Ero lì, che giravo con mia sorella per i banchi di oh bej oh bej quando vedo, all'improvviso, un nuovo inedito di Roberto Bolano, uscito dagli archivi dello scrittore cileno nel 2016 e arrivato in Italia nel 2018 grazie all'editore che ne sta portando tutta l'opera nel nostro paese, Adelphi.
Il romanzo, la cui versione ritrovata e pubblicata è del 1984, anche se la lavorazione sembra iniziata prima, è al tempo stesso compiuto e incompiuto. A farmi scrivere ciò è la struttura stessa della storia, un alternarsi tra l'intervista a un non meglio specificato scrittore di fantascienza (in effetti la sua identità un po' la si intuisce) durante la quale racconta delle surreali e fantascientifiche avventure di un soldato durante uno scenario di guerra; le lettere di un giovane aspirante scrittore di fantascienza indirizzate ad alcuni grandi scrittori del genere; la storia di quest'ultimo e di uno dei suoi amici, narrata in prima persona da quest'ultimo. Molto probabilmente, come a volte succede nei romanzi di Philip Dick, Bolano ha messo qualcosa di suo in ognuno di questi tre personaggi, sebbene sia l'ultimo quello a cui potrebbe tenere di più, essendo il protagonista di Manifesto messicano, racconto che chiude il libro e che era apparso su rivista nel 1984.
Il volume, scritto con uno stile ora diretto ora ermetico, in funzione del personaggio su cui lo scrittore si sta concentrando, si conclude con una ricca appendice fotografica dove vengono mostrate le pagine degli appunti e degli schizzi di Bolano.
Lo spirito della fantascienza, alla fine, come suggerisce il titolo, è un tentativo di catturare lo spirito del genere, ma anche degli scrittori che cercano di scriverne le storie.
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