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domenica 16 novembre 2025

Topolino #3651: Storie d'epoca

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Le storie che vi andrò brevemente a raccontare in questa recensione di Topolino #3651 sono tutte caratterizzate dal gettare uno sguardo in tempi passati, iniziando dal nuovo episodio di Circus, Tempi moderni di Giovanni Di Gregorio e Ivan Bigarella.
Il riferimento del titolo al classico del 1936 di Charlie Chaplin trova seguito solo nell'ambientazione della storia: una fabbrica, nel caso specifico della storia di Di Gregorio una fabbrica automobilistica, una delle prime del XX secolo, evidentemente.
La storia, infatti, ribalta completamente il senso della pellicola di Chaplin: il proprietario, infatti, ingaggia il Circo Shadow per alleggerire il lavoro dei suoi operai chiedendo agli artisti circensi di realizzare spettacoli improvvisati e improvvisi all'interno dei vari reparti in cui è suddivisa la fabbrica. Nella pellicola di Chaplin, invece, il protagonista, Charlot, viene selezionato per sperimentare un nuovo marchingegno che permette agli operai di mangiare senza lasciare il proprio posto di lavoro. Il senso di alienazione di Charlot non fa altro che aumentare, mentre un significativo scambio di battute tra due operai prima che lo spettacolo improvviso del circo irrompa tra i nastri trasportatori della catena di montaggio sembra mostrare come la vita in fabbrica sia, anzi, tutta "rose e fiori":
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Leggere una storia in cui gli operai sono felici di lavorare come schiavi non sarebbe esattamente il massimo, ma per fortuna il tema non è tanto il lavoro in fabbrica (tra l'altro magistralmente riportato sulle pagine di Topolino dalla mitica Metopolis di Francesco Artibani e Paolo Mottura) il vero tema della storia, quando un'indagine al limite dello spionaggio industriale in cui sono coinvolti, gioco-forza, i componenti del Crico Shadow.
Il titolo, comunque, non è semplicemente fine a se stesso, visto che il tema dei tempi che cambiano fa, comunque, da sfondo ai due tempi della storia, che relativamente alla trama orizzontale (o forse verticale?) aggiunge ulteriori spunti di interesse sullo sviluppo dei personaggi e delle motivazioni del circo nella loro infinita tourne, che sembra più una fuga dalle grinfie dell'oscuro Rotweil.
Il primo filosofo
Giorgio Fontana e Donald Soffritti riuniscono la coppia Newton e Pico In viaggio nella filosofia con una storia dedicata a Talete di Mileto, considerato da Aristotele come il primo filosofo greco.
Come ben raccontato da una battuta di Newton, Talete ai più farà pensare ai suoi famosi teoremi di geometria piana (ne "parleremo" a breve), ma in effetti ha anche prodotto, come tutti i pensatori dell'epoca, anche dei ragionamenti più speculativo sul mondo. Di informazioni sulla sua vita ne abbiamo poche, e infatti Fontana inseriesce nella storia solo pochi spunti, come l'episodio in cui Talete cadde in un pozzo per osservare il cielo stellato. L'episodio, tra l'altro tramandatoci da Platone e appreso da quest'ultimo dalla bocca di Socrate (insomma: di terza mano, se va bene!), mostra l'interesse di Talete per l'astronomia. Altro episodio che mostra questo interesse è quello in cui il filosofo e matematico prevede l'arrivo di un'eclissi di Sole che, secondo Erodoto, avvenne nel corso di una battaglia tra i Medi e i Lidi. C'è, però, da dire che non sono giunti fino a noi testi di astronomia di Talete, e quelli che gli si potrebbero attribuire sono dubbi già per molti degli storici della grecia antica.
L'interesse di Talete verso l'astronomia viene, poi attestato anche da come Diogene Laerzio ne ricorda la morte. Si tramanda, infatti, che Talete morì (non si sa bene a che età: probabilmente tra i 70 e i 90 anni, a seconda delle fonti) mentre stava assistendo a una gara ginnica alle Olimpiadi. Per celebrarlo, Laerzio scrisse: ormai vecchio, / dalla terra non vedeva più le stelle.
Sempre Laerzio riposta che sulla sua lapide venne scritto questo epitaffio:
Piccola tomba ma di gloria grande come il cielo
questa di Talete il sapientissimo.
Dal punto di vista filosofico, però, Talete riteneva che il "principio di tutte le cose" fosse l'acqua. E d'altra parte Newton nella storia fa un'osservazione molto vicina a quella che portò Talete alla sua conclusione:
In effetti senza acqua non c'è vita... e l'acqua è ovunque! Nei ghiacciai, nelle nuvole, nei mari, perfino nel nostro corpo... e, soprattutto, nelle mie adorate mele!
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Secondo Diogene Laerzio, che a sua volta usa come fonte Ieronimo di Rodi (sempre per continuare con le informazioni di terza mano), Talete avrebbe passato un periodo di studio presso di gli egizi, dove avrebbe appresso le basi della cosmologia e della geometria. In questo caso un aneddoto, tramandato da Plutarco, racconta come Talete, confrontando l'ombra proiettata da un paletto di legno piantato nella sabbia con l'ombra proiettata da una piramide, sia riuscito a determinare l'altezza della piramide. Questa, di fatto, è un'applicazione del famoso teorema di Talete:
un fascio di rette parallele intersecante due trasversali determina su di esse classi di segmenti direttamente proporzionali.
In pratica Talete per calcolare l'altezza della piramide, ha sfruttato il fatto che l'asse della piramide è parallelo al palo che ha piantato nella sabbia, così come risultano paralleli i raggi del Sole che hanno prodotto le ombre. A quel punto, come recita il teorema, le lunghezze delle ombre sono proporzionali secondo la stessa legge di proporzionalità che lega le altezze, e il gioco è fatto!
Esistono anche altri cinque teoremi di geometria attribuiti a Talete:
  • "Un cerchio è diviso in due parti uguali da qualunque diametro"
  • "Gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono uguali"
  • "Se due rette si incrociano, gli angoli opposti al vertice sono uguali"
  • "Due triangoli sono uguali se hanno un lato e i due angoli adiacenti uguali"
  • "Un triangolo inscritto in una semicirconferenza è rettangolo"
Secondo alcuni storici dell'antichità, l'ultimo, invece, sarebbe da attribuire a Pitagora.
Un racconto sul tamarindo
Con un articolo di accompagnamento di Antonella Murolo, Corrado Mastantuono da il via a una nuova serie con Bum Bum Ghigno protagonista, I racconti della staccionata. E si inizia con Il perché del tamarindo, in cui il buon Bum Bum racconta a due suoe clienti, che ovviamente mentre racconta mette a lavorare (dipingere la loro staccionata: e pensare che alla fine lo pagano pure!), dell'origine della bevanda al tamarindo di cui è ghiotto. Il mix di tempi differenti (guerra di secessione, vecchio west e inizio degli anni Cinquanta, quando ebbero diffusione i primi distributori automatici) rende la storia una delle tante esagerazioni del simpatico tinteggiatore. Mastantuono, che come al solito realizza una storia dinamica e ricca di gag, mescola anche, seppur in termini blandi, anche la chimica dietro la realizzazione delle bevande distribuite in queste moderne macchinette, realizzando tra l'altro anche una simpatica satira del loro successo.

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