Stomachion

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martedì 23 luglio 2019

La festa di Orfeo

Per le giovani generazioni, Christopher Lee è stato il Saruman delle due trilogie di Peter Jackson Il signore degli anelli e Lo hobbit, ma la sua fortuna, l'alto attore britannico, l'ha fatta con i film dell'orrore, in particolare riportando in auge il mito cinematografico del Conte Dracula.
La sua carriera nel genere inizia con The curse of Frankenstein del 1957, arrivato in Italia quello stesso anno come La maschera di Frankenstein. Fu il primo film di una serie di quelli che possiamo considerare classici dell'horror prodotti dalla britannica Hammer Film, una casa di produzione all'epoca particolarmente dinamica che decise di dare nuova linfa vitale a un genere sull'orlo della morte. Per il ruolo del mostro il regista, Terence Fisher, sceglie Lee, affiancandogli nel ruolo del dottor Frankenstein un mostro sacro del cinema e della televisione britannica, Peter Cushing.
Così Lee racconta il suo primo incontro con Cushing:
Dalla prima volta che ci siamo incontrati sul set di The Curse of Frankenstein a Bray, Peter Cushing e io siamo stati amici. Il nostro primo, vero incontro è cominciato con me che irrompo nel suo camerino, e annuncio con petulanza: "Non ho neanche una battuta!" Lui alza lo sguardo, le labbra tirate, e dice semplicemente: "Sei fortunato. Ho letto il copione." Un commento all'insegna della sua tipica ironia. Ho scoperto subito come Peter fosse quel grande professionista che imparava non soltanto le proprie battute ma anche quelle di tutti gli altri, e in più dotato di uno humor gentile che rendeva impossibile un comportamento spocchioso a chiunque si trovasse in sua compagnia.
Cushing aveva spinto il suo agente, John Redway, a informarsi con l'obiettivo di contattare i produttori del remake del Frankenstein del 1931 diretto da James Whale, quello che consacrò Boris Karloff come indiscussa icona di riferimento per il mostro di Frankenstein. Le trattative, come sappiamo oggi, andarono in porto, permettendo a Cushing di iniziare una lunga e proficua carriere nel cinema horror.

giovedì 19 gennaio 2017

L'orrore si mette le ali

In parte attirato dalla trama, in parte dall'offerta (comprato a meno di metà prezzo di copertina), ho acquistato un romanzo che alla fine si è rivelato una interessante fonte di sorprese, nonostante non lo si possa considerare completamente originale.
L'idea di base di Riverwatch è quella del risveglio, nel mondo moderno (il romanzo è stato dato alle stampe originariamente nel 2000) di un demone imprigionato all'epoca della caccia alle streghe all'interno di una statua di pietra e che considera gli esseri umani delle prede di cui cibarsi. Il suo storico avversario, Gabriel, un essere antico quanto lui ma con le fattezze umane, è ormai vecchio, stanco e con pochi poteri e decide di lasciare il gravoso compito a un gruppo di ragazzi: Samuel, un giovane che lavora presso l'ospedale dove è ricoverato oltre che scrittore di giochi di ruolo; Katelynn, laureanda con una tesi sulla storia locale, in particolare sul personaggio di Sebastian Blake, accusato di stregoneria; e quindi Jake, piccolo imprenditore edile e, come Katelynn, amico di Sam e "cavia" per i suoi nuovi giochi prima che questi vengano mandati all'editore. Al terzetto si unisce successivamente lo sceriffo del villaggio, coinvolto nella vicenda a causa degli efferati omicidi di Moloch, risvegliato da un operaio di Jake che, per vendetta sul licenziamento subito, era penetrato nel cantiere per il restauro di una delle vecchie proprietà della famiglia Blake.
La trama, che si basa su elementi fantasy, che danno una rilettura inquietante delle leggende sulla battaglia tra angeli e demoni all'inizio del mondo che ricorda molto l'incipit di Devilman di Go Nagai, viene sviluppata da Joseph Nassise con accortezza e attenzione ai dettagli, riuscendo a coinvolgere il lettore grazie all'alternanza dei punti di vista, incluso quello del demone. Il romanzo si sviluppa tra scene splatter, introspezione psicologica, momenti di pura azione, lasciando però un pizzico di delusione quando, procedendo con la lettura, ci si rende conto che ciò che Gabriel ha da lasciare a Sam e ai suoi compagni di avventura è ben poca cosa rispetto a quanto ci si attenderebbe dalle parole che spesso utilizza.
Questo è l'unico aspetto debole, che indica come il romanzo sia uno dei primi scritti da Nassise, ma non ne inficia la godibilità e la leggibilità generale per quello che può essere considerato come un buon esempio di horror moderno statunitense.