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L'incarnazione più nota del gruppo, però, è quella che iniziò le pubblicazioni nel 1980 su The New Teen Titans #1: la nuova serie, scritta da Marv Wolfman per i disegni di George Perez, era costituita dagli originali Robin (Dick Grayson), Wonder Girl (Donna Troy), Kid Flash (Wally West), che però per età anagrafica iniziavano ad adattarsi molto poco ai loro nomi di battaglia originali, insieme con le nuove aggiunte di Beast Boy (Garfield Logan, che aveva esordito con la Doom Patrol), Starfire (la principessa aliena Koriand'r), Raven (Rachel Roth) e Cyborg (Victor Stone), questi ultimi creati da Wolfman e Perez su DC Comics Presents #26 proprio per diventare parte dei Titans.
Il supergruppo, oggi, non attira particolarmente le mie attenzioni come lettore, ma come spettatore, visto che è il protagonista di una serie dedicata, giunta alla sua seconda stagione e trasmessa su Netflix.
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La prima stagione è stata caratterizzata dall'avvicinamento dei nuovi componenti dei Titans a Dick Grayson, che ha abbandonato Batman e l'identità di Robin per entrare in polizia come detective. Il collante del gruppo è Raven, o per meglio dire una Rachel Roth in fuga dagli scagnozzi del padre e alla ricerca delle sue vere origini. Ad affiacarla in questa fuga e ricerca troviamo, oltre a Dick, anche Starfire, che ha assunto l'identità terrestre di Kory Anders, e il giovane Gar, ovvero Beast Boy. Si unirà ai quattro, all'incirca nella seconda metà della prima stagione, anche Jason Todd, il secondo Robin. La seconda stagione, che inizia con quello che potremmo definire l'ultimo episodio della prima stagione, caratterizzata dalla sfida con Trigon, il padre di Rachel, ha come filo rosso il legame malsano tra i Titans e Deathstroke, spietato assassino metaumano.
Senza nulla anticipare, questa seconda stagione di Titans è un vero e proprio percorso di ricostruzione del supereroismo in senso stretto: tutti gli eroi, sia quelli della prima incarnazione del gruppo, sia le nuove giovani aggiunte, hanno un lato oscuro da affrontare, elemento che rende sensato il legame stretto costituito con la prima stagione dall'episodio iniziale della seconda. Alla fine un po' tutti riescono a recuperare il senso originario della loro missione, superando lutti e dolori. Assume un ruolo fondamentale, non solo per Dick, la presenza di Bruce Wayne nella storia, che, come detto, viene costruita con attenzione e precisione prendendosi i giusti tempi per sviluppare i personaggi e le loro singole storie grazie alla tipica narrazione a incastri su cui Johns ha costruito buona parte della sua carriera e anche buona parte delle sue storie migliori. Una serie decisamente da vedere, e non solo per gli amanti del genere.
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