Stomachion

domenica 19 gennaio 2020

Topolino #3347: Scacco matto

Si conclude Corto circuito, la nuova saga del nuovo corso di Double Duck. Nonostante tutto l'impegno profuso nei singoli episodi, la saga nel suo complesso risulta un po' deludente e, in qualche modo, un passo indietro rispetto quanto fatto da Tito Faraci nella storia precedente di DD.
Veloce, forse troppo
Internal error è, in effetti, tecnicamente buona, grazie a un paio di passaggi narrativamente interessanti: Fausto Vitaliano, infatti, mette in scena un parallelo narrativo tra i due principali rappresentanti di Actinia che inscenano una rivalità uno contro l'altro senza sapere di far parte della stessa società segreta.
Il vero e grosso difetto della storia, e alla fine anche della saga nel suo complesso, è però nel ritmo, decisamente eccessivo. L'idea di ottenere la collaborazione di Red Primorose/Kay K da parte di Paperino potrebbe anche essere buona, ma viene ottenuta in maniera eccessivamente rapida, come se il piano per "incastrarla" e così "costringerla" ad allearsi con DD fosse già preparato e non improvvisato come lascerebbe intendere la storia. Inoltre le operazioni di infitrazione delle due spie nella banca e nel canale televisivo di informazione gestiti da Actinia risultano eccessivamente rapidi e semplici, senza alcuna preparazione e di questi il piano di Paperino è quello più improvvisato e assurdo. Infine l'influenza di Rockerduck sull'Agenzia viene bellamente dimenticata, trascurando così uno degli elementi più interessanti introdotti da Faraci nella serie.
Nel complesso un'operazione superficiale, che sembra voler essere una parodia del genere spionistico senza però esserlo fino in fondo, e che vede come unica nota positiva gli ottimi disegni di Stefano Zanchi. Ora non ci resta che attendere speranzosi che il prossimo sceneggiatore di DD non sia Vitaliano.
Un salto a Marostica

La piazza degli scacchi a Marostica - via commons
Marostica è un comune veneto in provincia di Vicenza famoso per la partita a scacchi in costume realizzata nella Piazza del Castello o Piazza degli Scacchi.
Questa partita viene giocata per la prima volta nel 1954 come rievocazione storica di un'analoga partita giocata nel 1454. A quel tempo il castellano di Marostica Taddeo Parisio non riesce a scegliere il futuro marito della figlia Lionora. Il buon Taddeo si trovava con due pretendenti, Rinaldo d'Angarano e Vieri da Vallonara, e così decise di dare la figlia in sposa a quello dei due che avrebbe vinto una partita a scacchi. Per complicare un po' la faccenda Parisio decise che la partita si sarebbe svolta in piazza e che i pezzi sarebbero stati interpretati da alcuni cittadini vestiti con dei costumi che dovevano richiamare i pezzi degli scacchi. Al perdente sarebbe, però, andata in moglie la figlia maggiore del castellano, Oldrada.
La sfida venne vinta da Vieri da Vallonara che nel testo di quella prima rievocazione storica, scritto dallo scenografo e regista bolognese Mario Mirko Vucetich, era innamorato, ricambiato, della bella Lionora, a differenza del suo avversario Rinaldo.
La rievocazione, però, non fu mai fedele a quella prima partita. Il motivo è molto semplice: le mosse non vennero mai tramandate. Per cui gli organizzatori scelsero sempre alcune tra le più note partite scacchistiche, con l'unico vincolo della durata dell'evento, una ventina di minuti (quindi tra le 16 e le 20 mosse). Ed è proprio per risolvere finalmente questo annoso mistero che Pippo, anche questa volta accompagnato da Zapotec, si dirige a Marostica nell'anno 1454 nella seconda storia della serie Un salto nel passato.
Con grande intelligenza, però, Massimo Valentini introduce un elemento di disturbo: uno dei rari errori di coordinate spaziotemporali realizzato da Marlin, che spedisce i due viaggiatori nel tempo lontano da Marostica. I due, così, devono intraprendere un viaggio verso la cittadina veneta e, a un certo punto, sono costretti a separarsi. Questo, però, non impedisce allo sceneggiatore, affiancato in questa occasione dall'ottimo Emilio Urbano, di scrivere una storia ricca di gag, peraltro concetrata sulle peripezie del solo Zapotec, intento a raggiungere Marostica.
Ovviamente il mistero non è stato svelato, ma in fondo la piacevolezza della storia non sta tanto nel finale, ma proprio nella piacevolezza delle gag ideate da Valentini.
Sulle orme dei pirati
Il terzo episodio di Young Indiana si concentra sulla ricerca di un tesoro piratesco appartenuto a un avo del fondatore di Oxbridge. La ricerca, che avvicina sempre di più Indiana Pipps al lavoro per cui è noto a tutti i lettori, quello di "archeologo dell'avventura", porta a stretto contatto i due all'epoca amici Indy e Kranz e permette a Bruno Sarda di mostrare i semi non solo della passione archeologica del cugino di Pippo, ma anche delle ombre caratteriali del suo rivale, quelle che lo porteranno a diventare il suo principale avversario.
Sarda gestisce in maniera magistrale non solo i personaggi, ma anche i riferimenti alle storie precedenti, sebbene la trama orizzontale non risulta asfissiante o di impedimento per gustarsi al meglio il singolo episodio. La trama, brillante e tutto sommato ancora una volta molto simile a uno dei capolavori di Sarda, Il pendolo di Ekol, viene poi visualizzata come gli altri due episodi da Marco Palazzi, nel complesso un'ottima scelta per questa Young Indiana.
Ci sarebbe da concludere con Il cappello fortunato di Corrado Mastantuono, ma non avendo gradito molto il sottotesto del soggetto della storia, preferisco evitare di aggiungere altro.

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