Neanche questa settimana sono riuscito a completare la lettura di Topolino per tempo, ovvero oggi, e quindi ho deciso di pubblicare oggi invece di domani questa specie di recensione carnevalesca, arrivata forse un po' in ritardo, ma d'altra parte l'Almanacco Topolino #12 è uscito proprio nella settimana che sta finendo.
Partiamo, però, da Topolino e dalla constatazione che, a parte la copertina e il Che aria tira... di Silvia Ziche su Topolino #3509, non c'è più traccia del carnevale, come invece avveniva fino a qualche anno fa. Così per avere qualche storia con riferimenti carnevaleschi bisogna rivolgersi alle ristampe su Zio Paperone #56 con Lo scherzo di carnevale di Giorgio Ferrari e Guido Scala che porta i paperi a Viareggio per il suo famoso carnevale, oppure al già citato Almanacco Topolino #12, che è in corso di lettura. In particolare a sommario questo numero presenta Il carnevale di Topolinia, storia italiana d'apertura di Claudia Salvatori e Miquel Pujol, originariamente uscita sul #68 di Paperino Mese, quando all'epoca il mensile aveva lo stesso formato dell'Almanacco (d'altra parte, come scopriremo in una futura puntata della Collezione Disney, Paperino era, all'inizio, la continuazione del Super Alamanacco Paperino), e quindi nella sezione degli inediti ecco Il tesoro del Doge di Jan Kruse e Ben Verhagen. Partiamo da quest'ultima.
Come intuibile dal titolo, la maggior parte della vicenda si sviluppa a Venezia, in particolare nel periodo del carnevale. La storia vede protagonisti Paperino e i nipotini che sono incaricati dallo zione di ripulire e rimettere a posto un vecchio teatro per trasformarlo in un albergo. Il compito, però, si trasforma ben presto in una piccola caccia al tesoro. Devo dire che, fino a ora, è una delle storie migliori del numero (mi mancano da leggere le ultime due) subito dopo la storia d'apertura e quella di Kari Korhonen, un nuovo capitolo della serie dei Diari di Paperone. Ho anche ritrovato uno dei disegnatori che avevo scoperto grazie allo storico Zio Paperone, ma me lo ricordavo un po' più piacevole come tratto. Evidentemente la necessità di velocizzare il disegno ha spinto il disegnatore tedesco verso una sintesi che personalmente non incontra i miei gusti. Almeno non completamente.
La storia d'apertura, invece, mette in scena la classica sfida tra Pippo e Nocciola, con quest'ultima che prova a convincere il buon Pippo di essere una strega, una vera dotata di poteri magici. Ovviamente l'insuccesso è assicurato anche questa volta, ma la particolarità della storia della Salvatori è il coinvolgimento nella diatriba anche di Topolino e Minni, che insieme con Pippo vanno a far visita all'ennesimo parente strambo di Pippo, lo zio Peppo, definito da quest'ultimo come, testualmente, il più serio della famiglia. L'occasione è il ritorno dello zio nella sua vecchia casa, rimasta vuota per quarant'anni, a parte la presenza di un mostro che sospira ogni notte. Amico di chi potete solo immaginarlo!
Anche questa una storia bella e divertente in cui gli autori riescono a mescolare magistralmente le atmosfere del gotico con quelle della commedia. Una capacità rara, anche oggi a dirla tutta.
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