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Maghi vagabondi
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I difetti della storia vengono enfatizzati e non limitati dall'ottima prova di Roberto Marini ai disegni: la collaborazione con Venerus su WoM ha permesso al bravo disegnatore di sperimentare come capita a pochi altri con la griglia e la composizione delle vignette. Conseguenza di ciò è stata l'esplosione di un tratto in grado di risultare efficace sia nella gestione delle espressioni e delle movenze dei personaggi, sia nelle scene più spettacolari.
Vedremo come proseguirà Destino, ma visto questo esordio la sensazione è quella di essere di fronte a una delle saghe più brutte di WoM in assoluto.
Il ritorno del Papersera.
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Mentre il grosso di queste è stato assegnato a Corrado Mastantuono, già su questo numero si è cimentato con un aggiornamento della redazione del Papersera il buon Carlo Panaro, affiancato da Federico Franzò. Come al solito la storia presenta le stesse perplessità della serie ideata da Kinney: come è possibile che un giornale come il Papersera si possa reggere con una gestione dilettantesca come quella di Paperon de Paperoni? A questa risposta, ad esempio, Romano Scarpa non risponde direttamente, ma da par suo idea un nuovo giornale, Il grillo parlante, mettendolo nelle mani dell'abile fratello di Paperone, Gedeone. D'altra parte Scarpa era interessato a realizzare storie di ampio respiro, cui il Papersera, per sua stessa natura, non poteva adattarsi: Kinney, infatti, lo utilizza essenzialmente per delle classice ten pages divertenti che prendono in giro le mode e i modi dell'epoca, giusto per dare ancora maggior credito all'intuizione di Bertani sulla serie. Così in questo senso L'innesto redazionale risulta di lunghezza eccessiva rispetto all'idea portante della serie e in questo modo ne risente la caratterizzazione di Paperino e Paperoga, che oscilla tra quella tipica di pasticcioni incontenbili a quella un po' più positiva di agenti della P.I.A. o di alcune delle storie scritte da Bruno Sarda negli anni Novanta del XX secolo dei due cugini insieme con Gastone. Anche la critica ironica alla società del tempo in qualche modo manca: la festa al deposito presenta poco mordente satirico, mentre il piano della polizia per incastrare i Bassotti, per quanto questi alla fine si rivelino colpevoli, risulta poco etico e morale, ma questo fatto non viene per nulla enfatizzato.
Alla fine una storia che sì è gradevole e scorrevole alla lettura, con un soggetto tipicamente mistery alla Panaro, ma che in qualche modo tradisce lo spirito del Papersera come serie, e quindi non può soddisfare completamente.
Ci salverà la musica
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A stupire in un paio di occasioni è, invece, Mazzarello, che esibisce uno stile alla Lavoradori quando rappresenta le pitture rupestri sull'isola del chitarrone, oltre a realizzare una bellissima quadrupla per il momento in cui i paperi trovano il chitarrone, cui va aggiunto l'ottimo lavoro sulle espressioni, in particolare nella prima parte della storia.
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