Stomachion

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domenica 19 maggio 2019

Topolino #3312: Una questione di brevetti

Vista la ricorrenza dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, la storia in cinque parti scritta da Bruno Enna per celebrare il genio italiano sta occupando lo spazio dedicato alla recensione settimanale Al caffé del Cappellaio Matto, però sul numero in edicola questa settimana ci sono ben due storie che forniscono un particolare interesse scientifico. Iniziamo con...
Una capatina all'ufficio brevetti
Sebbene l'idea dietro ai brevetti risalga al tempo della Magna Grecia, in particolare alla città di Sibari, la prima vera legge che regolamenta i brevetti risale al 19 marzo 1474, contenuta all'interno dello statuto del senato della Repubblica di Venezia. L'idea fondamentale dei brevetti stessi è quella di stabilire da un lato la paternità di un'invenzione e dall'altro i diritti di sfruttamento della stessa. Il problema è che ciò non azzera le diatribe né protegge completamente gli inventori stessi, questo perché depositare e mantenere un brevetto per un certo tempo costa denaro all'inventore stesso.
Il caso più eclatante in questo senso è proprio quello del telefono: per molti anni negli Stati Uniti la co-paternità dell'invenzione ad Antonio Meucci non venne accettata, ritenendo il solo Alexander Graham Bell inventore del dispositivo. Il fatto è che Meucci non poteva permettersi di depositare un brevetto vero e proprio per via dei costi molto più alti, accontendandosi del così detto caveat, che però non prevedeva di depositare un progetto più complesso. Questo, in pratica, lasciava margine per depositare un progetto più completo a chiunque si trovasse a lavorare su un sistema simile, proprio come nel caso di Bell.

domenica 26 giugno 2011

Ritratti: Antonio Meucci

Raccontare la vita di Antonio Meucci è probabilmente facile e difficile al tempo stesso. Può essere banalmente sintetizzata con questa frase
Ha inventato molte cose ma sono stati gli altri a guadagnarci su.
Non è proprio la frase precisa, ma sostanzialmente è il senso di una delle tante cose che, durante la nostra visita, la direttrice del museo di Meucci a Staten Island(1), Michela Traetto, ci(2) ha detto.
Antonio MeucciMeucci nasce a San Frediano, quartiere di Firenze, il 13 aprile del 1808. I suoi studi sono presso l'Accademia delle Belle Arti di Firenze e inizia a lavorare prima come impiegato della dogana e poi come tecnico di scena al Teatro della Pergola.
Nel 1831 viene coinvolto nei moti rivoluzionari e per questo è costretto alla fuga a Cuba nel 1835 dove va con la moglie Ester Mochi, conosciuta proprio alla Pergola. Qui si trasferisce all'Avana dove lavora con la moglie al teatro Tacon: mentre la moglie è la direttrice dei costumisti, Meucci è il meccanico capo. Ed è proprio all'Avana, tra un meccanismo teatrale e l'altro, che Meucci inizia la sua lunga serie di invenzioni che, purtroppo, gli frutteranno ben poco: si parte con un sistema di purificazione dell'acqua interno al teatro; quindi un sistema per filtrare tè e caffè; alcune ricerche per un sistema di pietrificazione umana (!); studia poi un processo di elettrodeposizione per migliorare l'equipaggiamento militare.
E con l'elettricità inizia a giocare proprio nel periodo cubano. In effetti Meucci all'inizio non si discostava da molti dei ciarlatani della nostra epoca, ma se non lo definiamo oggi ciarlatano è semplicemente perché all'epoca non esistevano molte delle distinzioni di oggi e soprattutto non esistevano molte delle conoscenze odierne.
In particolare mi riferisco all'elettroshock, pratica che si credeva in grado di curare un po' tutte le malattie. Ed era proprio mentre stava sottoponendo un paziente (!) alla terapia dell'elettroshock che Meucci si rese conto che il campo elettrico, utilizzando un apposito mezzo di trasmissione, poteva essere utilizzato per trasportare la voce a distanza: siamo nel 1849 ed è l'inizio del telefono secondo Meucci!
I primissimi progetti vennero disegnati da Nestore Corradi nel 1856:

Nel museo di Meucci e Garibaldi a Staten Island, poi, è possibile anche dare un'occhiata ai primi prototipi di Meucci:
Il sistema inventato da Meucci e rappresentato da Corradi è una evoluzione del telefono fatto con due bicchieri (o due lattine) e una fune ben tesa che li collega e noto fin dalla seconda metà del 1600 grazie agli esperimenti di Robert Hooke(3). Il sistema di Meucci è leggermente più sofisticato perché distingue tra il bicchiere trasmettitore e il bicchiere ricevitore ma il principio di base è sostanzialmente lo stesso: quello che diciamo all'interno del bicchiere viene amplificato dal bicchiere che diventa una cassa di risonanza. Le risonanze prodotte si trasmettono all'altro bicchiere attraverso il filo che li collega, ma per una buona trasmissione del segnale il filo deve essere ben teso.