Stomachion

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lunedì 30 settembre 2024

Sentieri metropolitani

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Conoscevo Gianni Biondillo come giallista. Me lo avevano consigliato non solo perché bravo, ma anche perché quartoggiarese. Eppure Biondillo è anche e soprattutto un architetto. Ed è in questa qualità che l'ho re-incontrato tra le pagine di Sentieri metropolitani, saggio veloce, appassionante e appassionato che non solo racconta dell'omonimo progetto che ha contribuito a creare, ma che, soprattutto, è un testo squisitamente di psicogeografia, disciplina che mira a recuperare il senso storico dei luoghi che vengono generalmente vissuti in maniera distratta.
E in effetti Sentieri metropolitani ha la pretesa di spingere i cittadini (in particolare quelli della Milano di Biondillo, ma non solo loro) a diventare più consapevoli dei luoghi che li circondano, magari muovendosi a piedi tra le strade della propria città ogni volta che se ne presenta l'opportunità, cercando di osservare i palazzi, di ascoltarne i suoni, di vivere un po' di più il proprio quartiere e i (sempre più) pochi spazi pubblici.
Biondillo, per dare maggiore forza al suo ragionamento, traccia anche una linea ben precisa per esempio su ciò che è naturale, facendo osservare al lettore che spesso anche paesaggi che saremmo portati a considerare tali, in realtà sarebbero ben diversi se dietro non ci fosse l'intervento dell'uomo. Oppure racconta in maniera vivida e precisa l'effetto disumanizzante dei centri commerciali, già messo in evidenza in romanzi come Venga il tuo regno di Ballard o La grande migrazione di Kari Hotakainen. In pratica il centro commerciale diventa quasi una metafora della città moderna, comprimendola al suo interno nelle dimensioni, ma anche nel tempo, sempre più accelerato.
Riscoprire le città, quindi, la storia dei loro quartieri, capire come l'uomo è intervenuto, non già per portare avanti speculazioni migliori, ma per riprendere in mano la dimensione di cittadini attivi che mettono in primo piano le interazioni interpersonali e, perché no, uno stile di vita più slow e attento ai dettagli.

giovedì 23 gennaio 2020

Fisica quantistica: tra pop e poesia

Diciamolo subito: quello che dovrebbe essere il punto forte del libro, i versi, non solo di poesie ma anche di canzoni, risulta un po' carente all'interno del testo, anche se è sempre inserito nei momenti più opportuni. Tolto questo il poderoso testo di Leon Lederman, premio Nobel per la fisica nel 1988 grazie alle sue ricerche sui neutrini, e Christopher Hill, fisico teorico che nella sua carriera è stato anche direttore del dipartimento di fisica teorica del Fermilab, resta ad ogni modo un testo scorrevole e a tratti particolarmente godibile nonostante le 300 pagine circa, anche grazie all'inserimento di aneddoti curiosi, divertenti e poco noti.
Non mancano neanche le digressioni e i riferimenti pop, come quelli ad esempio a Star Trek, ma alla fine, a parte la gran mole di informazioni storiche che mettono in fila la storia della meccanica quantistica, restano proprio gli aneddoti sulle vite vissute dai fisici, per lo più teorici, che hanno fatto la storia di quella che può essere considerata come una vera e propria rivoluzione.
Ad esempio piuttosto curioso, ma anche decisamente scabroso, il rapporto di Erwin Shrodinger con il matematico Herman Weyl. Quest'ultimo, che ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo relativistico della meccanica quantistica, aiutava Shrodinger con i calcoli sulla sua famosa equazione, guadagnandosi così il diritto di frequentare la moglie di Erwin, Anny. D'altra parte lo stesso Schrodinger si concedeva divertimenti extraconiugali, come durante la vacanza del dicembre del 1925 che portò alla nascita della meccanica ondulatoria: in quel caso non si accompagnava alla moglie, ma a una sua vecchia fiamma. D'altra parte Schrodinger ebbe una figlia nel 1934 con Hilde March, che a sua volta era sposata con un suo collega austriaco.
Se, però, pensate che questo sia il meglio che Fisica quantistica per poeti vi possa fornire, semplicemente vi sbagliate di grosso, perché la meccanica quantistica è ancora più strana, divertente e intrigante di quanto possano mai essere i suoi scopritori, Schrodinger in testa.

sabato 23 giugno 2018

Intelligenza meccanica

Una persona fornita di carta, matita e gomma, e assoggettata a una severa disciplina è in effetti una macchina universale.
Se prendiamo questa affermazione di Alan Turing per il verso giusto arriviamo alla semplice conclusione: se un essere umano può raggiungere una macchina universale in capacità, allora una macchina universale può raggiungere un essere umano in intelligenza.
In effetti Turing in una serie di articoli e conferenze tracciò non solo le basi dell'informatica moderna, ma sostenne la possibilità di realizzare un'intelligenza artificiale. Questi testi sono raccolti in Intelligenza meccanica un libricino snello nella foliazione e curato da Gabriele Lolli ma decisamente denso di significato. Il lettore potrà trovare alcuni passaggi particolarmente complicati, ma altri ripagheranno lo sforzo di comprensione per la forza, la chiarezza e in alcuni punti l'ironia mostrata da Turing. In particolare sono interessanti le risposte alle obiezioni più note alla possibilità di realizzare il programma di Turing, presenti nel famoso Computing Machinery and Intelligence che, con il titolo di Macchine calcolatrici e intelligenza chiude il quartetto di testi turingiani sull'argomento.
Nel complesso è interessante osservare come, tolte tutte le discussioni più tecniche relative ai circuiti e al loro funzionamento logico, Turing ha di fatto posto le basi non solo per la creazione del computer, che ancora oggi è il simbolo dell'informatica moderna, ma anche per la costruzione dei robot e per il machine learning, la direzione più recente nel mondo della ricerca informatica e non solo.
Turing ci ha aperto la strada proprio con i testi raccolti in Intelligenza meccanica: vale la pena provare a leggerli, dopo tutto.