i bot che circolano in giro, è la loro specializzazione. I bot del premio devono convincere i giudici che sono esseri umani, un compito leggermente più semplice che esserlo sul serio, proprio grazie alle possibilità che concede lo studio del linguaggio. Una delle caratteristiche di questi bot, però, è una qual certa mancanza di creatività, non solo relativamente alla gestione della conversazione(1), ma anche nella capacità di cambiare argomento all'improvviso o in base agli spunti dell'interlocutore.
Questo, però, ci porta dritti alla delicata questione della progettazione di un'intelligenza artificiale e quindi a uno dei pionieri nel campo, Claude Shannon, che ha tra l’altro anche contribuito allo sviluppo teoria matematica della crittografia.

In ultima analisi, ciò che mi ha stupito di più del libro di Christian è come, utilizzando il semplice obiettivo di dimostrarsi umano durante il test di Turing, ci si avvicini a vari aspetti più o meno connessi tra loro, come l’intelligenza, il linguaggio, la compressione delle informazioni. Il cuore del Premio Loebner, il moderno test di Turing, sono le ricerche sui bot. Questi sono essenzialmente dei programmi di chat (da cui il nome più preciso di chatterbot) che dialogano con gli utenti cercando di simulare degli esseri umani nel modo migliore possibile.
Il primo software di questo genere fu ELIZA, sviluppato nel 1966 da Joseph Weizenbaum. A partire da ELIZA i bot si sono sviluppati sempre di più, riuscendo ad avvicinarsi in molte occasioni al superamento del test di Turing. L'osservazione più interessante sull'argomento è che una delle principali applicazioni dei bot è nell'ambito dell'assistenza psicologica: un bot, infatti, si rivela un terapista migliore di un essere umano!
Ovviamente di possibili applicazioni se ne possono immaginare moltissime, dall'ambito letterario (vedi, ad esempio, Le argentee teste d’uovo per un'interpretazione umoristica della vicenda), a quelli politico, giornalistico e così via. E ci si aspetta che potrebbero tranquillamente affrontare qualunque genere di lavoro, almeno nel momento in cui li si dota di corpi adatti a qualunque scopo.
Certo c'è da dire che il vantaggio dei bot che hanno partecipato al premio Loebner, e in fondo di un po' tutti i bot che circolano in giro, è la loro specializzazione. I bot del premio devono convincere i giudici che sono esseri umani, un compito leggermente più semplice che esserlo sul serio, proprio grazie alle possibilità che concede lo studio del linguaggio. Una delle caratteristiche di questi bot, però, è una qual certa mancanza di creatività, non solo relativamente alla gestione della conversazione(1), ma anche nella capacità di cambiare argomento all'improvviso o in base agli spunti dell'interlocutore.
Questo, però, ci porta dritti alla delicata questione della progettazione di un'intelligenza artificiale e quindi a uno dei pionieri nel campo, Claude Shannon, che ha tra l’altro anche contribuito allo sviluppo teoria matematica della crittografia.
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