(da il Post)
Stomachion
Visualizzazione post con etichetta rifiuti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rifiuti. Mostra tutti i post
mercoledì 24 novembre 2010
venerdì 8 maggio 2009
La fine dei minerali metallici
Quasi tutti i limiti di sostenibilita' sono stati superati: questo e' vero per le terre destinate all'agricoltura (quindi per i cibo), il pesce che peschiamo nei mari, per le risorse energetiche (petrolio, gas, uranio), per l'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera...
Perseguendo l'idea della crescita economica (basata sulla ricerca del profitto e tenuta in vita dalla competizione tra le aziende) la nostra civilta' sta correndo sempre piu' veloce (esponenzialmente) verso un muro; questo si "vociferava" da tanto ma ora il muro e' li dietro l'angolo, lo vediamo. Lo scontro non sara' qualcosa che riguardera' le generazioni future ma noi, tra qualche anno, domani.
Ci troviamo di fronte alle piu' grandi crisi che la nostra civita' ha mai dovuto affrontare; il cancro capitalista sta intaccando gli organi vitali del sistema.
Nel grafico seguente potete vedere quanti anni rimangono prima che diversi minerali metallici (ipotizzando un ritmo produttivo del 2% annuo) finiscano:

In base al ritmo attuale il ferro finira' tra meno di 50 anni; stronzio e argento 10 anni; oro e zinco 15; piombo e cadmio 20; mercurio e rame 25.
E' facile immaginare l'impatto della fine di questi minerali per la civilta' industriale (elettrica ed elettronica ...).
(Riflessione veloce: forse questo spiega meglio la necessita' di militarizzare le discariche... le miniere del futuro...)
Un articolo approfondito lo trovate su:
http://www.hcss.nl/en/publication/1051/Metal-minerals-scarcity:-A-call-for-managed-auster.html
o anche su:
http://europe.theoildrum.com/node/5239
Perseguendo l'idea della crescita economica (basata sulla ricerca del profitto e tenuta in vita dalla competizione tra le aziende) la nostra civilta' sta correndo sempre piu' veloce (esponenzialmente) verso un muro; questo si "vociferava" da tanto ma ora il muro e' li dietro l'angolo, lo vediamo. Lo scontro non sara' qualcosa che riguardera' le generazioni future ma noi, tra qualche anno, domani.
Ci troviamo di fronte alle piu' grandi crisi che la nostra civita' ha mai dovuto affrontare; il cancro capitalista sta intaccando gli organi vitali del sistema.
Nel grafico seguente potete vedere quanti anni rimangono prima che diversi minerali metallici (ipotizzando un ritmo produttivo del 2% annuo) finiscano:

In base al ritmo attuale il ferro finira' tra meno di 50 anni; stronzio e argento 10 anni; oro e zinco 15; piombo e cadmio 20; mercurio e rame 25.
E' facile immaginare l'impatto della fine di questi minerali per la civilta' industriale (elettrica ed elettronica ...).
(Riflessione veloce: forse questo spiega meglio la necessita' di militarizzare le discariche... le miniere del futuro...)
Un articolo approfondito lo trovate su:
http://www.hcss.nl/en/publication/1051/Metal-minerals-scarcity:-A-call-for-managed-auster.html
o anche su:
http://europe.theoildrum.com/node/5239
giovedì 25 settembre 2008
Drammi di città
Questa mattina vorrei parlare di due drammi avvenuti in due città italiane.
Iniziamo innanzitutto con Cosenza: in via Aldo Moro una banda di cani ha aggredito una madre e le sue due bambine. Per fortuna, oltre alla madre sono intervenuti anche alcuni dei presenti, tra cui i vigili urbani. Immediate le proteste, che poi sembra la madre ha inoltrato via lettera al comune. D'altra parte l'assalto e l'aumento di cani randagi in città è conseguenza della situazione difficile relativa alla raccolta dei rifiuti: ricordiamo che in questi giorni la città è assediata dai cassonetti strapieni di immondizia in molte zone della città, a fronte di una raccolta che sta lentamente, forse troppo, ricominciando.
A Milano, invece, nella zona di Sesto San Giovanni, muore un ragazzino quattordicenne, un rumeno, in un incendio accidentale, a quanto sembra. L'incendio è, probabilmente, avvenuto nella zona dietro la stazione di Sesto, dove è costruito un complesso industriale ora abbandonato (non succede solo al sud!) e residenza dei rumeni della zona. Questi, ogni mattina, infagottati e carichi, si avviavano lungo le rotaie della stazione verso il paese e/o la metropolitana per cercare di sopravvivere, certo in maniera illegale, in un paese e in una società che ha sempre meno spazi vitali.
Tragedie e drammi separati dalla distanza, ma accomunati dall'incuria e dal sistema sociale, ma anche dall'esperienza personale di chi vi scrive, che fino a qualche mese fa andava a Sesto per prendere un treno che lo avrebbe portato sul luogo di lavoro.
Chicca finale, giusto per concludere in bellezza: nella giornata di ieri si è svolta la pantomima tra Maroni e La Russa con diatriba linguistica non indifferente. Secondo il ministro leghista dell'Interno, che si allinea in un certo senso con le tesi di Saviano, in Campania sta avvenendo una vera e propria guerra civile: a suo conforto ci sono i numeri delle vittime che in questi decenni sta lasciando la sfida tra i clan della camorra e tra questi e lo stato. Secondo La Russa, invece, il nostro ministro delle forze armate, c'è semplicemente una guerra tra bande. La distinzione, che diede inizio a una polemica poi rientrata, non è poi così sottile: mentre il ministro Maroni cerca di dare l'idea di una vera emergenza da affrontare, La Russa ripropone il solito attegiamento minimizzante che tanto bene ha fatto alla crescita di 'ndrangheta, camorra, mafia.
Iniziamo innanzitutto con Cosenza: in via Aldo Moro una banda di cani ha aggredito una madre e le sue due bambine. Per fortuna, oltre alla madre sono intervenuti anche alcuni dei presenti, tra cui i vigili urbani. Immediate le proteste, che poi sembra la madre ha inoltrato via lettera al comune. D'altra parte l'assalto e l'aumento di cani randagi in città è conseguenza della situazione difficile relativa alla raccolta dei rifiuti: ricordiamo che in questi giorni la città è assediata dai cassonetti strapieni di immondizia in molte zone della città, a fronte di una raccolta che sta lentamente, forse troppo, ricominciando.
A Milano, invece, nella zona di Sesto San Giovanni, muore un ragazzino quattordicenne, un rumeno, in un incendio accidentale, a quanto sembra. L'incendio è, probabilmente, avvenuto nella zona dietro la stazione di Sesto, dove è costruito un complesso industriale ora abbandonato (non succede solo al sud!) e residenza dei rumeni della zona. Questi, ogni mattina, infagottati e carichi, si avviavano lungo le rotaie della stazione verso il paese e/o la metropolitana per cercare di sopravvivere, certo in maniera illegale, in un paese e in una società che ha sempre meno spazi vitali.
Tragedie e drammi separati dalla distanza, ma accomunati dall'incuria e dal sistema sociale, ma anche dall'esperienza personale di chi vi scrive, che fino a qualche mese fa andava a Sesto per prendere un treno che lo avrebbe portato sul luogo di lavoro.
Chicca finale, giusto per concludere in bellezza: nella giornata di ieri si è svolta la pantomima tra Maroni e La Russa con diatriba linguistica non indifferente. Secondo il ministro leghista dell'Interno, che si allinea in un certo senso con le tesi di Saviano, in Campania sta avvenendo una vera e propria guerra civile: a suo conforto ci sono i numeri delle vittime che in questi decenni sta lasciando la sfida tra i clan della camorra e tra questi e lo stato. Secondo La Russa, invece, il nostro ministro delle forze armate, c'è semplicemente una guerra tra bande. La distinzione, che diede inizio a una polemica poi rientrata, non è poi così sottile: mentre il ministro Maroni cerca di dare l'idea di una vera emergenza da affrontare, La Russa ripropone il solito attegiamento minimizzante che tanto bene ha fatto alla crescita di 'ndrangheta, camorra, mafia.
venerdì 8 febbraio 2008
Ogni spazzatura è bella a mamma sua!
Mentre inserivo sul nuovo archivio il vecchio post dell'emergenza spazzatura a Cosenza di qualche anno fa, scopro leggendo un post di Decidiamo Insieme una splendida immagine pubblicitaria:

Il resto del post è a dir poco allucinante...
Penso che a Cosenza l'abbiamo scampata bella (almeno per ora)!
(La foto pubblicata da Repubblica)
Il resto del post è a dir poco allucinante...
Penso che a Cosenza l'abbiamo scampata bella (almeno per ora)!
(La foto pubblicata da Repubblica)
domenica 25 gennaio 2004
Sotto scorta
Il comune di Cosenza ha deciso di togliere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti alla Vallecrati e quindi assegnarla, provvisoriamente, a due società di Crotone (Salvaguardia ambientale e Sovreco). I lavoratori di Vallecrati al momento sono preoccupati di perdere il loro posto di lavoro, ma mentre si supera l'emergenza spazzatura creatasi in città, il comune si riunirà con la società licenziata e con le due subentranti per gestire al meglio anche questa situazione.
Speriamo...
(nel frattempo la raccolta della spazzatura avviene sotto scorta)
Speriamo...
(nel frattempo la raccolta della spazzatura avviene sotto scorta)
mercoledì 21 gennaio 2004
La spazzatura cerca casa!
Quanto segue è una nota del comune di Cosenza sulla questione Valle Crati, il consorzio che ha in possesso l'appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Dopo molti sciperi su inadempienze economiche varie, i dipendenti della ditta minacciano l'ennesimo scipero per indurre il comune a selezionare un nuovo sito per la raccolta, dopo la chiusura di quello di Via Popilia.
La nota, apparsa anche sulle pagine della cronaca locale della Gazzetta del Sud, semplicemente dice:
“La fase di criticità che si è aperta sul fronte dello smaltimento dei rifiuti dopo la chiusura del deposito di via Popilia non dipende dal Comune bensì dal Consorzio Vallecrati, che non ha saputo attrezzarsi per tempo nonostante i ripetuti solleciti ricevuti nel corso di mesi”.
L’Amministrazione comunale interviene con una nota per chiarire i termini della questione e soprattutto per informare i cittadini in merito alle reali responsabilità, che da qualche parte vengono rappresentate in maniera strumentalmente confusa.
“Il Comune non aveva alcun obbligo di individuare una nuova stazione di trasferimento, adempimento cui invece era tenuto il Consorzio.
Né, tanto meno, si poteva protrarre l’apertura della stazione di trasferimento di via Popilia, una bruttura che offendeva i residenti e tutti i cittadini che ci tengono ad avere una città vivibile. Potremo ora pensare alle opportune opere di riqualificazione della zona.
Il Consorzio Vallecrati conosceva bene la situazione e sapeva che all’adempimento si sarebbe dovuto provvedere già da due anni. Il sindaco anche nell’ultima comunicazione del 7 gennaio ricordava le continue assicurazioni ricevute in merito all’utilizzo dell’area di Coda di Volpe e l’improrogabile scadenza del 15 gennaio, fissata dal Commissario per l’emergenza ambientale, per la chiusura di via Popilia.
Tutto ciò nonostante, il Consorzio si è lasciato cogliere impreparato ed oggi testimonia una volta di più di essere inadeguato a garantire attraverso la SpA il servizio da svolgere.
L’Amministrazione comunale, mentre stigmatizza questa ennesima dimostrazione di inefficienza, si rammarica con i cittadini per i disagi ed assicura che sarà vigile affinchè i disservizi non raggiungano livelli di guardia.”
Indipendentemente dal fatto che il comune ha o meno ragione in questo caso, c'è da notare che solo Cisl e Uil sono unite in questa ennesima battaglia, mentre la Cgil ancora non ha deciso. Ci si può, legittimamente, chiedere: se questo importante sindacato non aderisce, si deve arguire che il Comune di Cosenza ha ragione? E se ha torto, la Cgil si mobiliterà nei prossimi giorni?
Ultima domanda cattiva: e se l'amministrazione fosse stata di centrodestra, cosa avrebbe fatto questo importante sindacato? Spero lo stesso comportamento che sta tenendo in questi giorni.
La nota, apparsa anche sulle pagine della cronaca locale della Gazzetta del Sud, semplicemente dice:
“La fase di criticità che si è aperta sul fronte dello smaltimento dei rifiuti dopo la chiusura del deposito di via Popilia non dipende dal Comune bensì dal Consorzio Vallecrati, che non ha saputo attrezzarsi per tempo nonostante i ripetuti solleciti ricevuti nel corso di mesi”.
L’Amministrazione comunale interviene con una nota per chiarire i termini della questione e soprattutto per informare i cittadini in merito alle reali responsabilità, che da qualche parte vengono rappresentate in maniera strumentalmente confusa.
“Il Comune non aveva alcun obbligo di individuare una nuova stazione di trasferimento, adempimento cui invece era tenuto il Consorzio.
Né, tanto meno, si poteva protrarre l’apertura della stazione di trasferimento di via Popilia, una bruttura che offendeva i residenti e tutti i cittadini che ci tengono ad avere una città vivibile. Potremo ora pensare alle opportune opere di riqualificazione della zona.
Il Consorzio Vallecrati conosceva bene la situazione e sapeva che all’adempimento si sarebbe dovuto provvedere già da due anni. Il sindaco anche nell’ultima comunicazione del 7 gennaio ricordava le continue assicurazioni ricevute in merito all’utilizzo dell’area di Coda di Volpe e l’improrogabile scadenza del 15 gennaio, fissata dal Commissario per l’emergenza ambientale, per la chiusura di via Popilia.
Tutto ciò nonostante, il Consorzio si è lasciato cogliere impreparato ed oggi testimonia una volta di più di essere inadeguato a garantire attraverso la SpA il servizio da svolgere.
L’Amministrazione comunale, mentre stigmatizza questa ennesima dimostrazione di inefficienza, si rammarica con i cittadini per i disagi ed assicura che sarà vigile affinchè i disservizi non raggiungano livelli di guardia.”
Indipendentemente dal fatto che il comune ha o meno ragione in questo caso, c'è da notare che solo Cisl e Uil sono unite in questa ennesima battaglia, mentre la Cgil ancora non ha deciso. Ci si può, legittimamente, chiedere: se questo importante sindacato non aderisce, si deve arguire che il Comune di Cosenza ha ragione? E se ha torto, la Cgil si mobiliterà nei prossimi giorni?
Ultima domanda cattiva: e se l'amministrazione fosse stata di centrodestra, cosa avrebbe fatto questo importante sindacato? Spero lo stesso comportamento che sta tenendo in questi giorni.
mercoledì 10 dicembre 2003
Puliti dentro...
In una delle ultime puntate di Report, la trasmissione di servizi giornalistici di RaiTre, si parlò di riforma delle pensioni e tra i vari interventi uno in particolare mi colpì. In sintesi la sua posizione era: all'estero (Francia, Germania, Svizzera, ...) i cittadini avevano più a cuore la pulizia delle strade, piuttosto che quella delle loro abitazioni, al contrario che in Italia, dove le case sono pulitissime, mentre le strade no! La sua idea era quindi quella che, prima ancora che le pensioni, bisognava riformare la coscienza civica degli italiani.
L'idea, forse difficile da attuare sugli adulti, ma non tanto complessa intorducendo seriamente l'educazione civica nelle scuole, è certamente buona, soprattutto considerando quanto ho visto io stesso oggi pomeriggio, in attesa del bus: gli spazzini stavano pulendo le corsie di attesa, e la loro meritoria opera era quella di scegliere accuratamente le cartacce e quant'altro meritasse di finire tra l'immondizia, lasciando, però, ancora alcune cartacce a terra, preferibilmente quelle più restie ad abbandonare il duro asfalto. Certo è difficile prenderle, e non si può pretendere di farlo utilizzando le mani, soprattutto quando non sono protette dai guanti usa e getta, ma bisogna anche considerare che ciò che è rimasto a terra, era già a terra il giorno prima, e forse il giorno prima, e forse...
Cerchiamo di fare ognuno il nostro dovere e forse si potrà risparmiare abbastanza per avere una vita migliore.
L'idea, forse difficile da attuare sugli adulti, ma non tanto complessa intorducendo seriamente l'educazione civica nelle scuole, è certamente buona, soprattutto considerando quanto ho visto io stesso oggi pomeriggio, in attesa del bus: gli spazzini stavano pulendo le corsie di attesa, e la loro meritoria opera era quella di scegliere accuratamente le cartacce e quant'altro meritasse di finire tra l'immondizia, lasciando, però, ancora alcune cartacce a terra, preferibilmente quelle più restie ad abbandonare il duro asfalto. Certo è difficile prenderle, e non si può pretendere di farlo utilizzando le mani, soprattutto quando non sono protette dai guanti usa e getta, ma bisogna anche considerare che ciò che è rimasto a terra, era già a terra il giorno prima, e forse il giorno prima, e forse...
Cerchiamo di fare ognuno il nostro dovere e forse si potrà risparmiare abbastanza per avere una vita migliore.
lunedì 24 novembre 2003
L'elemento umano
La cosa è passata un pò sotto silenzio. Oggi cerco di fare ammenda.
E' bello leggere che i nostri governanti hanno il coraggio delle loro azioni. Soprattutto quando queste sono di interrare delle scorie radioattive (ma noi dove le produciamo? Se non erro non abbiamo centrali nucleari, in Italia. O no?) a quattro passi da un centro abitato (Scanzano Jonico, in Basilicata). Gli abitanti del posto, giustamente indignati, hanno iniziato una protesta, forse dai toni eccessivi, ma vista la situazione forse l'unico modo per far sentire la propria voce e, quanto meno, per ottenere chiarimenti e mettere il "becco" in una faccenda che li interessa da vicino.
Non voglio certo discutere sulla correttezza e la giustezza delle conclusioni degli esperti che hanno esaminato i luoghi possibili per l'interramento delle scorie, ma certo mi sembra che abbiano lavorato più come macchine, che come esseri umani, considerando che hanno, a quanto sembra, ignorato l'elemento umano, che mediamente mal sopporta di dover vivere a pochi passi di un potenziale pericolo, per quanto questo possa essere altamente poco probabile.
Penso che la certezza non ci sia in niente, ma perché bisogna stuzzicare il can che dorme?
Siamo contrari alla decisione di collocare a Scanzano Jonico il sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive, perché:
· il sito è vicino a tre grandi dighe che supportano il sistema idrico di Basilicata e Puglia, fra le quali la più grande diga in terra battuta d'Europa, che ha una capacità di massimo invaso di oltre 450 milioni di metri cubi di acqua;
· il sito è vicino al mare, in una zona fortemente segnata dal fenomeno dell'erosione della costa;
· la Basilicata è una delle regioni italiane a maggior rischio sismico;
· mancano, per ammissione degli stessi promotori dell'iniziative, studi approfonditi sul sito e sull'area circostante, studi che in analoghe situazioni ed in altri paesi del mondo hanno richiesto diversi anni di approfondimenti;
· la decisione del governo è stata assunta in assenza di un confronto con la Regione e le altre istituzioni del territorio;
· l'area è collocata in una zona dalla valenza naturalistica e storico-archeologica;
· l'agricoltura e il turismo sono fortemente sviluppati.
Per queste ragioni chiediamo la revoca del provvedimento
Il sito della regione ha iniziato una raccolta firme...
Chi vuole può contribuire anche così.
E' bello leggere che i nostri governanti hanno il coraggio delle loro azioni. Soprattutto quando queste sono di interrare delle scorie radioattive (ma noi dove le produciamo? Se non erro non abbiamo centrali nucleari, in Italia. O no?) a quattro passi da un centro abitato (Scanzano Jonico, in Basilicata). Gli abitanti del posto, giustamente indignati, hanno iniziato una protesta, forse dai toni eccessivi, ma vista la situazione forse l'unico modo per far sentire la propria voce e, quanto meno, per ottenere chiarimenti e mettere il "becco" in una faccenda che li interessa da vicino.
Non voglio certo discutere sulla correttezza e la giustezza delle conclusioni degli esperti che hanno esaminato i luoghi possibili per l'interramento delle scorie, ma certo mi sembra che abbiano lavorato più come macchine, che come esseri umani, considerando che hanno, a quanto sembra, ignorato l'elemento umano, che mediamente mal sopporta di dover vivere a pochi passi di un potenziale pericolo, per quanto questo possa essere altamente poco probabile.
Penso che la certezza non ci sia in niente, ma perché bisogna stuzzicare il can che dorme?
Siamo contrari alla decisione di collocare a Scanzano Jonico il sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive, perché:
· il sito è vicino a tre grandi dighe che supportano il sistema idrico di Basilicata e Puglia, fra le quali la più grande diga in terra battuta d'Europa, che ha una capacità di massimo invaso di oltre 450 milioni di metri cubi di acqua;
· il sito è vicino al mare, in una zona fortemente segnata dal fenomeno dell'erosione della costa;
· la Basilicata è una delle regioni italiane a maggior rischio sismico;
· mancano, per ammissione degli stessi promotori dell'iniziative, studi approfonditi sul sito e sull'area circostante, studi che in analoghe situazioni ed in altri paesi del mondo hanno richiesto diversi anni di approfondimenti;
· la decisione del governo è stata assunta in assenza di un confronto con la Regione e le altre istituzioni del territorio;
· l'area è collocata in una zona dalla valenza naturalistica e storico-archeologica;
· l'agricoltura e il turismo sono fortemente sviluppati.
Per queste ragioni chiediamo la revoca del provvedimento
Il sito della regione ha iniziato una raccolta firme...
Chi vuole può contribuire anche così.
Iscriviti a:
Post (Atom)