Come what may, we hold our heads up to the skyI corvi sono spesso presi come esempio di animali individualisti, e forse per questo non è un caso che sono anche associati al buon Odino, ma in effetti si muovono anche loro in stormi, come ben dimostra lo splendido e inquietante Uccelli di Alfred Hitchcock, maestro del brivido in questo caso alle prese con una storia al limite del fantahorror e dell'ecofantascienza.
And know that we will never die
As long as Odin's on our side
E d'altra parte, come scriveva Giosuè Carducci in San Martino:
sta il cacciator fischiandoChe poi erano neri per via della distanza e non perché corvi la cosa ha poca importanza, ma d'altra parte vista l'atmosfera invernale della poesia è più che comprensibile pensare a quegli uccelli neri come a dei corvi.
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Ritenuto tra gli uccelli più intelligenti del pianeta, il corvo è diffuso soprattutto in Eurasia, e possiede una caratteristica che condivide con altre specie di uccelli: è monogamo. Il corvo, però, è anche protagonista di un curioso paradosso:
Il paradosso del corvo nero
Il filosofo e logico Carl Gustav Hempel, con l'obiettivo di mostrare una contraddizione da logica induttiva e intuizione propose un paradosso che coinvolgeva i corvi posto nei seguenti termini. Partiamo da questa affermazione
(1a) Tutti i corvi sono neri
Questa può essere riformulata in termini di una implicazione nel modo seguente(1b) Se qualcosa è un corvo, allora è nero
Questa affermazione risulta equivalente a(2) Se qualcosa non è nero, non è un corvo
Ogni volta che la (2) è vera, sono vere anche (1a) e (1b), o per sintesi la (1); allo stesso modo quando la (2) risulta falsa, ovvero una situazione in cui un uccello non nero è un corvo, allora anche la (1) è falsa.A questo punto, data un'affermazione generale come tutti i corvi sono neri, per induzione qualunque affermazione che si riferisce a una particolare osservazione legata alla frase generale ne diventa anche sua sua prova. Ad esempio il fatto che
(3) Il mio corvo domestico è nero
è una prova dell'ipotesi che tutti i corvi sono neri.A questo punto, se l'affermazione (1) è generale, allora potremmo ragionevolmente ritenere che anche la (2) ha carattere generale. Quindi, ad esempio, se vediamo una mela verde, possiamo osservare che
(4) Questa mela verde non è nera e non è un corvo
e, applicando lo stesso ragionamento di cui sopra, questa osservazione diventa una prova della (2), ovvero che se qualcosa non è nero, non è un corvo. D'altra parte, poiché la (2) è equivalente alla (1), allora osservare una mela verde diventa una prova del fatto che tutti i corvi sono neri. Il paradosso in questa conclusione sta nel fatto che l'osservazione di una mela ci permette di ottenere informazioni sui corvi!Non mi dilungo sui tentativi successivi di risolvere il paradosso se non per fare una piccola osservazione su una delle prime proposte, il criterio del filosofo francese Jean Nicod secondo cui solo le osservazioni sui corvi possono influenzare la veridicità o meno delle affermazioni sui corvi. La cosa interessante è, però, che in tale modo Nicod di fatto porta acqua al mulino di Hempel: basti ricordarsi un attimo del famoso tacchino di Bertrand Russell.
E personalmente continuo a concludere all'incirca come ho concluso discutendo di questo simpatico e sfortunato tacchino: un conto è l'induzione matematica, quella della dimostrazione per induzione, e un altro la logica induttiva, soprattutto quando la si applica al mondo reale che, spesso, ha un comportamento caotico che al massimo potrebbe essere descritto con metodi statistici.
Ad ogni modo la chiudo qui e vi lascio all'ascolto degli Amon Amarth:
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