Stomachion

mercoledì 27 marzo 2019

La ballata di Circe

"Questa verdura è stata raccolta dalle stesse persone che me l'hanno venduta. L'ho acquistata al mercato della terra. Questa verdura è stata raccolta da chissà chi. L'ho acquistata al supermercato.
Sono ugualmente made in Italy, ma spesso il made in Italy, nel mondo dell'ortofrutta, è costruito sul sudore degli immigrati clandestini piegati sui campi a raccogliere frutta e verdura.
E sono clandestini perché c'è qualcuno che ha deciso che fuggire da una guerra, per esempio, è illegale. E se ogni tanto si tiene un barcone fuori dal porto, magari carico di donne e bambini che non possono andare a lavorare nei campi, è solo per far finta che si sta facendo qualcosa per tenere i clandestini lontano dai patri confini, mettendo sotto il tappeto quelli che invece servono a raccogliere frutta e verdura.
E a poco serve chiedere il boicottaggio del made in Italy, tanto il resto del mondo ce lo compra, e comunque anche nel resto del mondo le cose non vanno poi così meglio."
Più o meno così avevo immaginato di raccontare La ballata di Circe, primo romanzo di Daniele De Michele meglio noto come Don Pasta, cuoco itinerante che tra una esibizione di cucina e musica e reportage giornalistici cerca di recuperare la cucina semplice e diretta di un tempo. Allo stesso modo è anche questo breve romanzo, che racconta di un'odissea moderna di un immigrato qualunque, con un sogno tutto suo, in fuga dal suo paese, la Turchia, a causa di una donna e che per una donna, in Italia, nel salento, avrà ancora dei problemi.
Scritto con stile leggero, quasi favolistico, scorre veloce nella lettura non solo per la sua brevità, ma anche per la capacità affabulatoria di De Michele, che ho spesso avuto modo di apprezzare durante le performace cui ho avuto la fortuna di assistere.

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