Immergiamoci, dunque, nelle atmosfere di un numero che riserva delle chicche interessanti ben oltre il sommario delle storie presenti.
Il suono del silicio
Abbiamo già visto alcune delle proprietà del silicio, che gioca un ruolo fondamentale all'interno della storia ideata da Claudio Sciarrone. In particolare in questo terzo episodio di Foglie rosse il pezzo di silicio che Phil ha con se proveniente dal ponte quantistico che il suo popolo stava costruendo per conto degli sgharooz si attiva ogni qual volta viene suonata della musica a sua portata.E' interessante, in questo caso, osservare come negli anni scorsi sono stati comunicati i risultati di alcune ricerce che legano il comportamento del silicio con le vibrazioni: ad esempio nel 2009 un gruppo di ricerca del Caltech ha affermato di essere riuscito a costruire una microbarretta di silicio in grado di convertire la luce in vibrazioni e viceversa, mentre nel 2017 un gruppo di ricerca australiano dell'università del Queensland sembra sia riuscita a ottenere un chip al silicio in grado di ricavare energia dalle vibrazioni (oltre ad aver sviluppato un sistema per utilizzare gli algoritmi quantistici sui chip al silicio).
Indipendentemente dalle effettive verifiche sperimentali su queste ricerche (non mi sono messo a cercarle), vorrei anche osservare che i cristalli di silicio utilizzati per il ponte quantistico hanno una forma esagonale (anche se non regolare), come la struttura cristallina del carburo di silicio, un materiale ceramico composto da silicio e carbonio. Ha una durezza molto elevata, intermedia tra il corindone e il diamante, e per questo è uno dei materiali superduri. Inoltre, pur essendo molto raro sulla Terra, è molto diffuso nello spazio, dove si trova all'interno della polvere stellare che si trova intorno alle stelle ricche di carbonio. Dunque non è così strano che lontano dalla Terra sia stato possibile costruire un ponte quantistico. Torniamo alla storia vera e propria: come negli episodi precedenti, anche in questo l'azione si svolge in parallelo tra Terra e pianeta di Phil. In particolare quest'ultimo porta avanti i preparativi per salvare la Terra, tornare sul suo pianeta e fuggire con tutto il suo popolo il più lontano possibile dagli sgharooz. In tutto questo Phil cementa sempre di più il suo rapporto con Tip, Tap e il resto dei loro amici: Sciarrone riesce con abilità a raccontare un gruppo di ragazzi, apparentemente alle soglie dell'adolescenza, integrato da qualcuno che di fatto è un adulto, nonostante le fattezze. D'altra parte Phil, da buon scienziato, si mostra curioso e appassionato. Non a caso a un certo punto afferma:
Ricercare e sperimentare è nella mia natura!Il vero problema è che nel frattempo i colleghi di Phil non restano con le mani in mano: vedremo, così, se i due piani paralleli si completeranno o si metteranno vicendevolmente i bastoni tra le ruote.
Redazionali buoni come una volta
Credo di averlo già scritto anche in altre, rare occasioni. E anche questo Topolino #3338 è una di quelle rare occasioni. Uno dei primi e più evidenti cambiamenti della direzione di Alex Bertani è proprio nella qualità e nella lunghezza dei redazionali. Nell'ultimo periodo di Valentina De Poli, infatti, Topolino aveva semplificato e ridotto i redazionali che con Bertani sono tornati a lunghezze più consone, pur mantenendo una certa snellezza e piacevolezza nella lettura. In particolare questa settimana è presente un articolo dello stesso direttore, un fotoreportage dalla Giordania, un articolo sulle Grotte di Toirano di Francesca Agrati e un'intervista di Federico Taddia a Barbara Mazzolai, direttrice del Centro di Micro-biorobotica dell'Istituto Italiano di Tecnologia sui plantoidi, su cui magari in futuro potrei provare a dilungarmi un po'.
Guardia del corpo
Ovviamente ci sono anche le storie, abbastanza divertenti e veloci nella lettura. Si inizia con Bodyguard in prestito di Alessandro Sisti e Ottavio Panaro, dove Paperone chiede al nipote Paperino di interpretare la parte di sua guardia del corpo a un congresso di miliardari che si svolge in una ricca località esotica. La storia, alla fine, è una classica commediola a lieto fine con il pregio di voler sottolineare come, al giorno d'oggi, non ci si improvvisa guardaia del corpo (e più in generale qualunque altro lavoro generalmente Paperone cerca di appioppare al nipote, ovviamente sottopagandolo).Sempre intorno al deposito ruota La fortuna stregata di Gaja Arrighini con i disegni di Vitale Mangiatordi. La storia, nonostante la presenza nel soggetto di Amelia, è centrata sul rapporto conflittuale tra Paperino e Gastone. In particolare Gastone, a causa di una stregoneria di Amelia si ritrova, per qualche ora, senza fortuna, ma decide di sfruttare l'occasione per ottenere le attenzioni di Paperina fingendo di essere ancora sfortunato. La storia diventa, allora, un unico pugno allo stomaco, con Paperina che supporta Gastone, mentre per Paperino, nei fatti, non cambia nulla. Il finale rimette tutto a posto, mostrando in un'epica pagina un Paperino battagliero non appena la situazione diventa chiara.
Due parole nel finale sui disegni di Mangiatordi, che sembrano in fase evolutiva, con un tratto che in qualche modo si fa più essenziale e cartoonesco, che in alcune vignette ricorda Franco Valussi in altre Massimo De Vita.
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