Stomachion

domenica 27 gennaio 2019

Topolino #3296: Paperinik salva tutti

Avendo dedicato la domenica del Caffé del Cappellaio Matto a Werner Heisenberg, visto il giorno della memoria, e rinviando così a lunedì l'usuale recensione di una delle storie di Topolino (non sono riuscito a pubblicarla ieri), ho deciso che anche su DropSea la recensione del resto del numero, decisamente poco memorabile, poteva attendere qualche ora per essere scritta e pubblicata.
Questione di...Signora in Giallo!
Marco Bosco è indubbiamente un abile sceneggiatore, ma anche uno di quelli che ti fa disperare: è al tempo stesso in grado di scrivere grandi storie o altre decisamente dimenticabili. A volte riesce, però, a porsi nel mezzo, con storielle abbastanza semplici spesso ispirate, come atmosfera e svolgimento, proprio al serial che cito nel titolo di questa sezione, La signora in giallo.
Non sfugge a questa catalogazione nemmeno la storia con Paperinik protagonista, La forza perduta, che si trova a sommario come seconda del numero, nonostante la splendida copertina di Andrea Freccero dedicata al più famoso alter ego di Paperino. Quest'ultimo, dopo non essere riuscito a provare a causa del rinculo la nuova pistola congelante di Archimede Pitagorico, decide di iscriversi in palestra per rinforzare i suoi muscoli, che secondo l'inventore sono la causa del mancato collaudo. Di ritorno dalla palestra, nei panni di Paperinik per fare prima, si imbatte in un forzutissimo criminale, che lo sconfigge facilmente. Inizia, così, un'indagine neanche troppo complessa che, tra un equivoco e l'altro, porta l'eroe alla cattura del criminale con in più un piccolo bonus.
Fondamentalmente la struttura è quella del tipico giallo da televisione, con l'aggiunta degli elementi tecnologici tipici delle storie di Paperinik, ma con una chicca interessante: Bosco, infatti, riesce a sviare molto bene il lettore, non tanto con la trama (abbastanza scontato l'equivoco congegnato dallo sceneggiatore), ma con gli indizi sulla vera identità dell'avversario di Paperinik, che pur se presenti, sono decisamente ben nascosti, anche grazie a Paolo De Lorenzi, disegnatore della storia, che evita di metterli in evidenza, come invece spesso avviene proprio in vari serial giallistici.
De Lorenzi, da parte sua, pur se alla prova con una storia di impianto classico, mostra in un paio di vignette le potenzialità del suo tratto, ad esempio con la quadrupla in cui il ladro forzuto esce dalla banca o con un primissimo piano sugli occhi determinati di Paperino. Aggiungo, infine, che lo stile di De Lorenzi, per costruzione dei personaggi e gestione delle espressioni, ricorda molto Franco Valussi, che tra le molte storie che ha realizzato nella sua carriera conta la serie Alla ricerca della pietra zodiacale di Bruno Sarda, dove si è alternato ai disegni con Massimo De Vita.
Pippo o Paperoga?
Il primo dubbio che ne L'invadente ammiratrice la caratterizzazione di Pippo sia stata troppo calcata su quella di Paperoga arriva alla sesta pagina della storia, quando l'amico di Topolino scambia un nome comune, intrepido, per un nome proprio, ribadendo alla donzella che diventerà l'ammiratrice del titolo, il suo nome, Pippo. La conferma, in qualche modo, arriva poi con le battute delle due pagine successive, che alla fine rendono la storia di Roberto Moscato decisamente sconclusionata, per riprendere il nome dell'aggeggio volante con cui si apre l'avventura, lo sconclusiottero.
I disegni, invece, sono affidati a Renata Castellani, che tutto sommato compie un buon lavoro: un tratto abbastanza classico, che però viene impreziosito da alcune chicche gradevoli, come un'ottima gestione delle espressioni (su tutte a titolo di esempio un intenso primo piano di Topolino nelle fasi finali) o le due ottime pagine d'azione che costituiscono il climax di una storia che obiettivamente è dimenticabile.
All'appello manca solo la storia d'apertura, L'ambiziosa trainsoceanica, di cui leggerete domani sul Cappellaio Matto, ma nel complesso il Topolino #3296 ha un solo merito: creare con la sua mediocrità una certa attesa per l'esordio della nuova serie ideata da Marco Bosco, Il conte di Anatrham.
Un'ultima stoccata prima di lasciarvi andare: la scelta di affidare alcune copertine a Freccero si sta rivelando nel complesso controproducente, visto che sia Orgoglio e pregiudizio sia la nuova serie in costume sono introdotte da due copertine obiettivamente dimenticabili di Alessandro Perina. Forse sarebbe il caso di dare maggior fiducia al tratto carpiano di Freccero.

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