Stomachion

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lunedì 23 gennaio 2017

La verità non è sempre un valore

La trama è intrigante. Veritas è una delle molte città della fantascienza dove un'utopia diventa realtà e si trasforma presto in distopia. Gli abitanti della città, una volta giunti alle soglie dell'adolescenza, vengono condizionati per non mentire. In questo modo tutto ciò che viene considerato menzogna genera nei veritasiani la sensazione di una scossa elettrica che attraversa il corpo. A questa società resiste un manipolo di persone che fanno della menzogna un modo per riaffermare l'umanità che il bando della menzogna ha allontanato. A questo gruppo si unisce Jack Sperry, uno dei censori di Veritas, critico d'arte il cui lavoro consiste nell'esaminare le opere d'arte e scientifiche del passato per valutarne il grado di verità. L'evento che lo spinge alla sua difficile scelta è la rarissima e incurabile malattia che colpisce il figlio a causa del morso di un coniglio.
Tranquilli. Potete ridere di ciò. Di quanto sia ridicola la causa della malattia, anche perché la prima parte de Il ribelle di Veritas è fatta esattamente per questo: ironizzare sulla società veritasiana e riderci su. D'altra parte nella seconda parte si soffre insieme con Jack e con il figlio, con i tentativi di un genitore di andare contro l'impossibile utilizzando una terapia assurda tanto quanto la stessa Veritas, una società che dietro il baluardo della verità finisce per diventare molto più alienante, disumana e ignorante delle società che l'hanno preceduta.
Tutto questo viene ottimamente amalgamato da James Morrow, in grado di gestire il registro ironico, in alcuni casi persino comico dell'idea di una società fondata sulla verità, ma anche quello drammatico negli ultimi istanti di vita del figlio di Jack. Una lettura godibile che riafferma il diritto, se non addirittura la necessità sociale della menzogna, la cui assenza rischierebbe di creare una società fondamentalmente ipocrita.

lunedì 30 maggio 2011

Gli orrori di Quetzalia

More about Gli orrori di Quetzalia In questo momento mi trovo a New York. Questo post è stato programmato in anticipo. Se posso scriverò qualcosa per raccontarvi della gita, altrimenti dovrete attendere il rientro.

Il concetto di base del romanzo è la costruzione di una società non violenta. La stessa idea era contenuta nell'ultimo pianeta presentato in Galassia che vai di Erik Frank Russell, ma mentre in questo caso la non violenza era una diretta conseguenza del rispetto della libertà di ciascun abitante di fare ciò che vuole, ne Gli orrori di Quetzalia di James Morrow la società non violenta sembra sostenersi in modo differente, attraverso cioé, la costruzione di una religione e di alcuni tabù che spingono i quetzaliani a partecipare a dei riti purificatori, che li mettono in collegamento con macchine particolari che sintetizzano il loro odio e la loro rabbia, dopo che ogni cittadino ha visualizzato le immagini di violenza con le quali vorrebbe vendicarsi di torti subiti.
Il romanzo di Morrow, però, presenta non pochi spunti interessanti che vale la pena di approfondire. Innanzitutto la religione del pianeta, lo zolmec: tutti i quetzaliani sanno che si basa non su un dio creatore del mondo, ma su una serie di racconti e di leggende. Ad esempio si onora un dio concreto, il cervello. E la festa più importante, una festa invernale che riprende il Natale, è la festa di Leggenda:
Lix cominciò a spiegare, e gli altri membri della famiglia intervennero aggiungendo dettagli e facendo digressioni.
Il ragazzo parlò di un'era remota in cui il pianeta Luta ospitava il Popolo della luce, esseri di pura energia, il più grande dei quali era Iztac. Per il Popolo della luce, la materia pura era una realttà astratta e inafferrabile al pari della coscienza pura per gli esseri umani. Ma a poco a poco, sotto l'influsso di Iztac, il Popolo della luce applicò la sua scienza e acquisì un controllo parziale del tangibile. Su Luta costruirono una grande città, una città metà di sostanza e metà di pensiero, metà di particelle e metà di onde. Una Città di luce.
Un giorno Luta parlò a Iztac, avvisandolo di un destino imminente. L'era corrente stava finendo. La materia era la verità emergente. Presto per il Popolo della luce il tempo avrebbe cessato di scorrere. Sarebbe stato esiliato in cielo, trasformandosi in stelle, mentre il pianeta sarebbe diventato il dominio delle rocce, poi dei vegetali, infine degli animali senzienti. Iztac si abbatté, all'idea di perdere la propria città.
"Posso solo offrirti una consolazione" disse Luta. "Quando verrai gettato nel cielo, cercherò di afferrarti e tenerti vicino. Poi, una volta all'anno, mentre gli esseri umani dormiranno, potrai tornare, ricostruire la tua città, e invitare la tua gente. Ancora una volta l'energia pura percorrerà i vostri viali lattei e dimorerà nei vostri palazzi di vetro. Ma entro la notte seguente la città dovrà scomparire, e voi dovrete tornare tutti in cielo.
Iztac aveva accettato, e da allora, la vigilia di Leggenda...
In ogni casa del pianeta Luta ogni famiglia costruisce una città di luce usando una sostanza collosa e trasparente, e tra i viali di questa città vengono messe delle candele, che la illuminano in modo da dare una visione di questa città di luce leggendaria.