Ciò che mi ha spinto ad acquistare il primo tankobon di Cacciatori di cadaveri, manga di Homui Yamazaki che avrà, come già annunciato, quattro uscite, è stato proprio il soggetto della storia, così kingiano. Abbiamo, infatti, un gruppo di 4 ragazzi delle medie che intraprendono un vaggio in bicicletta seguendo i tralicci della line aelettrica giapponese alla ricerca di una loro amica scomparsa due anni prima.
La storia, che alterna momenti di leggerezza, ad altri di azione, ad altri ancora di "scoperta", sia per i lettori sia per i protagonisti, giunti al secondo tankobon si sta rivelando un'ottima storia di genere thriller in cui si inizia a intravedere un complotto che nasconde una specie di delirio collettivo molto simile a quello tipico delle sette religiose.
Se tutto sommato siamo di fronte a un manga dalla struttura classica come composizione della pagina, ma anche come tratto (anche se in diverse pagine ho la netta sensazione di una vicinanza di tratto, ma anche di composizione della scena e recitazione dei personaggi, con Eduardo Risso), Yamazaki comunque riesce ad approfondire un po' tutti i personaggi coinvolti, anche semplicemente con poche battute, come accade con i più enigmatici, oppure con un lavoro più approfondito come nel caso dei 4 giovani protagonisti della vicenda. Interessante, poi, l'uso delle tecnologie odierne, in particolare gli smartphone con tutte le implicazioni legate all'uso dei social: in questo caso il mangaka riesce a mettere ben in evidenza pregi e difetti di questi strumenti, soprattutto se messi in relazione con la particolare indagine che i 4 ragazzini stanno portando avanti, non senza pericoli.
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