Colgo l'occasione della mia assenza in gita a Napoli per recuperare un articolo scritto l'anno scorso. Per la maggior parte ha ancora una sua validità, a parte i riferimenti ai due volumi conclusivi, usciti un anno fa.
Quasi sin dai suoi esordi,
Batman ha avuto a che fare con il mondo dell'occulto e della magia. Le caratteristiche del personaggio, un uomo che si maschera da pipistrello per combattere il crimine, avvicinavano le storie di
Bill Finger e
Bob Kane al genere gotico. Era dunque normale che in una delle sue prime avventure, al tempo in cui
Bruce Wayne sembrava esibire una fidanzata fissa,
Julie Madison, Batman dovesse affrontare, per salvare la giovane, un castello pieno di lupi e di vampiri in
Transilvania!
Questa storia d'atmosfera venne successivamente reinterpretata da
Matt Wagner nel 2007 in una miniserie di 6 numeri raccolta in volume dalla
Planeta de Agostini,
Batman e il Monaco Pazzo, che in effetti era la seconda storia di un dittico di riadattamenti in chiave moderna di storie classiche del personaggio. A precedere
Il Monaco Pazzo fu un'altra avventura dai toni gotici, ma certo più semplice da adattare ai temi moderni, ovvero
Batman e gli Uomini Mostro. Questa, infatti, è la rielaborazione della prima sfida tra Batman e
Hugo Strange, la versione
gothamita del
Dr. Moureau: Strange, infatti, aveva il brutto vizio di trasformare le persone comuni in mostri violenti, sanguinari e senza cervello. Nella versione
wagneriana, Strange diventa uno psicologo con interessi nella genetica che resta invischiato con la mafia locale. Questa nuova versione del criminale classico
batmaniano rivaleggia certamente con quella classica, ma anche con quella che sul finire degli anni Settanta diede
Steve Englehart con l'ausilio del maestro
Marshall Rogers ai disegni. In effetti quest'ultima versione resta inarrivabile sia per crudeltà, sia per nobiltà, mentre quella che diede
Doeg Moench nelle due
Leggende,
La preda e
Terrore, entrambe disegnate da
Paul Gulacy, risulta molto più folle e meno interessante (tridimensionale, direbbero i critici bravi) di quella precedente di Finger e Kane o di quella successiva di Wagner.
Torniamo, però, ai nostri vampiri, che nella versione del 2007 diventano semplicemente dei normali esseri umani che cercano attraverso dei riti sacrificali di ottenere l'immortalità, guidati appunto dal Monaco Pazzo del titolo. A rischiare, anche nella storia di Wagner, sarà sempre Julie Madison, anche qui fidanzata di Bruce. Da notare sicuramente la razionalizzazione della storia fatta dal creatore di
Grendel, che propone una scelta ben precisa: non utilizzare elementi mistici o magici nel mondo del Cavaliere Oscuro (un po' come nella trilogia cinematografica di Nolan). Elementi che invece altri autori hanno riproposto nelle loro versioni del personaggio.
Buon ultimo in questa lista è
Grant Morrison, che nella sua lunga gestione del personaggio che precede l'attuale versione post-
Flashpoint, ha utilizzato il misticismo a piene mani. E questa scelta ben precisa dello sceneggiatore scozzese, che in effetti sembra confermare quanto già suggerito da
Dennis O'Neil nella prima
Leggenda,
Sciamano, è in qualche modo una conseguenza della seconda storia
batmaniana di Morrison:
Gothic, dramma in cinque parti uscito su
Legends e disegnato dal bravissimo
Klaus Janson. Anche in questa occasione Batman deve affrontare una specie di monaco pazzo (in effetti un frate), tale
Manfred, che, acquisita l'immortalità (nel senso che nulla può ucciderlo) per un periodo di 300 anni, sta ora cercando di portare a compimento un rito per ottenere una proroga sul
pagamento. Quello che vuole realizzare è un sacrificio multiplo, quello di tutta la popolazione di Gotham!
La storia, un gotico intenso e in alcuni passaggi addirittura claustrofobico, intorduce tra le caratteristiche del personaggio un elemento tipico, invece, di
Sandman.
Wesley Dodds, l'uomo dietro la maschera antigas, combatte infatti il crimine spinto dai suoi stessi sogni, degli incubi che lo tormentano finché non ha risolto il crimine che li ha generati. E Morrison in questo caso, come faranno altri autori in altre occasioni (ad esempio
Jeph Loeb e
Tim Sale negli speciali stagionali di
Legends), utilizza i sogni di Bruce un po' nello stesso modo, ovvero per fornire indizi sulla vicenda che si trova ad affrontare.