Stomachion

giovedì 8 novembre 2012

La prima notte dei vampiri

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La raccolta vampirica curata dall'Einaudi contiene alcuni piccoli capolavori nella letteratura di genere, a partire da Il vampiro di Polidori, il racconto considerato l'iniziatore della tradizione letteraria che oggi vede come punta di vendite la saga di Twilight. Una delle cose che colpisce di più in una raccolta di questo genere (un po' come l'identico e più corposo progetto della Newton Compton, Storie di vampiri) è la flessibilità del mito così come viene raccontato dagli autori. Si spazia dal classico racconto dell'orrore o fantastico, racconti come L'amante cadavere o La famiglia dei vurdalak, a racconti un po' più romantici, contenenti già gli elementi che poi faranno il successo delle saghe moderne, come La bella vampirizzata o la mitica Carmilla, senza contare una interpretazione estremamente razionale che distrugge, per certi versi, il mito come Il vampiro del Sussex, racconto di Conan Doyle all'interno della fortunata saga di Holmes.
Un altro aspetto però assolutamente interessante e forse altrettanto caro a chi vi scrive è come la letteratura vampirica si sia calata perfettamente all'interno della quotidianità diventando, forse più del resto della letteratura dell'orrore (Lovecraft a parte), un modo assolutamente alternativo alla letteratura seria per raccontare i dubbi e le paure della gente comune. Esempi di questa idea sono sicuramente L'horla di Guy de Maupassant, Un vampiro di Capuana e Aylmer Vance e il vampiro degli Askew. In tutti e tre i racconti viene citata la scienza, che sta diventando sempre più un argomento importante di discussione. In particolare L'horla propone una serie di considerazioni politiche interessanti, al limite dell'anti-democratico ma certamente molto poco ipocrite. Vedi per esempio la citazione pubblicata nel post Festa della Repubblica, oppure questo scambio di battute che apparentemente sembrerebbe ispirato da Shakespeare, ma che in effetti mostra una certa attenzione ai progressi scientifici dell'epoca, con gli scienziati che iniziavano ad occuparsi di cose sempre più piccole e invisibili, come l'elettricità:
Io ripresi: - Se esistessero sulla terra degli esseri diversi da noi, come potremmo non conoscerli dopo tanto tempo? Come potremmo non averli visti dopo tanto tempo, né voi né io?
Egli rispose: - Ma vediamo noi forse la centomillesima parte di ciò che esiste? Guardate, ecco il vento, la più grande forza della natura, che rovescia gli uomini, abbatte gli edifici, sradica le piante, solleva il mare in montagne d'acqua, distrugge le rocce e getta contro gli scogli i grandi bastimenti, il vento che uccide, sibila, geme, muggisce... l'avete forse visto, e potete vederlo? Eppure esiste.
In un certo senso, per molti degli scrittori nella raccolta, i vampiri rappresentano il mistero e la paura dell'ignoto da una parte, o la superstizione che può essere combattuta con la ragione dall'altra. Non a caso è uno scienziato, Van Helsing, che combatte e sconfigge il Conte Dracula nel romanzo di Stoker, consegnando così al romanzo e alla letteratura vampirica in genere una chiave di lettura interessante e forse molto poco esplorata sotto la patina dell'orrore e del gotico classici.
E' interessante, comunque, notare come il vampirismo stia diventando in effetti una malattia psichiatrica riconosciuta: il primo a discuterne in questi termini è stato Herschel Prins nel 1985, mentre nel 1992 è Richard Noll a coniare il termine di sindrome di Renfield.
Renfield, come sa chiunque abbia letto il romanzo di Stoker o visto un qualsiasi film da esso tratto, è un folle che mangia esseri viventi (prima mosche, poi ragni e poi uccelli) per catturare e accumulare in se la loro forza vitale, facilmente controllato dai poteri mentali del Conte Dracula.
La malattia, che come molti disturbi psichici ha origine nell'infanzia, sembrerebbe passare attraverso tre stadi di cui solo l'ultimo è il vampirismo propriamente detto. Secondo il dettagliato schema pubblicato su Renfield's Syndrome: A Psychiatric Illness Drawn from Bram Stoker's Dracula, non tutti i serial killer identificati come vampiri dai giornali soffrono realmente di questa sindrome particolare, come ad esempio Richard Trenton Chase, che sembra abbia ripetutamente chiesto sangue fresco durante il suo soggiorno in carcere.
Concludo, però, con quella che spero possa essere una vignetta divertente:

mercoledì 7 novembre 2012

Guardare attraverso uno schermo opaco

Sono orgoglioso di pubblicare un articolo di approfondimento che ha per protagonista un amico di Wikipedia come Jacopo Bertolotti, che ha finalmente avuto l'onore di vedere un suo articolo, dove è primo autore, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Nature".
Ammetto di aver ricevuto questo articolo, che ha anche avuto l'onore della copertina del numero, da un paio di settimane circa, quindi spero di aver reso un buon servizio a Jacopo e a tutti i suoi colleghi.


Recentemente mi è stato chiesto come mai il vetro è trasparente mentre altri materiali non lo sono. La sua trasparenza è sostanzialmente dovuta all'interazione tra gli elettroni del vetro e la luce incidente, e quindi discende dall'interazione tra i fotoni (o le radiazioni elettromagnetiche) e la materia. Un fotone, quando colpisce la materia, può essere assorbito, riflesso o continuare il suo cammino senza subire alcuna modifica. Questi differenti comportamenti sono dovuti ai livelli energetici occupati dagli elettroni degli atomi che costituiscono la materia con cui interagisce il fotone, in particolare dalla differenza di energia tra questi livelli. Sappiamo, grazie all'effetto fotoelettrico e alla spiegazione che ne ha dato Einstein, che gli elettroni vengono eccitati, ovvero acquistano energia grazie ai fotoni incidenti solo se l'energia di questi fotoni è uguale (o superiore) all'energia necessaria per saltare a uno dei livelli successivi. Questo vuol dire che se la luce non eccita gli elettroni del materiale, questo è trasparente al suo passaggio, proprio come avviene nel vetro: la luce visibile, infatti, non ha energia sufficiente per eccitare gli elettroni del vetro, che risulta quindi trasparente al suo passaggio, nonostante i raggi di luce vengano comunque riflessi.
Se prendiamo una lastra di vetro, dunque, e la facciamo colpire da luce proveniente da una sua estremità, una parte dei raggi verrà riflessa e quindi rilevata da un dispositivo (come il nostro occhio) posto ad esempio all'estremità opposta. Non tutti i raggi riflessi, però, percorreranno un cammino lungo uguale e quindi non tutti i raggi raggiungeranno nello stesso tempo l'occhio.
Qualcosa del genere avviene anche quando la luce attraversa i vetri delle nostre finestre: i raggi di luce non viaggiano tutti alla stessa velocità.
Per permettere a tutti i raggi di luce di raggiungere il punto di rilevazione contemporaneamente si può costruire una struttura che va via via assottigliandosi man mano che ci si avvicina alle estremità, ovvero si costruisce una lente.
Uno dei modi per utilizzare una lente è ad esempio per l'ingrandimento degli oggetti, però non tutti gli ingrandimenti possono essere fatti utilizzando delle lenti che sfruttano la luce visibile. Se infatti abbiamo oggetti che si trovano a una scala inferiore ai 200 nm, le usuali lenti ottiche non sono in grado di risolverne i dettagli. A meno di non costruire una lente HIRES(1) (High Index Resolution Enhancement by Scattering). Questa lente, sviluppata dal gruppo di van Putten e Bertolotti (il nostro Jacopo!) è costituita:
(...) of a homogeneous slab of high-index material on top of a strongly disordered scattering layer. The disordered layer breaks the translational invariance of the interface, which enables incident light to be coupled to all propagating angles inside the highrefractive-index material as shown in figure.
Yet multiple scattering also scrambles the wavefront creating a speckle-like pattern on the object plane that itself cannot be used for imaging. Therefore we manipulate the incident wavefront in order to force constructive interference of the scattered light at a position in the object plane of our HIRES-lens.(1)

martedì 6 novembre 2012

Quando ho sentito l'astronomo istruito

Quando ho sentito l'astronomo istruito,
Quando le prove, le figure, erano disposte in colonne di fronte a me,
Quando ho visto i grafici e i diagrammi, per aggiungerli, dividerli e misurarli,
Quando io, seduto, ho sentito l'astronomo nella stanza dove ha insegnato tra gli applausi,
Quanto inesplicabilmente presto sono diventato stanco e sofferente,
Fino a che alzatomi e scivolato via non ho iniziato a vagare da solo,
Nella mistica umida aria notturna, e di tanto in tanto,
Guardavo in perfetto silenzio verso le stelle.

(mia traduzione di When I heard the learn'd astronomer di Walt Whitman; vignetta tratta da zen pencils)

lunedì 5 novembre 2012

Una cena a Lucca

Concludiamo il racconto lucchese con quel che è successo dopo l'incontro delle 14. Primo ho girovagato un po', incontrandomi un po' per caso con Francesca e Tuono con i quali ci siamo avviati verso i padiglioni con gli stand degli editori. In particolare Tuono, persona veramente molto affabile e, come si suol dire, alla mano, mi ha indicato quello della Rizzoli dove sarebbe tornato più tardi per le firme dei volumi. Ovviamente me ne sono accaparrato uno, non facendomi mancare nemmeno Topolino nella valle della morte, il volumone cartonato che ristampa due anni (se non ricordo male) di strisce quotidiane di Mickey Mouse. La serie, che dovrebbe essere l'edizione italiana della raccolta delle strip di Floyd Gottfredson della Fantagraphics, è ovviamente solo all'inizio. Non so se la proseguirò, avendo già tutta la raccolta delle storie. Vedremo.
Ad ogni buon conto mi sono fatto un giretto per qualche stand qua e là, incappando anche in un paio di curiosità: erano infatti presenti gli stand di alcuni artisti supereroistici italiani, Simone Bianchi e Gabriele Dell'Otto che ovviamente vendevano stampe, tavole originali e illustrazioni nel loro stile potente e dettagliato. In particolare la sera dell'1 novembre Bianchi era presente nel suo stand: mi ha dato immediatamente la sensazione di essere una persona simpatica e disponibile, anche se in quel momento sembrava un po' perso nel quadro che stava realizzando, un Uomo Ragno con un Wolverine in primo piano, immerso tra colori, tavolozze e pennelli. Mi dispiace non essere riuscito a fotografarlo, ma in quel momento mi era impossibile: o toglievo dalle spalle la valigia per tirare fuori la macchina fotografica con tutta la folla che si stava radunando per vederlo dipingere o utilizzavo il cellulare, opzione da scartare avendo poca batteria e dovendola preservare per mettermi d'accordo con Andrea (Plazzi) riguardo la cena di quella sera.
Arriviamo così alla serata vera e propria: prima di riunirci e avviarci verso il ristorante passiamo un attimo di fronte a uno degli hotel del centro di Lucca, posto giusto accanto ai capannoni degli stand. Da questo hotel ecco che spuntano un paio di tipi, di cui uno con un sigaro (o forse una sigaretta? ora mi sfugge) in mano e l'altro dal sorriso ampio e simpatico. Mi si presenta come Giuseppe (Plazzi, a sua volta, mi presenta come fisico e astronomo) e mi stringe forte la mano (che purtroppo ho dovuto lavare...) e poi ci consegna un cartoncino con cui pubblicizza l'uscita della versione in iPad di un suo fumetto. E lì inizio a realizzare... Rileggo il titolo del fumetto. Dell'autore. Ed ecco: ho davanti Giuseppe Palumbo! E il fumetto è Diario di un pazzo (scaricatelo da iTunes).
Se il buon giorno si vede dal mattino, in questo caso dal precena, allora la cena non potrà non essere che eccezionale, e così sarà. Il gruppo di gente che si trova a cenare in sieme è costituito da una quindicina di persone. Dei presenti conosco Giulio Giorello e, dalle chiacchiere, anche Milo Milani. Tra i ritardatari un ospite che si siederà alla mia destra, uno sceneggiatore di fumetti dalla cultura incredibile e dall'altrettanto grande modestia. Lo vedete nella foto qui sotto mentre parla con Plazzi (il posto vuoto è dove sarò seduto io):

domenica 4 novembre 2012

Lucca Comics & Science 2012: un resoconto

Dopo aver abbozzato la recensione di Enigma (non so ancora se è da considerarsi una versione definitiva), mi sembra giusto, ora che si sono sedimentate un po' le idee e che sono abbastanza lontano dalla giornata d'esordio, quella dell'1 novembre, provare a raccoglierle per raccontare le sensazioni di questa prima edizione.
Il simbolo, che spero abbiate imparato ad amare e apprezzare, non è altro che l'Einstein di Tuono Pettinato e ha in un certo senso fatto da nume tutelare per questo esordio, che a conti fatti è stato più una sorta di numero zero che non di numero uno. Infatti, nonostante Lucca Comics sia stata in pratica l'unica istituzione a concedere uno spazio alla scienza nei fumetti, gli incontri organizzati sono sembrati appena sufficienti per mostrare le potenzialità dell'evento, una creatura, ricordo, di Andrea Plazzi e Roberto Natalini.
Iniziamo, però, con una sorta di diario di viaggio: partito in mattinata (intorno alle 7:15) con Italo, il viaggio prosegue tranquillo fino a Firenze e poi da qui, su un regionale, fino a Lucca: per mia fortuna ho avuto la bella idea di salire su quest'ultimo treno con una decina e più di minuti di anticipo sulla partenza, altrimenti avrei rischiato di fare tutto il tragitto (circa 1h 30') in piedi! Il treno, infatti, nonostante il giorno di festa che poteva suggerire altre mete, si è progressivamente riempito fino all'arrivo nella splendida cittadina toscana. Lucca, infatti, è stupenda, o almeno stupendo è il suo centro storico, ed è stato dal mio punto di vista un vero peccato non essere riuscito a rimanere per un altro giorno ancora.
Visto l'arrivo del treno ad appena mezz'ora dall'inizio della conferenza, Andrea ha pensato bene di mandarmi una guida, Mattia Di Bernardo, che mi ha condotto verso la nostra meta, il Palazzo Ducale, attraverso la via più breve, permettendomi di arrivare, alla fine, giusto un minutino prima di Andrea e di Roberto.
Una volta arrivato anche il direttore di Lucca Comics, Giovanni Russo (che tra l'altro è un chimico teorico), ecco i preparativi e poi, puntualmente alle 12:00 inizia l'incontro inaugurale di Lucca Comics & Science 2012!
Il primo incontro delle 12:00 è abbastanza di presentazione: dopo un giro di pareri sul come e sul perché nasce questa iniziativa (nel dettaglio, indirettamente grazie al sottoscritto che ha fatto partecipare Andrea a un suo carnevale - come ricorda Ortolani, Plazzi è un matematico - e questo ha suggerito a Roberto prima di intervistare Andrea e poi di proporgli l'iniziativa).
Il mio intervento si è basato essenzialmente su Scienza, insegnamento e fumetti, cercando di raccontare come i fumetti possano essere utilizzati per raccontare la scienza anche in presenza di errori da parte dei cartoonist. Ovviamente ho utilizzato l'esempio presente nello stesso post, ovvero la storia Zio Paperone e il deposito sotterraneo, e lì, come ha detto dopo l'incontro Mattia, mi è partita la giugulare. L'idea dell'intervento era dunque quella di mostrare come i fumetti possano essere utilizzati proficuamente per raccontare la scienza, anche meglio di un libro divulgativo scritto da un Premio Nobel, concludevo.
Su questo mio accenno Andrea, che si è dimostrato un abilissimo moderatore, ha introdotto l'ospite illustre che sarà a Lucca Comics & Science 2013 (già: ci sarà una seconda edizione!), ovvero Cédric Villani, il matematico francese un po' dandy nel look (si autodefinisce la Lady Gaga della matematica) vincitore, nel 2010, della Medaglia Fields, il massimo premio cui un matematico può ambire, quasi l'equivalente del Premio Nobel.
Villani, che Roberto conosce personalmente, oltre ad essere un vero e proprio personaggio e un matematico di grandissimo valore (lavora sulle equazioni di Boltzman), è anche un appassionato di fumetti, in particolare di manga e quindi l'anno prossimo ci sarà sicuramente da divertirsi!

sabato 3 novembre 2012

L'enigma della vita di Turing

Francesca Riccioni è laureata in fisica e ha pensato bene di partecipare al Master in Comunicazione della Scienza della Sissa. Durante quel periodo, prima della pubblicazione della sua testi di master, Comunicare la simulazione numerica, ha anche al suo attivo un breve articolo sul Journal of Science Communication, History, science and society. Research on science in Italy in the modern and contemporary world. La vedete in questa foto scattata da una persona nel pubblico, al lato destro della foto (mentre in prima fila vedete di spalle Tuono Pettinato, in arte Andrea Paggiaro, o forse è l'inverso...)
E' anche, nel caso non lo sapeste, la scrittrice di Enigma. La strana vita di Alan Turing, romanzo a fumetti uscito nei giorni di Lucca Comics 2012 per la Rizzoli/Lizard, e ho avuto modo di fare con lei e un po' anche con Andrea un paio di chiacchiere così, senza approfondire nulla di più sul volume, trovandoli entrambi simpatici e disponibili. Ovviamente la mia copia del volume è firmata dal tonante con un bel Turing sognante disegnato nella prima pagina, giusto poco sopra il bollino della SIAE. Con Francesca invece abbiamo scambiato un paio di parole soprattutto il giorno dopo, quando in una pausa (per lei) dalle sessioni di firme e presenza nello stand della Rizzoli, l'ho incontrata all'esterno del tendone dentro cui mi stavo infilando insieme con Frieda (proprio quella di Wikipedia!) e lì ci siamo confrontati un po' e sono rimasto con questa sensazione: in fondo i fisici, fino a che non vengono coinvolti dai pensieri gerarchici della vita accademica, pensano alla scienza più o meno allo stesso modo. E questo perché ci sono alcuni dettagli nella storia di Riccioni e Pettinato che mi hanno particolarmente colpito.
Sappiamo tutti che Turing si è interessato alle più disparate curiosità scientifica, come già rilevato da David Leavitt ne L'uomo che sapeva troppo (libro che secondo me ha fatto da traccia principale a tutto il romanzo: chiederò appena possibile per conferma), ed è dunque molto difficile concentrarsi su alcuni punti cardine della vita di Alan, in particolare quelli dedicati alla ricerca, però ne esistono in particolare tre che probabilmente lo identificano in maniera completa: i numeri computabili da cui si giunge alla definizione della macchina di Turing e in una evoluzione successiva alla definizione di intelligenza artificiale; la sfida contro la macchina cifrante nazista Enigma; lo studio sull'origine dei pattern bilogici. Francesca, molto abilmente e seguendo esattamente la cronologia biografica di Turing, è riuscita a dare fluidità a questi punti cardine, che poi sono gli stessi che guarda un po' il caso ho esplorato nella mia biografia di Turing, aggiungendo però anche due forti immagini, una delle quali già presente anche nel già linkato Ritratto.
Tutto comincia da un mattoncino.
Il mattoncino incontra altri mattoncini e assieme si combinano uno accanto all'altro.
E formano le cose.
L'immagine dei mattoncini è abbastanza tipica per una visione moderna della programmazione. Ad esempio possiamo immaginare un qualsiasi framework come una collezione di mattoncini da utilizzare, mettere insieme in collegamento (più o meno diretto) per costruire oggetti più gradi che o possono fare cose o combinarsi a loro volta per costruire oggetti ancora più grandi e così via. Questa immagine, che in un certo senso semplifica il concetto di programmazione a oggetti (in effetti sto pensando a un'altro paio di immagini che potrebbero rendere il quadro ancora più completo e preciso), è importante per comprendere il modo di pensare di Turing tanto quanto la prima scena di vita reale che viene mostrata dai due autori, che segue subito dopo alle fantastiche elucubrazioni del grandissimo matematico inglese: una partita di hockey su prato. Questa partita riprende e spiega l'illustrazione della madre di Turing intitolata L'hockey, ovvero Guardar crescere le margherite (fonte immagine)

giovedì 1 novembre 2012

Gli uomini nucleari

Un ultimo contributo per la discussione di Lucca Comics & Science 2012 dedicato in particolare al bosone di Higgs e alla meccanica quantistica.
Nel mondo del fumetto l'uomo nucleare per eccellenza è il Dottor Manhattan, ideato da Alan Moore per il suo Watchmen, che più che un uomo nucleare lo definirei un entangledman o qualcosa del genere, ma ci torneremo perché in realtà vorrei iniziare questa breve rassegna con il personaggio che ufficialmente ha ispirato il dottore in blu di Moore, Capitan Atom.
Il personaggio originale, ideato da Joe Gill e Steve Ditko per la Charlton Comics, fa il suo esordio su Space Adventures #33 del marzo 1960 (la serie è in pubblico dominio, e quindi legalmente e gratuitamente scaricabile, per esempio dal Comic Book Plus) e continuerà le sue avventure in maniera più o meno regolare fino all'acquisizione da parte della DC Comics del catalogo dei personaggi Charlton, quando subito dopo Crisi sulle Terre Infinite l'editore newyorkese non decide di cambiare l'identità dietro la maschera al patriottico eroe. Il primo Capitan Atom, infatti, è Allen Adam, una sorta di superuomo della scienza che lavora per l'esercito statunitense con il grado di capitano: è accreditato di non so quante conoscenze nel campo della chimica, della fisica, della biologia, oltre ad essere anche un abile ingegnere visto che nella storia di esordio sta proprio facendo il così detto lavoro sporco per un esperimento spaziale:
Il capitano Adam, però, resta intrappolato nel missile di lancio, che ha una testata atomica, e così finirà vaporizzato nello spazio profondo:
per poi ritornare alla sua stazione militare dopo appena... tre minuti!
Il nostro eroe, fedele alla patria come mai si sono dimostrati il Dottor Manhattan o l'attuale Capitan Atom, in una dimostrazione offerta agli alti papaveri dell'esercito e della nazione mostra i suoi incredibili poteri, che vanno da un leggero controllo sulla materia (è in grado di far scomparire i propri vestiti, nonostante il costume argenteo schermante) alla capacità di volare ad altissime velocità (20000 miglia all'ora) grazie a una sorta di propulsione nucleare. Nell'avventura successiva, poi, mostra un più attento controllo sulla materia quando attraverserà le pareti di una astronave russa persa nello spazio per salvare l'astronauta del nemico (mostrando così che gli Stati Uniti sono meglio) o quando si renderà invisibile mentre riporta in Russia il razzo.
Sin da qui è evidente come il personaggio di Gill e Ditko sia fortemente connotato da due dei principali aspetti di quell'epoca: da una parte un forte nazionalismo, dovuto alla situazione di tensione per via della guerra fredda, dall'altro una grande attenzione a quella che al tempo veniva chiamata come era nucleare, dove l'energia estratta dagli atomi e/o dai nuclei (in fondo facevano un po' di confusione) era vista in maniera positiva, come la possibilità per l'umanità di entrare in un'era di progresso inarrestabile e veloce, come la prima possibilità di avvicinarsi realmente ai mondi fantastici e avveniristici descritti dagli scrittori di fantascienza.
Gli avversari (commerciali) principali di Capitan Atom, però, erano soprattutto il Doctor Solar della Gold Key, Nukla della Dell e il secondo Atom, ovvero il fisico Ray Palmer, della DC Comics. Quest'ultimo, in effetti, aveva ben poco a che spartire con i suoi avversari, visto che doveva il nome alla sua capacità di ridursi alle dimensioni atomiche, mentre Doctor Solar e Nukla erano dei personaggi decisamente molto più simili al Capitan Atom della Charlton, anche se dei tre quello che qualitativamente aveva un passo migliore anche dal punto di vista scientifico era decisamente il Doctor Solar.

Lucca Comics & Science 2012: si inizia!

Si spera che questa sia solo la prima di molte edizioni di una delle iniziative per me più interessanti nel panorama di Lucca Comics, visto che unisce la mia passione per i fumetti con quella, già un po' più professionale, per la scienza.
Come spero ormai saprete l'idea nasce da Andrea Plazzi e Roberto Natalini, il primo un matematico che ha iniziato a lavorare nel mondo del fumetto, il secondo un matematico che fa il... matematico!
Per quel che riguarda quello che vorrei fossero i miei interventi, posso già indicarvi i contributi già pubblicati su queste pagine: per l'intervento delle 12:00 pensavo di partire da Scienza, insegnamento e fumetti per poi passare a La scienza elettrica del Capitan Swing.
Nell'intervento del pomeriggio, quello delle 14:00, ho scritto un lungo articolo che verrà pubblicato pochi minuti prima (seguite anche l'etichetta lucca comics and science) sulla meccanica quantistica, la fisica nucleare e il bosone di Higgs, ovviamente utilizzando alcuni famosi personaggi dei supereroi (se siete fumettomaniaci, dovreste riuscire a immaginare chi).
Per chi vuole seguire aggiornamenti via twitter, c'è l'hashtag #luccacomicsscience2012.
Detto questo: buone letture e buon divertimento con la scienza e i fumetti!