Quando ho affrontato la visione di Suspiria di Luca Guadagnino, remake dell'omonima pellicola del 1977 di Dario Argento non avevo (e al momento di scrivere queste righe non ho ancora) visto l'originale. Solo dopo la visione ho dato un'occhiata alla trama del film di Argento, rendendomi conto che le differenze di contenuti tra le due pellicole sono sufficienti da farmi dire che, probabilmente, l'approccio di Guadagnino è stato molto meno splatter di quello di Argento, nonostante il film non risparmi scene di una certa crudezza.
Ad ogni modo, non avendo visto l'originale, non mi sembra il caso di perderci più tempo, per cui passo alle impressioni che il film di Guadagnino mi ha lasciato. Intanto l'ambientazione, una compagnia di ballo, gestita da un "allegro" gruppo di streghe, tra le quali una in particolare, che vediamo solo nella sanguinosa penultima scena, tale Marcos, titolare della compagnia, ritiene di essere la così della Madre dei sospiri. D'altra parte il suo titolo viene in qualche modo messo in dubbio per tutta la pellicola, ma l'età veneranda del personaggio suggerisce che, comunque, queste streghe compiano più o meno periodicamente riti per mantenere il loro aspetto giovane o giovanile il più a lungo possibile.
Oltre alle streghe, coprotagoniste del film sono in particolare due delle ballerine della compagnia, una delle quali un nuovo acquisto proveniente dagli Stati Uniti, in fuga dalla comunità amish dove era nata. In qualche modo ciò spiega anche il rapporto quasi carnale che la ragazza ha con il ballo, che gioca un ruolo chiave all'interno della trama, poiché è intorno al ballo che vengono tessuti molti degli incanti oltre che il rito finale. In questo senso la sensazione è che il ballo abbia sostituito letteralmente i riti sessuali tipici della stregoneria e questo è in parte merito anche delle belle coreografie che sono state realizzare per il film. Inoltre ci sono non poche suggestioni provenienti da Il cigno nero, come l'ossessione affinché i passi della danza siano perfetti e l'identificazione della ballerina con la creatrice dei passi, in un percorso che la porti a svuotarsi di se stessa per essere pronta ad accogliere in sé lo spirito creativo.
Guadagnino, poi, fa una scelta narrativa molto precisa, in qualche modo lovecraftiana, che parte sin da una fotografia che ricorda molto L'esorcista, più d'atmosfera che splatter. L'orrore non viene mai completamente mostrato, almeno fino al rito finale, che è la scena dove si concentra quasi tutto lo splatter della pellicola. Il senso di paura nello spettatore viene dunque veicolato non con ciò che viene mostrato, ma soprattutto con ciò che viene suggerito, proprio come nei racconti di Lovecraft. Inoltre la pellicola riesce a mantenere desta l'attenzione per tutte le quasi due ore e mezza della sua durata, cosa abbastanza rara e nonostante il ritmo narrativo non sia da film d'azione.
Tecnicamente, poi, Guadagnino mostra una serie di soluzioni sia registiche sia di effetti speciali valide, interessanti e molto moderne, con uno stile che, personalmente, mi ha fatto pensare a registi italiani come Paolo Sorrentino e Matteo Garrone.
Nel complesso un bel film, quello che si potrebbe definire un horror d'autore, e che si spera possa essere l'inizio di una nuova serie, come lo fu il Suspiria originale.
Ultima nota conclusiva: grande prova d'attrice di Tilda Swinton, che interpreta non solo Madame Blanc e, anche se per poco, l'inquietante direttrice Marcos, ma anche il buon strizzacervelli dottor Kemplerer. Devo dire che era praticamente irriconoscibile, anche se il trucco non era così perfetto visto che mi sono accorto abbastanza facilmente che l'attore non era un ottuagenario, ma uno più giovane truccato all'uopo. Non saprei spiegarvi se siano stati gli occhi, alcune movenze in momenti particolari del film o solo la non perfezione del trucco che emergeva con alcune particolari inquadrature, ma a quanto ho capito sono stato uno dei pochi ad accorgersi di questo dettaglio, che forse è l'unico neo in una pellicola decisamente molto ben fatta.
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