Stomachion

sabato 16 novembre 2019

Vagabondare tra i miti antichi

Come abbiamo visto ieri, i cieli, a saperli leggere, ci raccontano delle belle storie che sono anche alla base di quelle che ci raccontiamo oggi attraverso libri, fumetti, cinema e televisione. E alla base di queste storie c'è, innanzitutto, il racconto orale, quello che veniva fatto intorno al fuoco nelle notti splendenti guardando le costellazioni e ricordando come gli dei interagivano con gli esseri umani nei miti e nelle leggende della Grecia Antica. Ed è proprio un moderno cantastorie il protagonista de Il dio vagabondo di Fabrizio Dori.
Eustis è un vagabondo e un gran bevitore, senza però arrivare mai a ubriacarsi, e, raccontando sempre la storia giusta per ciascuno dei suoi ascoltatori, ha un discreto successo, riuscendo a sopravvivere giorno dopo giorno senza aver bisogno di alcunché. C'è solo una cosa che gli manca: tornare nella corte del dio Dioniso. Eustis, infatti, è un satiro che, dopo essersi perso, a causa di un'offesa arrecata ad Artemide, perde gli attributi divini, ma non la sua immortalità.
Sempre preda della nostalgia del passato, Eustis inizia un viaggio insieme con un suo amico, un professore di latino in pensione, per recuperare il suo posto nella compagnia di Dioniso. E' al tempo stesso un viaggio nel mito, poiché non sono poche le versioni, anche moderne, di molte divinità e figure mitologiche, un viaggio alla ricerca di sé, come in qualunque cerca che si rispetti, un viaggio nel mondo moderno, che questi miti un po' li ha dimenticati (o quanto meno ne ha dimenticato l'essenza). E anche un viaggio nell'arte: tratti, impressioni, colori utilizzati da Dori ricordano ora l'incisore giapponese Katsushika Hokusai, ora il pittore olandese Vincent Van Gogh, che peraltro fa anche un piccolo cameo all'interno della storia, ora il pittore ceco Alfons Mucha, e chissà quanti altri me ne sono persi!
Il dio vagabondo è indubbiamente una gioia per gli occhi, ma anche dal punto di vista narrativo è un'opera ben costruita che scorre veloce fino alla fine spingendo il lettore a leggerla con gli occhi, la mente e il cuore, continuando a girare la pagina minuto dopo minuto. E' inevitabile non pensare, ad esempio, ad American gods o I figli di Anansi di Neil Gaiman con la sua reinterpretazione di molte delle divinità mondiali e in un certo senso lo stesso Eustis sembra uscire proprio da uno di questi romanzi.
Un bel fumetto in una edizione di grande formato che esalta i disegni e i colori di Dori. Per contro non mi piace molto il fatto che la Oblomov abbia deciso di non stampare sull'edizione, non solo di questo ma praticamente di tutti i suoi volumi, le informazioni sulla trama, che vanno così recuperate direttamente sul sito dell'editore. E' una scelta che sembra dire al lettore: il fumetto è una lettura d'elite, e se così è, meglio lasciare i libri sugli scaffali e leggerli direttamente in libreria (come, peraltro, ho fatto con questo volume).

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