Stomachion

lunedì 27 febbraio 2023

Topolino #3509: In incognito

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E anche questa settimana la recensione di Topolino arriva lunga fino al lunedì non tanto per un ritardo, ma per il semplice motivo che ho concluso la sua lettura solo oggi. Se il piatto forte del numero è la storia cui molti non avrebbero dato due lire (e uso le lire fuori corso proprio perché sono fuori corso), inizierei la recensione con il secondo episodio de Il principe delle sabbie, e questo per il semplice motivo che ho anche intenzione di ammorbarvi (ma solo un poco) con qualche informazione storica!
Settimana scorsa avevamo lasciato Topolomeo e Pippocrate all'inizio del loro viaggio di scoperta dell'Egitto ellenistico della dinastia tolemaica... pardon! Topolemaica! La prima tappa del loro viaggio è il Tempio di Bastet. Quest'ultima era una delle divinità più importante del pantheon dell'Antico Egitto. Era la dea della casa, dei gatti, delle donne, della fertilità e delle nascite e infatti il suo tempio era popolato da gatti, tantissimi gatti. All'epoca, ad ogni modo, la figura di Bastet si era in qualche modo sovrapposta anche alla figura della dea greca Artemide.
Tra le sacerdotesse del tempio troviamo, poi, Bereminnice, che come abbiamo visto settimana scorsa è la versione disneyana di Berenice II, futura moglie di Tolomeo III. Sebbene non si possa essere sicuri che ciò sia successo anche nella storia così come la conosciamo, siamo però abbastanza certi grazie a una scoperta avvenuta nel 2010 che Berenice si fece costruire un tempio dedicato proprio a Bastet nella capitale del regno, Alessandria d'Egitto. Il che, ovviamente, incoraggia gli autori nella collocazione di Bereminnice come sacerdotessa di Bastet.
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A proposito della sovrapposizione tra Bereminnice e Berenice, vorrei far notare un piccolo dettaglio, una finezza che spero sia voluta dagli autori, Alex Bertani e Francesco Vacca come sceneggiatori e Giuseppe Facciotto ai disegni: Berenice II e Tolomeo III erano, infatti, cugini di primo grado, e il personaggio disneyano che interpreta il faraone, padre (presumibilmente) di Topolomeo, è Mortimer lo zio di Minni.
Arrivati a questo punto non mi resta che dire un paio di parole su come procede la storia: al momento continua a restare piuttosto gradevole, ma non riesce a coinvolgermi. La narrazione risulta eccessivamente leggera, perdendosi troppo nei momenti comici o umoristici. Lo stesso avversario della storia, tale Tutanblot (nome che lascia decisamente molto perplessi, soprattutto quel blot), non riesce a risultare sufficientemente inquietante o minaccioso. E non tanto per il lenzuolo bianco in luogo di quello nero d'ordinanza, per dirla così, ma proprio per la caratterizzazione del personaggio. La speranza è che le atmosfere possano cambiare nei prossimi episodi, ma la vedo un po' difficile. E in questo senso risulta un peccato che la saga si vada a sovrapporre con la nuova storia in cinque puntate di Bruno Enna che inizierà sul prossimo numero e che sembra già molto interessante, almeno dalle anticipazioni forniteci in questo numero.
Che, però, si apre con una storia di Marco Bosco e Giorgio Cavazzano, La palandrana rosa, prima storia di una nuova serie, I cimeli raccontano, in cui, riprendendo un po' la tradizione dei diari segreti di Paperone di ciminiana memoria, Paperone racconta episodi del passato a partire da particolari cimeli che, ovviamente, non può gettare. Si parte con il classico episodio ambientato nel Klondike, anche se non a Dawson, e già questa è una piccola novità. La storia, però, che proprio grazie a questa piccola variazione si dimostra comunque una interpretazione tutto sommato originale del passato epico di Paperone, vede nella cura dei dettagli il suo punto forte. Su tutti mi piace segnalare l'assegnazione a Paperina di un lavoro, qualcosa di simile a una ottimizzatrice di spazi, il che dimostra due cose: la prima e più evidente è che Bosco non ha per nulla finito nel suo percorso di approfondimento di Paperina e la seconda che c'è una sempre maggiore attenzione nel dare verosimiglianza ai personaggi disneyani da parte della redazione e degli autori.
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Chiudo con quella che è, per me, la storia migliore dell'albo, Le leggi del furfantismo di Roberto Gagnor e Nicola Tosolini, che è semplicemente deliziosa, divertente e, soprattutto, orginale. Abbiamo, infatti, una tipica storia paperoniana per impostazione e sviluppo, ma non con Paperone alla ricerca di un tesoro perduto, ma i Bassotti! E questi ultimi, in questa veste inedita, si rivelano efficaci e precisi proprio come i Bassotti delle origini barksiane, salvo poi perdere tutto, seguendo il perfetto adagio del chi troppo vuole nulla stringe. Sto iniziando a sperare che l'addio a OK Quack di due numeri fa non solo sia momentaneo, ma che abbia anche un ritorno grazie esattamente alla coppia di autori di questa storia: sarebbe semplicemente fantastico!
Ultima nota dolente, però, la lascio alla copertina di Francesco D'Ippolito, che promette la presenza a sommario di una storia carnevalesca che, però, non c'è. E possiamo solo immaginare quanto bella sarebbe potuta essere.

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