
Il fumettista canadese, sempre in veste di sceneggiatore su Adventures, propone una versione particolare dello storico avversario di Superman: sempre uno scienziato megalomane proveniente dal pianeta Colu, ma in questo caso il suo viaggio nello spazio viene apparentemente realizzato come pura coscienza. E giunge sulla Terra in questo modo, infestando la mente di un mentalista e illusionista, MIlton Fine, Lo stupefacente Bariniac, artista da circo. La presa della mente aliena di Brainiac, però, diventa così forte che Milton non può fare a meno di scatenare i suoi poteri mentali, e così Superman è costretto a intervenire. La sfida, però, è in un certo senso impari e non sarà Superman a concluderla, elemento già di per sé piuttosto inusuale. Inoltre il finale inquietante promette l'arrivo sulla Terra del Brainiac che ormai conosciamo bene, quello con l'impianto cerebrale sulla testa.

Dal punto di vista della continuity siamo di fronte a un Superman messo alle strette da Lois dopo la scoperta che lui e Clark Kent, che noi sappiamo essere la stessa persona, sono stati cresciuti insieme dai Kent. Lois, mostrando grande intelligenza, si avvicina pure alla verità della cosa, ma gli eventi precipitano a una velocità per cui la cosa risulta pressocché accantonata dalla giornalista.
Il resto della trama, invece, è una space opera di fatto ispirata alle classiche avventure del Superman silver age, personaggio potentissimo in grado persino di spostare pianeti, cosa che in qualche modo riesce a fare anche in questo speciale, pur se con l'aiuto della tecnologia aliena. A confermare l'ispirazione fumettistica c'è anche la presenza di un disegnatore ospite che ha caratterizzato con la sua lunga carriera proprio il Superman silver age, Curt Swan. Tra l'altro accostare nello stesso numero Swan a Ordway, che peraltro inchiostra quello che possiamo considerare il suo maestro, mostra la forte influenza del primo sul secondo.

Byrne, poi, ha tutta l'intenzione di mantenere una certa verosimiglianza scientifica, per cui quando gli astronauti lunari escono per recuperare Superman, sbalzato lontano dalla gigantesca astronave aliena da un misterioso campo di forza, le procedure condotte per il salvataggio sembrano piuttosto realistiche. Lo stesso Swan realizza delle tute spaziali molto simili a quelle in uso dagli astronauti statunitensi, anche se forse leggermente più snelle, mentre il rover lunare usato per recuperare Superman mantiene il design di tutti i suoi predecessori reali. La base lunare, invece, ricorda un po' la struttura modulare con cui sarebbe stata costruita la Stazione Spaziale Internazionale nel corso degli anni '90 del XX secolo.

Inoltre, per sottolineare il grande livello tecnologico, Byrne fa dire agli scienziati sulla Luna che la conca energetica che sta inglobando la Terra e la Luna non presenta alcuna fluttuazione gravitazionale, in pratica non ha massa. In fondo nella mente di Byrne quella altro non è se non energia, ma anche l'energia sarebbe in grado di generare delle deformazioni spaziotemporali come onde gravitazionali. Ovviamente all'epoca esperimenti come LIGO e VIRGO non erano ancora pronti per rilevare le onde gravitazionali, quindi non dovrebbe stupire che l'autore canadese non abbia preso in considerazione la cosa.
La storia, però, presenta alcuni elementi che lasciano un po' perplessi (e non mi riferisco al fatto che Terra e Luna tornano al loro posto senza alcuna conseguenza per il resto del Sistema Solare). Innanzitutto all'inizio sembra che gli alieni escano fuori dalle classiche striscie di Jeff Hawke, però leggendo la storia manca completamente di qualsiasi elemento ironico che non manca mai nella striscia di Sidney Jordan. Il capitano della nave aliena, poi, viene all'inizio caratterizzato come una specie di commerciante che deve procurare pianeti disabitati per produrre energia per una società aliena tecnologicamente avanzatissima. Già il fatto che non si faccia scrupoli a portare via la Terra nonostante sia abitata, lo caratterizza in maniera abbastanza forte, però, oltre all'assenza di qualunque spirito ironico nonostante la caratterizzazione grafica di Swan, a un certo punto inizia un discorso filosofico sulla vita e sulla morte che risulta piuttosto assurdo vista la caratterizzazione precedente.


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